Valentina D’Urso e Fabrizio Cesari

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I sistemi di videosorveglianza finanziati dal Pon Legalità a tutela delle aree strategiche per lo sviluppo

pon02 06-22

È l’alba e Sextus Patulcius Felix apre le porte della sua bottega da panettiere mentre il Cardo V Superiore inizia a svegliarsi. Fra poco anche le botteghe che si affacciano sul Decumano massimo animeranno una nuova giornata di lavoro e di affari a Ercolano, sotto lo sguardo attento dei nocturni e dei vicomagistri. È l’ottobre del 79 d.C. ed il Vesuvio non ha ancora colpito la città con la sua furia.

Facciamo un salto in avanti di circa 1.950 anni. Ancora oggi quelle strade sono piene di vita, meta di turisti che arrivano da tutto il mondo ad ammirare i tesori archeologici che la lava e la terra hanno conservato e che il Parco Archeologico di Ercolano salvaguarda e tutela. Dalla sommità delle antiche strutture di epoca romana numerosi occhi vigilano che tutto si svolga senza problemi; i notturni e i vicomagistri di un tempo hanno ceduto il passo a strumenti più sofisticati ed efficienti di sicurezza: i moderni sistemi di videosorveglianza.

I più importanti Parchi archeologici sono ormai monitorati con l’uso della tecnologia e dal 2020 anche quello di Ercolano può vantare sistemi (telecamere, dispositivi di lettura delle targhe, sensori intelligenti, una smart tower) che tutelano non solo le ricchezze che vi sono custodite, ma anche i visitatori che accoglie ogni giorno. Amedeo Maiuri, l’archeologo che proprio nell’area di Pompei ed Ercolano svolse gran parte della sua attività, diceva infatti che il Parco non va considerato come uno scrigno di tesori, ma come una città, con la sua urbanistica, la sua civiltà, il suo volto umano; insomma, un sistema vivo, che va tutelato proprio come i nostri centri urbani.

L’ammodernamento del sistema di sicurezza del Parco è stato reso possibile grazie a un finanziamento del Pon Legalità 2014 – 2020 dal valore di 3,5 milioni di euro (progetto Safety and security per il parco archeologico di Ercolano) investiti in strumenti di videosorveglianza integrati da una piattaforma ITC. 

«Il progetto nasce dall’esigenza di modernizzare le tecniche di sorveglianza dell’area e migliorare le condizioni di lavoro degli addetti ai servizi di vigilanza – spiega il Direttore Del Parco, Francesco Sirano – L’obiettivo è garantire condizioni di visita più sicure, nel rispetto della privacy, migliorando la fruizione del sito».

Un beneficio che non ricade solo sui turisti, ma sull’intera collettività locale. Il Direttore del Parco archeologico ci ricorda infatti che questo «si estende su oltre 4,5 h ed al suo interno ci sono zone aperte alla pubblica fruizione senza necessità di biglietto. Questo giardino pubblico frequentato da famiglie e da persone anziane della città di Ercolano, oltre che dai turisti, ha guadagnato molto dalla presenza della video sorveglianza. È grazie ad essa che abbiamo potuto fare segnalazioni tempestive alle Forze dell’Ordine, migliorando sempre più le condizioni di sicurezza dell’intera area. La tecnologia è un insieme fatto di strumentazioni innovative, ma anche di persone, che sono al centro della nostra attenzione, e per persone intendo sia i visitatori che gli operatori». 

Ma come si coniugano sistemi ultramoderni con la necessità di conservare la natura storica del sito? Ce lo spiega sempre Sirano: «Il lavoro di adattamento della tecnologia alla realtà antica è molto importante; siamo in un sito Unesco di rilevanza mondiale e questo ha fatto sì che si dedicasse particolare cura nell’avere le tecnologie il meno invasive possibile e adeguate, sia per posizione che per colore e per dimensioni, al decoro generale dell’area, con risultati apprezzabili in tal senso».

Quindi, videosorveglianza a tutela delle persone, del territorio e delle aree strategiche ad attrazione culturale, ma non solo.

L’Asse 2 del Pon Legalità, uno dei sei pilastri in cui si articola il Programma Operativo Nazionale e attraverso il quale è stato possibile realizzare l’intervento su Ercolano, ha infatti l’obiettivo più ampio di rafforzare le condizioni di legalità delle aree strategiche per lo sviluppo economico.

Con una dotazione finanziaria di base di quasi 99 milioni di euro, l’Asse 2 parla anche al mondo economico e delle imprese. Gli stanziamenti previsti, volendo rafforzare le condizioni di legalità delle aree votate allo sviluppo economico attraverso sistemi tecnologici di sorveglianza, puntano indirettamente a migliorarne l’attrattività in termini economici e di investimenti, con evidenti ripercussioni sull’occupazione.

Ne è un esempio il progetto ASI…Cura, del Consorzio ASI Napoli che dal 1962 si occupa di sviluppo territoriale, in particolare di sviluppo industriale, in provincia del capoluogo partenopeo. 

Finanziato per circa 7 milioni di euro ASI…Cura opera sul fronte dell’attività industriale con l’obiettivo di ripristinare le condizioni di sicurezza e prevenire eventuali fenomeni criminali nei quattro agglomerati industriali di Giugliano-Qualiano, Nola-Marigliano, Caivano e Acerra. Attraverso l’utilizzo di apparecchiature di ripresa intelligenti, impiegate per garantire sicurezza, e di sensori per il monitoraggio dell’inquinamento ambientale che analizzano, controllano e allertano sulla qualità di aria e acqua, il sistema tecnologico garantisce maggiori standard di qualità non solo a chi vive il territorio, ma anche a chi decide di investirvi.

«Il progetto – spiega Giuseppe Romano, Presidente del Consorzio ASI Napoli – ha permesso di raggiungere due obiettivi: evitare intrusioni delinquenziali all’interno degli agglomerati e rendere all’esterno il concetto di area attrattiva, ma anche sicura. In un periodo in cui è difficile far permanere le attività produttive su questo territorio, non solo siamo riusciti a mantenere gli insediamenti in loco, ma abbiamo aumentato l’attrattività dell’area realizzando nuovi investimenti, come il progetto ASI…Cura, appunto. In questo modo siamo riusciti ad allocare nuove industrie all’interno degli agglomerati, a realizzare nuovi posti di lavoro e a garantire che il Meridione sia trainante e non più trainato».

Un progetto di controllo del territorio tanto più importante, perché ben quattro dei sette agglomerati che compongono il Consorzio ricadono nella cosiddetta “Terra dei fuochi” e nel corso degli anni erano stati abbandonati a loro stessi diventando delle vere e proprie discariche a cielo aperto. L’innovazione della videosorveglianza ha quindi apportato benefici anche in termini di salute dell’ambiente e delle persone, come ci spiega Salvatore Puca, Direttore del Consorzio e responsabile del progetto: «Grazie ad ASI…Cura abbiamo installato portali di ingresso e di uscita per monitorare ciò che entra e ciò che esce dal Consorzio, telecamere di vario tipo, e una stazione di droni per ciascun agglomerato in grado di intervenire direttamente dove scatta un alert. Il progetto prevede sistemi intelligen-ti in grado di monitorare lo scarico abusivo di rifiuti, e centraline per la qualità dell’aria che consentono di individuare l’inquinamento derivante dai camini o dagli incendi di rifiuti e di intervenire direttamente».

L’investimento in sicurezza trova riscontri positivi anche nelle testimonianze degli imprenditori che operano all’interno dell’area, come Paola Scardamaglia: «Siamo qui da 20 anni e nel tempo ho visto riqualificarsi la zona. ASI…Cura è decisamente un intervento innovativo. Sapere che l’area è costantemente vigilata rappresenterà un enorme slancio per le nostre attività».

Sottolinea invece l’impatto positivo sull’ambiente Iuri Bervicato, imprenditore locale: «L’intervento, oltre agli opifici, tutela anche la salute di tutti gli attori presenti nell’area industriale. Come imprenditori ci auguriamo che si tratti di un inizio che riguardi a 360 gradi la sicurezza dei cittadini, degli operatori, e della salvaguardia ambientale dei nostri territori».ϖ

14/06/2022