Lucia Portolano*
Il ponte verso Est
Dopo anni di lotta alla Sacra corona unita, Brindisi si afferma polo di attrazione turistica e di produzione industriale. L’operato della questura per la sua rinascita
All’ingresso della città, sull’antica via Appia che collega Roma a Brindisi c’è un cartello stradale: “Brindisi città di pace”. Un’indicazione per chi arriva, ma anche una promessa per una comunità che per anni ha combattuto la sua guerra. La lotta tra il bene e il male, che a metà degli Anni ‘90 tra omicidi, sparatorie e attentati, ha raggiunto il suo apice, sino a quando 22 anni fa, lo Stato ha deciso che da queste parti le cose dovevano cambiare. La città del contrabbando, la “Marlboro City”, ha cambiato faccia, e oggi ha una nuova storia da raccontare, anche se il substrato della criminalità ancora permane tra i vicoli dei quartieri del capoluogo e i paesi dell’entroterra. Una criminalità che ha mutato la sua pelle, che silenziosa agisce, senza atti eclatanti, e quindi più subdola e pericolosa. Ma che negli ultimi anni ha risentito dei continui colpi inflitti dalle azioni giudiziarie e dalle attività investigative. Questa è la provincia che ha dato i natali a Pino Rogoli, il fondatore della Sacra corona unita, la quarta mafia, quella più giovane. Una mafia che al momento è stata decapitata, dove i boss sono tutti in carcere, ma spesso è dalle loro celle che guidano i sodali.Tutto questo è noto agli investigatori che li tengono a bada. Un fiato sul collo continuo di magistratura e forze dell’ordine che hanno indebolito la vecchia Scu e hanno permesso a questa terra di trovare un nuovo respiro. Qui c’è aria nuova, di bellezza, di cultura e di riscatto. In questo contesto si inserisce il grande lavoro che quotidianamente svolgono le donne e gli uomini della questura di Brindisi e delle Specialità della Polizia di Stato operanti in città e nella sua provincia. Un’attività di presidio del territorio che non solo trasmette un maggiore senso di sicurezza, ma contribuisce alla costruzione della cultura della legalità e quindi di un maggiore sviluppo economico e sociale. «Questo territorio è ricco di cultura e storia – spiega il questore Annino Gargano – e ha intrapreso un nuovo cammino per il suo sviluppo. La nostra attività è quella di renderlo sempre più sicuro e contribuire in questo percorso di riscatto. La nostra attenzione è alta, non sottovalutiamo nulla, anche al fine di evitare rinnovate forme di affermazione di manifestazioni mafiose attraverso la spettacolarizzazione di eventi pubblici tanto che, negli ultimi tempi, ho vietato talune modalità di svolgimento di funerali di noti esponenti criminali o di loro familiari». Il questore Gargano traccia il disegno di un territorio che vede ancora il perdurare dell’incidenza della criminalità organizzata di stampo mafioso, che si connota in sodalizi criminali facenti capo alle storiche figure della Scu. «Accanto agli epigoni della vecchia generazione mafiosa – spiega ancora Gargano – quella definita come old generation, vi è la nascita di nuovi gruppi, con connotazione territoriale o di quartieri cittadini e nella provincia, che si sono accaparrati fette di gestione illecita sul territorio. La convivenza tra i vari sodalizi si basa su equilibri fragili.