Luca Maria Pernice*
Bella e difficile
Prevenzione e gioco di squadra su tutto il territorio della provincia foggiana è la ricetta vincente per contrastare la criminalità organizzata
Terza provincia più vasta d’Italia dopo Sassari e Bolzano, quella di Foggia si estende su una superficie di oltre 7mila chilometri quadrati e comprende 61 comuni. La provincia di Foggia, detta anche “Capitanata” – da Catapano, termine con il quale si indicava il funzionario che amministrava il territorio durante l’impero bizantino – presenta una varierà di luoghi: da quelli del sub Appennino Dauno, al mare del Gargano, dalla piana del Tavoliere all’arcipelago delle Isole Tremiti. E in questa armonica bellezza e colori che opera la questura di Foggia che da qualche anno, in sinergia con le altre forze di polizia e coordinati dalla procura sta combattendo quella che ormai è stata denominata la “Quarta mafia”. Una criminalità organizzata non omogenea con caratteri distinti tra i vari territori – dal capoluogo di provincia Foggia, al Gargano, da Cerignola a San Severo – ma a volte con accordi e interessi, naturalmente illegali, comuni.
L’ex procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Federico Cafiero de Raho, ha descritto la criminalità organizzata operante sul foggiano come una “Mafia feroce, aggressiva e violenta, che usa le armi non solo per piegare le vittime di estorsione per pagare il pizzo, ma anche per contrastare gli altri clan sul territorio. La vittima deve non solo essere uccisa, ma scomparire dal ricordo della gente. La Quarta mafia è una emergenza nazionale e ha aperto una vera e propria sfida allo Stato”.
Dal 20 aprile del 2022 a guidare la questura di Foggia c’è un poliziotto preparato nella lotta alla criminalità, con esperienze di valore, anche, a Napoli e in Calabria. Ferdinando Rossi, salernitano di 57 anni, sin dal primo giorno ha fatto intendere il suo percorso a Foggia. Repressione quando serve ma, soprattutto, prevenzione e interloquire con la popolazione perché acquisti maggiore fiducia nelle forze di polizia e nella cosiddetta “Squadra Stato”. E i risultati, e non solo quelli della repressione, non sono tardati a giungere.
«Sono arrivato in una realtà, anche se molto vicina alla mia di origine, che non conoscevo – ha dichiarato il questore – Non nascondo che l’impatto non sia stato semplice, anche perché la criminalità organizzata foggiana è molto pervasiva. Ma ci siamo immediatamente messi al lavoro e posso dire che, in questo anno, abbiamo raccolto risultati operativi straordinari. Sono molto fiducioso che questo tipo di criminalità, per quanto sia particolarmente aggressiva, possa in un tempo, anche relativamente breve, non dico essere sradicata del tutto, ma ridimensionata. E anche di molto. Le attività che vengono svolte sul territorio provinciale, con le altre forze di polizia e coordinate dalle autorità giudiziarie di Foggia e Bari, sono qualitativamente importanti».
Con oltre 30 anni di servizio il questore Rossi ha esperienze in Sardegna e in Calabria in concomitanza con gli anni terribili dei sequestri di persona e poi a Napoli dove, come capo della Squadra mob