a cura di Mauro Valeri
All’inseguimento dei malfattori
1. Introduzione
di Raffaele Camposano*
Lanciarsi all’inseguimento dei malfattori, arrestare i delinquenti sono senza dubbio le azioni preferite dai poliziotti. Il numero dei delinquenti assicurati alla giustizia, la quantità di refurtiva sequestrata, evidenziano quanto siano paganti per la collettività il sacrificio e la generosità con cui i singoli operatori agiscono quotidianamente, dimostrandoci il grado di efficienza finora raggiunto dalla Polizia di Stato.
Quello che non sempre traspare è, tuttavia, lo sforzo e la difficoltà con cui vengono costantemente adeguati, sotto il profilo tecnologico, i mezzi e gli equipaggiamenti per fronteggiare le diversificate forme di criminalità, che richiedono non solo ingenti stanziamenti ma anche un’oculata analisi delle dinamiche evolutive dei fenomeni criminali per poterli neutralizzare e disarticolare con sempre più efficacia e rapidità.
Una storia, quella della Motorizzazione della Polizia italiana, che si è modellata seguendo il divenire stesso della nostra società, facendola interprete del cambiamento, espresso, via via, attraverso stili di vita diversi, mode e sensibilità più spiccatamente aderenti alla contemporaneità, sempre cangiante e diversificata a motivo della globalizzazione.
Il volume, curato da Paolo Masotti, evidenzia non soltanto i livelli di efficienza raggiunti finora dalla modernizzazione della Polizia ma pone l’accento sull’essenza stessa delle sue funzioni, da sempre incentrate sulla capacità dei suoi appartenenti di fare propri i ritrovati della tecnologia per meglio affinare l’intuito, il coraggio, l’abnegazione individuali.
Questo spiega perché le sfide di ammodernamento e di potenziamento, cui la Polizia del futuro è chiamata, spingano, sempre più, a riservare risorse alla professionalizzazione e alla valorizzazione del fattore umano piuttosto che investire unicamente in tecnologie innovative.
È anche grazie a ciò se l’evoluzione della nostra Motorizzazione non sia stata fine a se stessa ma sia servita al processo di modernizzazione e di sviluppo della nostra Nazione.
* Primo Dirigente, direttore del Museo e del “Settore Storico” dell’Ufficio IV- Relazione Esterne, Cerimoniale e Studi Storici.
2. Anni di evoluzione
Da una trentina d’anni la Polizia di Stato ha iniziato un’opera sempre più attenta di valorizzazione della propria storia attraverso un percorso di recupero e salvaguardia di molti tra i propri veicoli adottati nel corso dei decenni.
Questo processo è culminato nel 2004 con l’inaugurazione del Museo delle Auto della Polizia di Stato di Roma che, attraverso una visione contestualizzata, ha reso tangibile l’evoluzione storica e sociale del nostro Paese che può essere raccontata anche attraverso l’adozione di un certo tipo di mezzo, del suo equipaggiamento o della sua livrea.
Ecco, pertanto, come la pur affascinante rassegna di veicoli diviene materia degna di essere raccontata, ripercorrendo un itinerario nel quale potranno identificarsi non solo coloro che ne hanno fatto utilizzo fino a divenirne “compagni di vita” in tanti anni di servizio, ma anche tutti quei cittadini disposti ad attribuire ad essi l’ideale ruolo di portatori dei valori di legalità, di altruismo e di abnegazione.
Proprio tenendo conto di tutto ciò, non ci sarà difficile comprendere come una vettura come la Willys Jeep MB/Ford GPW, abbandonata in Italia in migliaia di unità dagli Alleati, costituisca il simbolo di una pace ritrovata ma, allo stesso tempo, di un precario ordine pubblico da mantenere, dato che è soprattutto la Celere ad utilizzarla nei suoi caroselli tra i manifestanti insieme ai jeepponi Dodge WC e alle autoblindo Chevrolet Staghound o Humber MK IV. A partire da Roma, nel dicembre 1944, vengono istituiti su tutto il territorio nazionale i Reparti “Celere” e “Mobile” adibiti alla salvaguardia, oltre che dell’ordine, anche del soccorso pubblico.
Sono gli anni nei quali la criminalità imperversa quasi indisturbata, sfruttando la disorganizzazione di una Polizia priva di adeguati mezzi di contrasto. Manca qualsiasi coordinamento e non esiste un servizio di pronto intervento, soprattutto nelle grandi città anche se Milano, mediante il numero telefonico 777, si dota di spartani mezzi di risposta ai cittadini già dal 1° settembre 1945. Le Volanti non sono però allertate mediante un sistema radiomobile che non esiste, ma devono contattare la centrale ad intervalli regolari da telefoni pubblici per informarsi ed intervenire nelle situazioni di pericolo già segnalate. Il controllo del territorio e la prevenzione sono anch’essi pressoché inesistenti. È l’epoca delle prime FIAT 1100 e di innumerevoli vetture, motociclette ed autocarri, spesso di fabbricazione estera, che vengono reperiti nei campi ARAR, creati allo scopo di ottimizzare le residue risorse esistenti, mediante il loro recupero, smistamento e riutilizzo nella pubblica Amministrazione.
E che dire del si