Antonella Fabiani
Centro di innovazione
La Palazzina di via Panisperna si propone come laboratorio di ricerche internazionali e, grazie al Museo, come mezzo di diffusione della cultura della fisica
Esiste nel cuore di Roma un luogo unico e speciale con una storia leggendaria alle spalle che da qualche anno ha ripreso la propria vocazione originaria di fare ricerca scientifica. Parliamo del Museo storico della fisica e Centro studi e ricerche Enrico Fermi (Cref) collocato all’interno del compendio del Viminale, precisamente nell’edificio che ospitava l’Istituto di fisica e dove Enrico Fermi e un gruppo di fisici, i famosi “ragazzi di via Panisperna” negli anni Trenta condussero i primi esperimenti sulla radioattività indotta da neutroni, fondamentali per il futuro sviluppo dell’energia nucleare. Edificio che, ceduto a partire dal 1937 al ministero dell’Interno, grazie a una proposta alla fine degli Anni ’90, di alcuni scienziati, cittadini e politici, ha iniziato il suo percorso per diventare un Museo della Fisica dedicato a Enrico Fermi. Successivamente l’idea divenne realtà con la legge n. 62 del 15 marzo 1999, con la quale veniva istituito il “Museo Storico della Fisica e Centro studi e ricerche Enrico Fermi”. Nasceva così l’Ente ricerche, che restituiva la famosa palazzina di via Panisperna ad un uso scientifico e con l’obiettivo di riportare alla memoria del pubblico le scoperte fondamentali del grande fisico italiano. Un obiettivo raggiunto completamente con il restauro della palazzina inaugurata nell’ottobre del 2019, ben venti anni dopo.
A dirigere oggi il Centro il professore Luciano Pietronero che raggiungiamo nel suo studio all’interno dello storico edificio: «La palazzina fa parte della storia architettonica del Viminale – osserva – perché si trova inglobata nel perimetro del ministero dell’Interno e oggi ospita il Centro. Oggi qui sono riuniti i laboratori, gli studi dei ricercatori, un’aula magna e un bellissimo Museo che racconta la storia delle scoperte della fisica del Novecento avvenute in questo edificio. È un luogo con due anime – afferma – da una parte il Centro di ricerca aperto a progetti di innovazione e accanto il Museo dedicato alla diffusione della cultura scientifica, ma anche alla preservazione e diffusione del ricordo della vita e delle opere di Enrico Fermi. Se il periodo della pandemia ha necessariamente fermato il flusso dei visitatori è mia intenzione mettere in campo tutto ciò che è necessario per ricominciare sempre nel rispetto delle regole di sicurezza che richiede lo spazio in cui ci troviamo».
«Attualmente dirigo il Centro con l’obiettivo di sviluppare un’attività di ricerca scientifica secondo una visione di avanguardia sulle diverse discipline che implica una serie di elementi come la multidisciplinarietà. Ritengo – prosegue il presidente – che aver restituito a questa palazzina il suo passato prestigioso e di aver creato l’opportunità di darle un nuovo futuro con una attività di ricerca collegata alla nostra epoca sia di grande importanza. Questo penso significa proseguire anche la lezione che ha lasciato Fermi a noi fisici, e cioè di percorrere strade sempre nuove. La mia idea è di intraprendere percorsi di ricerca interdisciplinare, perché i nuovi problemi a cui la scienza è chiamata a rispondere negli ulti anni fanno sempre più riferimento al campo dei sistemi complessi che richiedono la collaborazione di esperti in diversi ambiti come Fisica, intelligenza artificiale, bio