a cura di Cristina Di Lucente
Il sogno della 1.000 miglia
Brescia. La “corsa più bella del mondo”, la 1.000 miglia, è da sempre accompagnata dalla scorta della Stradale che segue la carovana di auto senza tempo lungo il percorso che attraversa il Paese per strade cittadine e splendidi paesaggi rurali, assicurandone il servizio di sicurezza. Per questa edizione però, anche un poliziotto “in borghese” ha partecipato in veste di concorrente: Dennis Pesci (nella foto, in piedi sulla destra) in servizio alla Divisione anticrimine della Leonessa d’Italia – dato quasi ovvio, visto il forte legame della città alla storica competizione da cui parte e si conclude – ha portato a termine la gara a bordo di una fiammante Renault 4 cavalli del ’48, il modello che guidò il mitico Jeanne Redelé, storico fondatore della casa automobilistica Alpine.
Tutto è nato casualmente lo scorso anno, mentre scambiava quattro chiacchiere con l’amico fotografo Gabriele Strada al tavolino di un bar in attesa della sfilata delle auto storiche: «Che ne dici se partecipassimo anche noi? La prima cosa sarebbe trovare una macchina con un budget limitato».
Detto fatto: dopo aver individuato il “bolide” in una casa d’aste – per far partecipare un’autovettura, il regolamento prevede che sia stata prodotta entro il 1957 e il modello deve aver preso parte alla competizione originale – i due amici hanno deciso di acquistarlo e, passo dopo passo, hanno compiuto tutti gli step per arrivare al fatidico giorno prima della partenza, quello delle verifiche tecniche con le quali un team di meccanici specializzati dichiara l’idoneità alla gara, non senza piccoli inconvenienti che sono riusciti a superare e che, in fin dei conti, fanno parte del “gioco”; e così, con l’adrenalina a mille, sono partiti.
«Due stazze come le nostre in una scatola di sardine – dichiara Dennis con soddisfazione – nessuno avrebbe scommesso sulla riuscita dell’impresa, c’era persino chi diceva che a malapena saremmo arrivati a Roma». E invece, pur stressati per le poche ore di sonno – quando termina una tappa bisogna consultare il meccanico che presta assistenza e poi trovarsi alle 6 della mattina successiva sulla linea di partenza – preoccupati per ogni minimo cigolio della carrozzeria o scoppiettio del motore, hanno superato, una dopo l’altra, tutte le tappe della 4 giorni, da Brescia a Milano Marittima, passando per Roma, Parma, per il circuito di Monza e Bergamo, per poi rientrare a Brescia, con la tappa conclusiva. Guidando ininterrottamente, dalle 6 di mattina alle 11 di sera, i due amici hanno vissuto un’esperienza estenuante, ma nel contempo appagante per l’accoglienza calorosa ricevuta dalle persone nei centri abitati. «Una della emozioni più forti è stata quella di incontrare un bambino a Poggibonsi (SI) che si è avvicinato con una bandierina della 1.000 miglia e la penna e ci ha chiesto un autografo; ha ricevuto in cambio anche un cappellino della Polizia di Stato». E poi l’arrivo, nella loro Brescia, tra gli applausi e il sostegno di tante persone, attirate dalla simpatia e dalla caparbietà di chi ha davvero creduto nel proprio sogno.
Il sangue non si fabbrica, si dona
Il 14 giugno, per la Giornata mondiale del donatore, l’Associazione donatori e volontari personale Polizi