Rocco Bellantone

Ultimo respiro

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L’Oms fissa nuove linee guida per la qualità dell’aria e abbassa le soglie di tolleranza. Se i governi le rispetteranno, le morti da inquinamento atmosferico potrebbero ridursi dell’80%

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Sette milioni di morti all’anno, le stesse vittime causate dal fumo di sigaretta. Prove “molto forti” di una relazione causale fra l’esposizione al particolato fine e l’aumento del rischio di infezioni respiratorie, malattie polmonari croniche, infarto, cancro del polmone, ictus, ma anche diabete di tipo 2, mortalità neonatale, basso peso alla nascita e parti prematuri. Da non escludere anche l’incidenza di altre malattie, da quelle neurologiche ai morbi di Alzheimer e Parkinson. La scarsa qualità dell’aria del pianeta è un male sempre più difficile da curare, oltre che un costo gravoso da sostenere, andando a erodere il 5% del Pil dei Paesi Ocse. Un quadro aggiornato di questa emergenza globale è stato fornito, a fine settembre, dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), che ha presentato le nuove linee guida per tenere a freno le soglie dei sei inquinanti che partecipano alla generazione di smog: polveri sottili (pm2,5 e pm10), ozono (O3 ), biossidi di azoto (NO2 ) e di zolfo (SO2 ), monossido di carbonio (CO). Rispetto alle ultime indicazioni datate 2005, le concentrazioni di questi inquinanti sono state riviste ulteriormente al ribasso. Se i governi faranno ciò che viene chiesto, il rispetto dei nuovi limiti potrebbe tradursi in una diminuzione dell’80% dei decessi. 

Appesi all’Europa 
L’Occidente e l’Europa sono nel vivo di questa rincorsa. Un focus sulla situazione registrata nel Vecchio continente nel 2019 e nel 2020 è riportato nel dossier Air quality in Europe 2021 dell’Eea (European environment agency). Nel 2019, nei 27 Stati membri dell’Ue, le morti premature dovute all’esposizione al particolato fine sono state 307mila. Chi rischia di più sono gli abitanti delle città più grandi, basti pensare che il 97% della popolazione urbana è investito da livelli di particolato fine superiori rispetto agli ultimi paletti fissati dall’Oms, principalmente a causa dello smog causato dal traffico veicolare. Nell’Europa centrale e orientale il campanello d’allarme principale è rappresentato, invece, dalla combustione di combustibili solidi per il riscaldamento domestico e a fini industriali. Per venire fuori da questa crisi, l’Ue punta molto sullo Zero pollution action plan, che mira a rid

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03/11/2022