Cristiano Morabito e Antonella Fabiani
Sanremo days
Il nostri premi speciali agli artisti di Music for change, il Truck #Unavitadasocial della polizia postale per contrastare la violenza on line e il docufilm "Senza Rete" nella Città dei fiori
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asta farsi un giro tra le strade nei giorni del Festival della canzone italiana, per capire quanto quell’adagio che recita “Perché Sanremo è Sanremo” sia più che azzeccato.
In quei giorni, la cittadina ligure subisce letteralmente una vera e propria trasformazione e da luogo di vacanza e di gioco in uno dei casinò più antichi d’Italia, per una settimana cambia pelle e diventa il centro della musica del nostro Paese, l’aria cambia, gli alberghi si riempiono di turisti, di artisti e dei loro numerosi entourage; ad ogni angolo ci sono gazebo attrezzati con microfoni e amplificazione dove chiunque, con alterne fortune, può esibirsi impersonando il proprio idolo in un karaoke aperto h24; così come non è raro incontrare street bands o addirittura personaggi che, con microfono in mano e cassa sulle spalle a mò di zaino, allietano (più o meno…) il fiume di gente che si riversa in un percorso obbligato che si snoda tra le vie sanremesi e che passa da Casa Sanremo al palco in piazza Colombo, fino ad arrivare al “sancta sanctorum” della musica italiana: il teatro Ariston.
Ma se “Sanremo è Sanremo” grazie al Festival, “Sanremo non potrebbe essere Sanremo” senza una imponente macchina della sicurezza messa in campo dalla Polizia di Stato attraverso la questura di Imperia e che, in modo discreto ma capillare, fa in modo che il tutto possa svolgersi nel migliore dei modi, senza impedimenti e pericoli. E quest’anno, la ciliegina sulla torta della presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, alla serata inaugurale di Sanremo 2023, di certo ha fatto sì che i controlli fossero ancor più imponenti, ma senza impattare sul normale svolgimento del Festival; parola d’ordine: professionalità e discrezione.
Una sicurezza che non si esplicava solamente nei controlli ai vari varchi sulle vie con personale delle forze dell’ordine impegnato nei filtraggio, ma anche in una sicurezza “invisibile”, non per questo meno efficace anzi, destinata al controllo di tutta l’infrastruttura informatica fondamentale per il funzionamento e la comunicazione della kermesse canora e messa in campo dalle donne e dagli uomini del Cnaipic (il Centro nazionale anticrimine informatico per la protezione delle infrastrutture critiche), impegnati a scovare “falle” nei sistemi e a impedire attacchi dall’esterno. Non è successo nulla? I telegiornali non hanno parlato di attacchi hacker? Questa è la notizia migliore: l’apparato approntato ha funzionato al meglio.
Milioni di telespettatori alla tv, altrettanti su internet oltre alle decine di migliaia in giro per Sanremo: quale palco migliore da poter sfruttare per una settimana dalla Polizia di Stato per lanciare messaggi importanti attraverso le proprie iniziative? Ed ecco così che tra le strade della città, in punti di passaggio strategici, sono stati piazzati il Pullman Azzurro della polizia stradale e il Truck della Postale “Una vita da social”, dove ragazzi, e non solo, hanno potuto divertirsi con le varie iniziative, ma anche imparare qualcosa su educazione stradale e sicurezza sul Web.
Iniziative all’esterno, ma anche nel chiuso dei teatri sanremesi, così come è accaduto al “Centrale” dove, la mattina del martedì, che ha corrisposto con la giornata inaugurale del Festival, si è svolta la premiazione del concorso patrocinato da Poliziamoderna, Music for Change.
Emozioni, allegria e tanta musica di fronte a un pubblico di scolaresche hanno caratterizzato il giorno della premiazione Music for Change – Casa Sanremo presentata dalla conduttrice Veronica Maya. Non potevamo che essere lì anche noi per consegnare personalmente i riconoscimenti ai due artisti selezionati nella 13ma manifestazione Musica contro le mafie.
Premio Speciale Poliziamoderna alla band Riva per il brano Graffi il cui testo si riferisce a una storia d’amore malato che sfocia nel revenge porn e la Menzione speciale, la novità di quest’anno, a Heren Wolf per Cloe, un brano che prende spunto dal suicidio di Cloe Bianco, una donna trans il cui corpo carbonizzato è stato trovato in un furgone bruciato dalle fiamme, un argomento sentito dalla Polizia di Stato, da sempre contro i razzismi e vicina ai più deboli.
A consegnare sul palco il Premio e la Menzione ai due artisti, rispettivamente la vice dirigente del commissariato di Sanremo, Adriana Di Biase e il redattore di Poliziamoderna, Cristiano Morabito, che ha ricordato come ormai duri da quattro anni il sodalizio tra la Polizia di Stato e Musica contro le mafie nel segno della condivisione dei valori di legalità, con la convinzione che anche attraverso la musica sia possibile dare un messaggio di cambiamento: «Insieme al nostro direttore responsabile, Annalisa Bucchieri, al vice direttore della Banda musicale, Roberto Granata, al redattore Antonella Fabiani, abbiamo scelto i brani che a nostro giudizio rappresentano un ottimo connubio tra musica e testo. Le idee che hanno usato rispetto ai temi del revenge porn e della discriminazione sono per noi importantissimi». E il Premio Speciale è veramente speciale poiché la band Riva entrerà in uno degli episodi della graphic novel Il commissario Mascherpa e il loro brano, Graffi, sarà inserito nel volume attraverso un QrCode.
La vice dirigente Adriana Di Biase, durante la premiazione, ha invece sottolineato l’importanza dell’iniziativa che dimostra come la criminalità mafiosa si possa combattere anche con il sorriso e le emozioni che porta la musica.
Momenti altrettanto preziosi sono stati quando il cantante Heren Wolf, dopo aver ricevuto la Menzione speciale, ha voluto sottolineare l’importanza di questo riconoscimento che registra la capacità della Polizia di Stato nel seguire i cambiamenti della società: «Un momento importantissimo che non mi sarei mai aspettato – ha osservato l’artista – storicamente il rapporto tra la comunità LGBTQ+ e la polizia è stato conflittuale, accolgo questo premio come il simbolo del cambiamento in atto». Heren Wolf lontano dal palco poi ci racconta la bellezza di questa occasione che gli ha permesso di dedicare a Cloe una canzone a cui pensava da molto tempo per renderle onore attraverso la bellezza della musica «mezzo efficace e potente che permette di parlare di argomenti difficili e immaginare un mondo diverso». E noi aggiungiamo che il cambiamento è già una realtà attraverso l’Oscad (l’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori) che già opera presso il Dipartimento della pubblica sicurezza, per fornire un valido supporto alle persone vittime di reati a sfondo discriminatorio e per favorire l’emergere di quei reati.
Felice per l’ottenimento del nostro Premio speciale anche il gruppo Riva, a parlare a nome di tutti il cantante Simone: «Abbiamo scelto il tema dei rischi legati alla Rete tra quelli proposti perché sapevo di alcune storie di revenge porn e poi perché personalmente sono molto turbato dal fatto che la nostra vita possa essere ripresa nei momenti più intimi attraverso le telecamere per poi essere data in pasto ai social. Purtroppo questo fenomeno è molto diffuso tra gli adolescenti: a 16 anni non hai la percezione che la persona con cui fai cose intime possa un giorno uscire dalla tua vita, pensi che quell’amore rimanga eterno. Siamo partiti dalla riflessione su questa assurda “vendetta” per poi scriverci sopra una canzone. Il riconoscimento di Poliziamoderna mi ha fatto molto piacere, anche se in parte ce lo aspettavamo conoscendo l’attenzione della polizia su questo fenomeno. Siamo molto contenti di aver vinto poiché non vediamo l’ora di finire dentro il fumetto di Mascherpa!».
«Music for Change è una music farm a sfondo civile – commenta il direttore artistico, Gennaro de Rosa – che è anche incubatore di nuove realtà artistiche alle prese con quelli che oggi sono i temi cardine dei diritti umani e civili. Le parole e le note diventano un linguaggio universale, le sole in grado di raccontare i colori della globalizzazione lottando contro il grigio della paura. Il rapporto consolidato con la Polizia di Stato e il suo Mensile ufficiale è per noi, oltre che riconoscimento importante, anche simbolo della capacità delle istituzioni di essere vicine ai più deboli e a ogni genere discriminazione, lontano dai pregiudizi e degli stereotipi».
Ma le iniziative delle giornate trascorse a Sanremo non finiscono qui: nella mattinata dell’8 febbraio è stato presentato nella sala Ritz del teatro Ariston il docufilm Senza Rete realizzato dalla Rai in collaborazione con la Polizia di Stato, dedicato ad Alessandro, suicida a 13 anni perché vittima di bullismo. Il documentario attraverso i racconti delle vittime, le testimonianze e l’aiuto di psicologi, docenti ed esperti della polizia postale, mostra il lato oscuro del cyberbullismo; Senza Rete mostra le pieghe oscure della Rete, ma anche e soprattutto la luce in fondo al tunnel che può rischiarare quel buio.
«Video toccante e commovente» lo definisce il questore di Imperia, Giuseppe Felice Peritore, durante il suo discorso di presentazione di fronte alla teatro gremito di scolaresche provenienti dalle scuole cittadine. È infatti ai giovani che si rivolge l’impegno quotidiano degli operatori del settore polizia postale a disposizione dei ragazzi, nelle giornate di Sanremo, con il Truck di #UnaVitadaSocial presso il Teatro Ariston. Il questore ha sottolineato come il documentario racconti di «storie vere, di vita sofferta dai giovani vittime di questa odiosa violenza chiamata bullismo che si avvale oggi del mezzo tecnologico, arma che supera i confini di tempo di luogo. Se oggi il bullismo è diventato un problema sociale, se la sua diffusione genera preoccupazione per la società intera, devono essere date delle risposte forti concrete».
Oltre alla famiglie e alla scuola che devono saper intercettare il disagio dei ragazzi ai primi segnali, il questore ha ricordato che il bullismo si può combattere con lo strumento dell’ammonimento, un provvedimento che può essere molto efficace nel determinare la cessazione del comportamento violento da parte dell’aggressore e, anche con l’applicazione Youpol che permette di segnalare casi in modo anonimo.
Tante, dunque, le iniziative messe in campo dalla Polizia di Stato nei cinque giorni del Festival, tra queste una delle più longeve, quella di #UnaVitadaSocial, progetto della polizia postale giunto alla decima edizione e che, da qualche anno, si è arricchito di una forma “itinerante”, con il Truck che staziona nelle varie città italiane, a bordo del quale, grazie ad un’avveniristica aula multimediale, intere scolaresche di ogni ordine e grado con i propri professori, assistono alle “lezioni” di sicurezza informatica da parte di operatori specializzati. A Sanremo, il Truck della Postale era “parcheggiato” su piazza Colombo, una delle location più affollate grazie anche al palco sul quale si sono alternati artisti del calibro di Piero Pelù, Nek, Francesco Renga, La rappresentante di lista e Achille Lauro.
A bordo del Truck abbiamo incontrato Francesco Lia e Fabrizio Citernesi, rispettivamente ispettore del Compartimento della Postale di Savona e assistente capo coordinatore del Compartimento di Genova, intenti a tenere una lezione ad una scolaresca delle medie. Entriamo, iniziamo a scattare qualche fotografia per documentare l’evento e subito uno dei ragazzi: «Guardi che siamo minorenni, non potete fotografarci…» E poi «Scherzavo, abbiamo tutti quanti una liberatoria firmata!».
«Vedete? – esordisce l’ispettore Lia – In un ambiente “asettico” come questo loro sanno tutto, conoscono le regole, i pericoli in cui potrebbero incorrere navigando in Rete, ma i problemi nascono quando ci si trova a rapportarsi con la realtà esterna e che porta le persone a cadere. E cadono tutti, dal ragazzino al professionista, in un campione di umanità totalmente trasversale». «Quel che proviamo a fare nei nostri incontri, sia qui che nelle varie scuole in cui ci rechiamo ogni settimana, è cercare di catturare il loro interesse, adeguandoci ovviamente alle età dei ragazzi che vediamo, magari anche usando un linguaggio diverso, a volte anche un po’ più “colorito” con i più grandi, in modo tale da fargli capire che siamo come loro e che questa divisa che indossiamo non deve essere vista come una barriera, ma come un punto di riferimento – prosegue l’assistente Citernesi – Mentre un ragazzo delle medie assorbe e magari rimprovera il padre perché non è stato attento alla falsa comunicazione ricevuta dalla banca, il messaggio che arriva dalle scuole superiori è “ma tanto io lo so, a me non può succedere”: questo è il pericolo maggiore».
«Steve Jobs, quando lanciò il primo IPhone creò lo slogan Your life in your pocket e fu profetico – continua Lia – Oggi in questi device c’è davvero tutta la nostra vita, così come di conseguenza c’è il pericolo che qualcuno se ne appropri; chi di noi darebbe le proprie chiavi di casa a uno sconosciuto? Con un telefonino o un tablet è la stessa cosa e i ragazzi lo sanno bene, solo che a volte pensano “a me non può accadere”… ed è quello il momento peggiore». «Siamo tutti genitori e tutti seguiamo i ritmi frenetici della vita di oggi – si accoda Citernesi – E dare un telefono in mano ad un bambino per calmarlo e per distrarlo ormai è una prassi: è diventato un vero e proprio “ciuccio tecnologico”. I ragazzi ormai vedono questi device come una vera e propria estensione di sé». «Ci sono dati preoccupanti, emersi da uno studio delle Università di Roma e di Firenze, con il portale skuola.net – conclude l’ispettore Lia – che ci dicono che un ragazzo su 4, tra i 10 e i 14 anni, è connesso più di 16 ore al giorno e fa vamping, ossia usa il cellulare, o il tablet, anche la notte, spesso riuscendo ad aggirare anche il family control». «Tiktok, ad esempio – prosegue l’assitente Citernesi – esplose durante la pandemia con lo slogan Per colorare la vita, riuscendo a raggiungere una diffusione esponenziale, grazie alla tecnologia di scrolling con cui è stato concepito e che permette di passare da un filmato all’altro all’infinito… finchè la batteria non si scarica». I due poliziotti del Truck sono un vero e proprio “fiume in piena” e, con professionalità e soprattutto passione, riescono a catturare l’attenzione delle migliaia di ragazzi che da dieci anni sono passati sul Truck della Postale, ma anche dei professori, a loro volta anche genitori: «Non si può guidare una Ferrari con il patentino per gli scooter – chiudono i due poliziotti – ecco, allo stesso modo dovrebbe funzionare con un telefonino: non possiamo mettere la nostra vita sotto gli occhi di tutti senza essere consapevoli dei pericoli cui andiamo incontro. E questo è quel che noi, con queste “lezioni” cerchiamo di fare».
E da Sanremo è tutto: appuntamento a febbraio 2024.