Paolo Bertoli*
Leonessa d’Italia
Accoglienti ed efficenti, Brescia e il suo territorio guardano al futuro grazie alla forza dei suoi cittadini e all’attività di controllo della questura
Passano i decenni e cambiano le declinazioni che assume, ma la forza resta la cifra distintiva di Brescia e dei bresciani, il tratto del carattere che determina l’agire e che anche recentemente le ha permesso di ripartire nonostante la ferita profonda lasciata dalla pandemia che, qui come nella vicina Bergamo, ha colpito più duro che in tutto il resto d’Italia.
Una forza che ha saputo esprimersi nell’industria e che ora, in tempi diversi, mostra il suo meno noto ma straordinariamente interessante volto nell’opportunità di essere, proprio insieme a Bergamo, Capitale della Cultura. Ma Brescia è molto altro.
È la terra natale di sportivi che hanno saputo conquistare traguardi senza precedenti: l’oro olimpico del desenzanese Marcell Jacobs o i successi in bici del valsabbino Sonny Colbrelli.
È la città che ha dato origine alla Mille Miglia, la “corsa più bella del mondo”, che ha unito la forza dei motori sportivi alla bellezza dei panorami dell’Italia più vera e che oggi rivive nella sua rievocazione storica come un inno alle bellezze italiane da conservare, valorizzare e promuovere.
Brescia è stata la città ferita dalla strage di piazza della Loggia del 1974 e che, anche in quel caso, ha saputo dimostrare la forza di reagire, seminando legalità e costruendo le tante iniziative per la memoria e la ricerca della verità che hanno reso evidente, ancora una volta, la capacità della città tutta di non arrendersi a pagine della nostra Storia che qualcuno vorrebbe restassero oscure. Brescia ha sempre voluto sapere. Lo ha chiesto con forza perché sa bene di avere la forza di sopportare, capire e reagire. Oggi come ieri.
La citazione delle prime righe, da “Alla Vittoria” di Giosuè Carducci ci porta alla Storia delle “Dieci giornate”, alla gloriosa resistenza della città agli austriaci del 1849, che le valse la medaglia d’oro come “Benemerita del Risorgimento” e che fece dire al generale Haynau “avessi avuto io tremila di questi inferociti ed indemoniati bresciani, Parigi sarebbe stata mia in breve tempo”.
Il carattere di Brescia e dei bresciani è rimasto quello di allora. In una città che è molto cambiata, la forza, declinata in determinazione, voglia di fare, caparbietà e capacità di resistere e adattarsi, ha sempre avuto un ruolo di primo piano nella risposta alle sfide che il tempo ha via via portato, a volte anche con prepotenza, ad essere impellenti.
Per decenni la forza motrice dell’innovazione industriale ne ha fatto la “capitale del tondino” punto di riferimento nazionale e internazionale della siderurgia e inevitabilmente punto di approdo di ondate migratorie dal sud Italia prima e dall’estero poi, con migliaia di lavoratori, e le loro famiglie, assorbiti dall’industria e dall’edilizia. Non sono stati anni semplici. L’ambiente ne paga ancora le conseguenze e il tessuto sociale ha dovuto reinventarsi.
Un recente studi