Daniele D’Ercole*
Caccia all’arma del delitto
L’evoluzione dello studio sullo sparo
Tanta strada è stata percorsa da quando, nel 1925, negli Stati Uniti, Philip Gravelle inventò il microscopio comparatore, uno strumento che permise, per la prima volta, di osservare simultaneamente immagini ingrandite di impronte rilasciate su bossoli o proiettili. Tra i casi dell’epoca, che vennero risolti proprio grazie a questa innovazione tecnica, vi è la cosiddetta “strage di San Valentino” del 1929: fu lo scienziato forense Calvin Goddard a dimostrare che i proiettili rinvenuti sulla scena del crimine erano stati sparati da un’arma di uno degli uomini di Al Capone, provocando la morte di alcuni componenti di una gang rivale.
La balistica identificativa si basa sull’assunzione fondamentale che i segni rilasciati da un’arma su bossoli e proiettili siano unici e riproducibili; il primo a introdurre tale concetto di unicità fu il famoso medico legale francese Victor Balthazard nel 1913, concetto avvalorato negli anni da evidenze empiriche che ad oggi confermano l’inesistenza di due armi che rilascino