Cristina Di Lucente

Scatti dal Belpaese

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Il Calendario 2023 è il risultato di un progetto realizzato dai fotografi della Polizia di Stato che “raccontano” i colleghi sul territorio

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Non è semplicemente una raccolta di 12 immagini, ma è la storia dell’Istituzione raccontata da una prospettiva differente. Quest’anno a scattare per il Calendario 2023 sono stati i fotografi-poliziotti che, in quanto appartenenti, hanno potuto mostrare uno sguardo privilegiato, che non può fare a meno di essere emotivamente coinvolto. Da qui l’idea di fotografare nella stessa scena, le Specialità e i luoghi iconici del nostro Paese, come anche posti meno conosciuti, ma altrettanto belli. Ne è risultato un prodotto concettuale intenso e progettato, per far conoscere la nostra attività in una chiave inusuale, quella della protezione del territorio nel quale lavoriamo, per enfatizzare la necessità di conoscerlo per potervi meglio operare. È il privilegio e la responsabilità che deriva dal prestare servizio in un Paese dotato di un immenso patrimonio, fatto di paesaggi unici e di monumenti testimonianza del nostro passato, della nostra storia e cultura. Infine, last but not least, i proventi della vendita saranno devoluti all’Unicef per l’esigenza siccità e al Piano Marco Valerio del Fondo di assistenza per il personale della Polizia di Stato.

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L’opinione del Maestro
Dopo l’edizione del Calendario della Polizia di Stato 2017 da lui realizzato,Gianni Berengo Gardin, uno dei massimi esponenti della fotografia italiana del Novecento, torna a dialogare con noi. Questa volta il Maestro del bianco e nero, autore di reportage sociali di grande valore, lo ha fatto in veste di critico che ha selezionato e valutato gli scatti dei fotografi ufficiali della polizia. 

«Quella del 2017 è stata un’esperienza straordinaria, perché mi ha fatto conoscere degli aspetti del lavoro della polizia che non conoscevo. Ho visto le foto del Calendario 2023 e la differenza è notevole rispetto ai miei scatti: sono foto di chi la polizia la frequenta più assiduamente e ha affrontato l’argomento più in profondità. I fotografi hanno fatto un lavoro straordinario nel portare all’attenzione delle persone le varie attività dell’Istituzione, si tende infatti a conoscere solo pochi settori e luoghi che la rendono visibile – nelle manifestazioni, nelle stazioni o negli aeroporti – tutte le altre attività sono pressoché sconosciute ai più.Tutte le foto illustrano, ciascuna per il proprio settore, una situazione particolare, dimostrando come la polizia non fa un solo lavoro, ma tanti; il Calendario è interessante proprio per questo, oltre al fatto che quello del poliziotto è qualcosa di più di un lavoro: è un’attività al servizio del Paese. Queste foto hanno il pregio di illustrare una cultura sana della polizia. È poi naturalmente importante sottolineare lo scopo di beneficienza del Calendario, un segno di grande apertura». 

Analizzando le foto, Berengo Gardin ha mostrato grande considerazione tanto per l’estetica, quanto per il contenuto degli scatti, apprezzando il fatto che «pur trattandosi di foto costruite, sono strutturate talmente bene da sembrare vere». Tra gli scatti più graditi al grande fotografo ci sono quelli dei poliziotti nell’ambiente della montagna, come pure l’immagine che ritrae la  “sua” Venezia con le moto d’acqua e sullo sfondo il Ponte di Rialto, la foto dell’artificiere nella stazione della metropolitana di Toledo a Napoli e lo scatto di piazza di Spagna a Roma, che «racchiude il lavoro della polizia, ma anche l’architettura della Capitale; inoltre – conclude il Maestro – queste foto dimostrano come l’ora dello scatto sia fondamentale, è importante scegliere quella che dia la giusta luminosità ».   

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Lui ci vede così 
Con un Calendario che tra le varie tematiche evidenzia quella della polizia nell’ambiente naturale, è stato quasi scontato scegliere, per la presentazione ufficiale di questo progetto di comunicazione dell’8 novembre presso l’Acquario Romano, il giornalista e conduttore televisivo Massimiliano Ossini, nominato quest’anno poliziotto ad honorem, che rafforza così il suo legame con la Polizia di Stato che sente particolarmente affine per la modalità di comunicazione con una vasta utenza e per la sensibilità verso le tematiche della sicurezza in montagna. «In un momento in cui tutti abbiamo sotto gli occhi il cambiamento climatico, la polizia è al passo con i tempi, con le tecnologie e con un certo tipo di addestramento, per riuscire a lavorare in luoghi che negli ultimi 20 anni sono cambiati. Oggi, anche il soccorso in montagna è diventato più complicato, per la maggiore difficoltà nel raggiungere le vette. È cambiato l’addestramento dei poliziotti che operano in montagna: sono diventati anche esperti in materia ambientale, come delle vere e proprie sentinelle che “raccontano” il territorio, diventando fondamentali anche per i ricercatori che non sempre hanno la possibilità di raggiungere determinati luoghi».

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Punti di vista “dall’interno”: i commenti dei fotografi della Polizia di Stato autori del Calendario 2023

Valerio Giannetti - «Questo progetto è nato dall’idea di contestualizzare la Polizia di Stato con le bellezze del nostro Paese, valorizzando il corpo dell’Istituzione in contesti nostrani, un modo di documentare la nostra attività in luoghi ricchi di fascino di cui l’Italia abbonda. Questo lavoro ha rappresentato una grande crescita professionale. A scatti conclusi, oltre al percorso di confronto con le persone che abbiamo fotografato – i nostri colleghi – è stata determinante l’interazione con Gianni Berengo Gardin, una pietra miliare della fotografia italiana. Ci siamo interfacciati con il classico “timore reverenziale” al grande maestro e abbiamo raccolto critiche costruttive, ma anche apprezzamenti di cui andare fieri. L’aspetto tecnico che, in qualche modo, unifica gli scatti è l’impiego combinato di uno schema di luci artificiali e naturali. Abbiamo utilizzato dei flash in esterno per fotografare i soggetti; la scelta tecnica si abbina a un intento comunicativo specifico: “staccando” il soggetto dallo sfondo, un pò come negli scatti pubblicitari, abbiamo voluto evidenziare con maggior forza gli operatori di polizia. Controllare le luci come in una sorta di set, con uno schema ad hoc, ci ha permesso di enfatizzare l’uomo nell’ambiente. E, naturalmente, trattandosi di colleghi poliziotti, quello che abbiamo voluto mostrare è il contesto specifico nel quale opera un determinato Reparto o il particolare equipaggio che abbiamo raccontato».

Davide Barbaro - «L’idea risale al 2020, poi la pandemia ha bloccato temporaneamente la possibilità di realizzarlo. Uno degli obiettivi è stato quello di esaltare il lavoro dei colleghi, scegliendo affascinanti location del nostro territorio, in modo da creare delle vere e proprie cartoline attraverso le fotografie; soprattutto, l’intento è stato quello di creare qualcosa che i colleghi potessero apprezzare. Quest’anno, fortunatamente, si sono create le condizioni per portare avanti il progetto, così abbiamo individuato una serie di luoghi che potessero rappresentare l’Italia, anche fuori dagli stereotipi maggiormente conosciuti dal turismo. Personalmente, considero questa iniziativa una bella occasione di crescita professionale: dopo molti anni trascorsi nella vita operativa, con il Calendario 2023 ho messo in qualche modo in pratica, fotograficamente, quello che ho vissuto da poliziotto. L’empatia è stata la caratteristica necessaria: ho “messo mano” ai ricordi e mi sono avvicinato ai colleghi che lavorano su strada e che continuano a svolgere quel servizio di pattugliamento che mi è appartenuto: in loro mi sono riconosciuto. Da un punto di vista tecnico il punto focale è stata la valorizzazione dell’ambiente  attraverso le luci, con i colori più saturi dell’alba o del tramonto, come nel caso della foto di piazza di Spagna a Roma: il set è stato preparato a partire dalla notte, per attendere l’alba su Trinità dei Monti, un tempo di dieci minuti nei quali devi essere pronto a realizzare lo scatto».       

Matteo Losito - «Normalmente, come fotografi ufficiali della Polizia di Stato, veniamo impiegati individualmente per documentare gli eventi; in questo caso specifico abbiamo invece creato un progetto collettivo, lavorando in squadra per realizzarlo. Spesso i colleghi operativi hanno evidenziato il desiderio di poter avere fotografie che li rappresentassero con naturalezza nel lavoro quotidiano. La nostra idea è stata quella di fotografarli nelle varie piazze del nostro Paese, con sfondi di panorami accattivanti; un bel paesaggio è senz’altro un modo migliore per rendere omaggio al lavoro dei poliziotti, perché in effetti, non tutte le Specialità operano in luoghi affascinanti. È il caso della polizia scientifica, che nell’immaginario viene identificata in luoghi angusti, talvolta macabri, e in situazioni non proprio piacevoli da vedere. Dopo oltre 30 anni di servizio posso affermare di aver vissuto un’esperienza di grande crescita professionale: è stata un’opportunità unica quella di realizzare, da capo a fondo, il nostro Calendario, studiato e portato a termine in quasi completa autonomia. Il valore aggiunto è stato dunque quello di mettersi in gioco e di affrontare anche gli ostacoli e gli imprevisti con il supporto dei colleghi di squadra e con la preziosa collaborazione dei soggetti ritratti. La buona riuscita di una fotografia dipende in buona parte dal riuscire a “parlare lo stesso linguaggio”: in questo caso mi ha aiutato molto il fatto di aver lavorato per lungo tempo in altre sedi, per poi specializzarmi in un lavoro, quello del fotografo, che è piuttosto raro all’interno della nostra Istituzione».

03/11/2022