Andrea Chiovelli*
Le vocazioni di Savona
Prevenzione è l’impegno della questura per garantire il rispetto della legalità in una provincia turistica e industriale
Una striscia di terra incastrata tra il mare e le Alpi. Con una storia bimillenaria ma un’identità che negli ultimi decenni è diventata confusa, divisa tra Dna industriale e vocazione turistica. Una terra, tanti mondi: località di montagna e borghi rivieraschi, città legate ai traffici portuali e altre prettamente agricole. Anime diverse con un fattore comune: una popolazione in calo e sempre più anziana, la più vecchia d’Italia.
È il ritratto della provincia di Savona, territorio dalle enormi potenzialità che si affaccia sul Mar Ligure. Proprio il mare, da sempre, rappresenta la vita per chi abita qui, fin dai primi insediamenti romani. Un popolo meno burbero di quello genovese ma comunque duro e fiero dà vita a uno snodo commerciale a lungo fondamentale per il nord Italia. Inevitabili le attenzioni del conquistatore di turno: da qui passano Bizantini, Longobardi, Franchi, Saraceni. Ma Savona resiste e nel 1191 diventa un libero Comune, ricco e importante al punto da poter esprimere ben due Papi, Sisto IV e Giulio II. Finché Genova, dopo lunghi secoli di rivalità, conquista definitivamente il dominio distruggendo la città, e con essa secoli di storia e civiltà. Interra il porto e costruisce una fortezza, il Priamar, per soggiogare i rivali mai dominati. Una fierezza che non si spegne e arriva fino alla Seconda guerra mondiale, quando la Resistenza dei savonesi è tale da meritare la Medaglia d’oro al valor militare.
Una storia ricca e sfaccettata che lascia le sue tracce sul territorio, tra ponti romani ancora intatti e borghi saraceni come la celebre Varigotti, oggi meta turistica di tanti vip. Quella fisicamente più evidente è forse proprio il già citato Priamar, una fortezza nata per opprimere e diventata simbolo di Savona: qui è stato in cella Giuseppe Mazzini e qui, oggi, si tiene una delle principali stagioni estive italiane di opera lirica. Ma i segni della antica grandezza sono ovunque, dal soprannome “Città dei Papi” alla Cappella Sistina, unica al mondo oltre a quella di Roma.
Negli ultimi 30 anni la provincia di Savona ha iniziato una trasformazione che, per ora, non si è ancora completata: un recentissimo rapporto del Censis fotografa un territorio dall’identità confusa, ricco di potenzialità in termini di turismo, cultura e natura ma con alcune criticità che lo limitano fortemente. Su tutte quella infrastrutturale: la Liguria è una striscia tra mare e monti, difficile raggiungerla e attraversarla. Ogni collegamento qui costa di più, tra pendenze e lunghe gallerie, così le strade sono poche e vecchie e il binario in alcuni tratti è ancora unico. Una strozzatura che sta limitando la crescita del territorio. Più in generale, una delle “difficoltà” per chi deve operare qui è la natura molto diversa di aree geograficamente vicine. Ci sono i paesi di montagna arroccati sulle Alpi, quelli della costa che vivono di turismo e le zone che una volta erano industriali, oggi quasi tutte in crisi e in cerca di iden