Sergio Nazzaro*
Restore freedom
È il nome della prima inchiesta sulla mafia nigeriana svolta proprio dalla Polizia di Stato nel 2000, come racconta il libro “Fort Alamo”
Ho scritto “Fort Alamo” nel 2000 ed è l’inchiesta reportage che ricostruisce con una documentazione totalmente inedita, ogni dettaglio della prima inchiesta per mafia sulla criminalità nigeriana. L’inchiesta, denominata “Restore Freedom” muove i suoi primi passi su impulso dei servizi segreti e poi sviluppata dal commissariato di Castel Volturno (CE). Un’indagine che non disvela solo un gruppo criminale, ma pone le basi per comprendere il fenomeno della mafia nigeriana. Il tutto viene portato alla luce dalle poliziotte e i poliziotti di Castel Volturno ben 22 anni fa; un’inchiesta così fondamentale che il reato 416bis per le organizzazioni straniere non è ancora inserito nel codice penale. Lo sarà, soltanto diversi anni dopo.
Anno 2000: “Restore Freedom” (ridare libertà) è il nome dato alla prima indagine ad ampio spettro sulla criminalità organizzata nigeriana, realizzata dagli uomini del commissariato di polizia di Castel Volturno, in provincia di Caserta. Una cittadina che si affaccia sul mare, diventata negli anni simbolo sia di degrado ma anche di grande volontà di riscatto. Ai poliziotti di Castel Volturno, nel progredire dell’indagine, si unirà anche Squadra mobile di Caserta.
Siamo nel 2000, il nuovo millennio e nessuno, fino a quel momento, aveva mai parlato di mafia nigeriana. Nessuno. Nel frattempo le strade del litorale Domizio sono piene di centinaia di ragazze di colore che si prostituiscono in ogni dove. Per la prima volta si pensa di comprendere il fenomeno nel suo insieme, piuttosto che come evento singolo. Deve esserci uno schema, un’organizzazione e va identificata, compresa, contrastata. “Restore Freedom” diventa un’informativa caposaldo per gli anni a venire, perché traccerà la direzione per affrontare e comprendere molteplici problematiche: la criminalità organizzata di origine nigeriana e non solo, la tratta di esseri umani, la riduzione in schiavitù di donne spesso solo ragazze minorenni. Le rotte dei viaggi che vengono percorse, le ramificazioni in Africa e in Europa di organizzazioni criminali complesse, così come le ramificazioni in Italia. Viene, per la prima volta, con una serrata attività d’indagine, messo nero su bianco, il ruolo del rito voodoo nel soggiogare psicologicamente le vittime, come si esercitano le pressioni e le minacce verso le famiglie delle ragazze in Africa. Si fa luce sul debito che le ragazze sono costrette a restituire alle madame. E delle stesse madame si comprende il ruolo, la forza intimidatrice, un’organizzazione criminale che vede nelle donne i suoi principali esponenti a danno di altre donne. Tutto perché il mercato del sesso vuole le nere. Oltre venti anni fa, si mette nero su bianco, che la tratta di esseri umani è un fenomeno grave ed allarmante che sta investendo non solo Castel Volturno, le cittadine limitrofe, il litorale Domizio, ma tutta l’Italia. Si fa luce soprattutto sull’enorme giro di denaro che le ragazze generano per i loro sfruttatori, una massa di denaro che proviene dalle tasche, dai portafogli degli uomini bianchi, una massa di denaro immane che proviene dalla riduzione in schiavitù.
Nella distrazione generale, un manipolo di agenti della Polizia di Stato, si mette alla caccia di criminali che si muovono su rotte transnazionali, li intercetta dall’Africa all’Europa, ne segue i passi, ne comprende le dinamiche. Da Lagos a Budapest, passando per l’Olanda e la Germania. Si disvela per la prima volta un mondo criminale completamente sconosciuto. Solo recentemente, da qualche anno, si parla e tanto di mafia nigeriana. Eppure non c’è nulla di recente e “Restore Freedom” lo dimostra. Tutto è cominciato decenni fa. La prima indagine per associazione mafiosa nei confronti di un gruppo criminale nigeriano che ha come sua figura apicale una donna soprannominata Jennifer. Ecco che già da questo elemento si comprende la portata storica di un’investigazione che non ha nessun tipo di precedente.
Se da una parte migliaia di bianchi, clienti di prostitute di colore si affollano sulla strada, un manipolo di uomini e donne si pongono come ultima linea di difesa per giovani donne che viaggiano per migliaia di chilometri con false promesse di benessere. Ma “Restore Freedom”, in anticipo su ogni tipo di analisi, sottolinea anche il terribile dato che molte ragazze non vedono l’ora di pagare il riscatto dovuto alla madame per diventare a loro volta madame. E sempre questa indagine, mette in risalto come le famiglie delle vittime siano consapevoli, vendendo i propri familiari “per un futuro migliore”. Un’indagine che per la prima volta mette in luce come una madame spietata e crudele come Jennifer, mentre parla di affari si fa passare al telefono i suoi figli, per dare loro l’affetto premuroso di una madre che vive lontana.
Queste ragazze sono carne da macello, carne per le voglie sessuali degli uomini bianchi. Voglie sessuali che si soddisfano per pochi spicci. La richiesta è altissima e le ragazze che lavorano non bastano mai. Questa indagine segna anche il mutamento dei tempi: comincia la guerra dei territori con le prostitute albanesi, una guerra tra disperate, condotte da agguerrite associazioni criminali transnazionali, che hanno nel territorio campano il loro campo di scontro. Su tutto questo, la camorra vigila e permette, perché non c’è mafia o associazione criminale straniera che possa agire senza il consenso della camorra.
La camorra non è mai distratta, non volta mai la testa dall’altra parte, c’è, osserva e se vuole, guadagna. Oggi si punta il dito contro le mafie straniere dimenticando sempre che c’è una mafia italiana che dà il permesso di agire sul nostro territorio.
Siamo nel 2000, c’è ancora la lira italiana. Solo nel 2002, quando l’indagine viene chiusa, entrerà in vigore l’euro. Lo stipendio medio nel 2000 era circa 1 milione e 400mila lire, un caffè 1.400 lire, un giornale 1.500 lire. Un litro di benzina costava quasi 1.100 lire (60 centesimi di oggi), un litro di latte intorno alle 1.500 lire. Queste cifre sono fondamentali per comprendere la tratta di esseri umani, la loro riduzione in schiavitù, i guadagni che le organizzazioni criminali facevano sulla vita e la disperazione di giovani ragazze, spesso minorenni.
Il debito di ogni ragazza ammontava sui 40mila dollari, circa 70, 80 milioni di lire italiane e un rapporto sessuale con una africana sulle strade del litorale Domizio solo 20mila lire.
Questa cifra deve essere impressa bene nella testa, perché ogni rapporto sessuale era un piccolo colpo contro le catene della schiavitù per raggiungere la libertà. 20mila lire ogni cliente e devi arrivare a 70milioni di lire. Perché non devi pagare solo il debito, ma anche l’alloggio che la tua “madame” ti dà, il cibo, il passaggio sul luogo di lavoro. Le ragazze vengono sfruttate fino all’osso. Bancomat viventi da spremere fino alla disperazione, alla follia.
Tutto è stato scritto, redatto in una informativa che è rimasta per anni punto di riferimento per le forze di polizia. Una lettura fondamentale, non mediata. La documentazione di “Restore Freedom”, nei suoi passaggi principali deve essere consegnata non solo alla lettura di chi vuole comprendere il fenomeno dello sfruttamento, delle nuove mafie, ma anche per essere consegnato definitivamente alla storia delle indagini in Italia. Leggere le intercettazioni, leggere gli accadimenti, le violenze, le richieste di denaro, leggere la realtà che oltre due decenni fa descriveva e scriveva nero su bianco il nostro presente.
In questo viaggio a ritroso nel tempo, che è un viaggio nel futuro anteriore, ci accompagnerà Ciro. Poliziotto a Castel Volturno, per scelta. Ciro ha partecipato alle indagini, ogni giorno per due anni. E ha scritto l’informativa di polizia che diventerà, accolta dal PM, l’ordinanza di custodia cautelare che porterà i principali responsabili in carcere. E anche il PM dell’inchiesta, il magistrato Raffaele Marino, accompagnerà questo viaggio, con i suoi ricordi, le sue analisi, le sue memorie. Ancora oggi, ventidue anni dopo, ricorda ogni passaggio ma soprattutto il dolore delle ragazze. Oggi il magistrato Marino è in pensione, così come Ciro, poliziotto a Castel Volturno. Ciro mi osserva: «Non ricordo cosa ho fatto ieri, ma ricordo perfettamente tutto di quei giorni, di quelle ragazze, di quella disperazione e di quella violenza».
“Restore Freedom” è un’indagine che nasce, si sviluppa e sarà seguita passo passo dai servizi segreti. All’origine dell’intuizione investigativa c’è il Sisde (Servizio per le informazioni e la sicurezza democratica). Due uomini dei nostri servizi si recheranno al commissariato di Castel Volturno con delle prime informazioni, quello il loro compito, raccogliere informazioni. Le passano a chi svolge compiti di polizia giudiziaria. Gli unici preposti a poterle fare, a poter indagare sul territorio italiano. I servizi, per motivi che vedremo dopo, comprendono immediatamente che non è solo un mero fenomeno di prostituzione, ma c’è altro. Assisteranno all’indagine e nei momenti cruciali, interverranno. E se l’indagine comincia nel 2000, di sicuro la raccolta informazioni dei servizi segreti è cominciata prima. Ma sono solo frammenti che si può provare a mettere insieme, per riconsegnare un quadro il più accurato possibile di chi ha cercato di fermare una tratta di esseri umani.
L’indagine “Restore Freedom”, con un lavoro certosino, ma pur sempre parziale, riuscirà anche a definire le cifre di questa immane tratta di esseri umani e riduzione in schiavitù. Analizzando solo due Western Union, attraverso cui venivano mandati i soldi in Nigeria, pagati i vari intermediatori e tutte le spese accessorie, svilupperanno per l’anno 2000 ben 250 milioni di lire, e per il 2001 oltre 750 milioni di lire.
Quante 20mila lire compongono 1 miliardo di lire?
*giornalista e scrittore