a cura di Mauro Valeri
Il mercato della cocaina
L’analisi di Europol e del Centro di monitoraggio europeo delle droghe sulla polvere bianca nel nostro Continente
1. Introduzione
Lanciata il 6 maggio a Bruxelles, l’analisi dei mercati europei di cocaina e metanfetamine, realizzata da due agenzie dell’Ue, l’Europol e l’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (Oedt), fornisce un approfondito sguardo sul fenomeno, unendo i dati dell’intelligence operativa di Europol sulla criminalità organizzata con il sistema di monitoraggio dei flussi di droga dell’Oedt. Il rapporto, che viene pubblicato ogni 3 anni, evidenzia come il ruolo dell’Europa nella produzione e nel commercio internazionale di droga stia cambiando, l’aumento delle attività di produzione nel nostro Continente e come la collaborazione tra gruppi criminali in tutto il mondo stia ampliando il mercato e creando nuove minacce alla sicurezza. Concetti, questi, che ha ribadito, durante la conferenza stampa di lancio del report, il direttore esecutivo di Europol, Catherine De Bolle:
«Il commercio di droghe illegali continua a rappresentare il principale affare della criminalità organizzata. Quasi il 40 % delle reti criminali operanti a livello internazionale segnalate a Europol sono attive nel traffico di droga. La lotta a questo commercio illegale è una priorità fondamentale per Europol e questa analisi ci supporta nella comprensione delle dinamiche del mercato ed è fondamentale per formulare risposte efficaci da parte delle forze dell’ordine». Il direttore dell’Oedt, Alexis Goosdeel, ha invece sottolineato:
«Le nostre nuove analisi mostrano che ora siamo di fronte a una minaccia crescente proveniente da un mercato della droga più diversificato e dinamico, guidato da una più stretta collaborazione tra le organizzazioni criminali europee e internazionali. Ciò ha portato a livelli record di disponibilità di droga, aumento della violenza e della corruzione, e maggiori problemi di salute. In risposta, dobbiamo essere ancora più sensibili ai segnali provenienti dal mercato e investire in una maggiore azione coordinata, non solo in Europa, ma anche con i nostri partner internazionali nei paesi produttori e di transito».
In questo inserto vengono riportati i punti salienti dell’analisi sul mercato della cocaina in Europa, dalla produzione al traffico e dalla distribuzione all’utilizzo.
2. La cocaina
La cocaina è un prodotto naturale estratto dalle foglie di Erythroxylum coca ed Erythroxylum novogranatense, arbusti tropicali ampiamente coltivati nella regione andina-amazzonica. È la droga stimolante illecita più consumata in Europa e viene prodotta, principalmente, in Bolivia, Colombia e Perù. I livelli di consumo variano nei diversi Paesi risultando essere più elevati nel sud e nell’ovest dell’Europa. Si stima che circa 14 milioni di adulti nell’Unione europea (tra i 15 e i 64 anni), quasi il 5% di questa fascia di età, abbiano provato la cocaina durante la loro vita. In Europa, la cocaina è disponibile in due forme. La più comune è un sale cloridrato, a volte indicato come “cocaina in polvere”. Viene anche prodotta una forma fumabile di questa droga, meno disponibile e comunemente nota come “crack”. La cocaina crack che circola in Europa è prodotta dal cloridrato di cocaina, con un processo noto come basificazione. Circa il 60 % dei consumatori di cocaina, che entrano in trattamento per ridurre la dipendenza, riferiscono di usare la droga tra i 2 e i 7 giorni alla settimana. Il fumo di cocaina è invece associato a un uso maggiore, a consumi più frequenti, ed è in aumento in diversi Paesi. I danni alla salute legati al consumo regolare di cocaina, principalmente di tipo cardiaco e mentale, risultano poi incrementati quando è utilizzata insieme all’alcol. La cocaina viene trafficata in Europa dai Paesi produttori del Sud America sia per via aerea che marittima, attraverso numerosi metodi e rotte. Nel 2020, per il quarto anno consecutivo, è stato registrato il più alto quantitativo di cocaina mai sequestrato, 214,6 tonnellate, nell’Ue, in Norvegia e in Turchia. I sequestri operati in Belgio, nei Paesi Bassi e in Spagna hanno costituito il 73% del totale. I primi dati del 2021 evidenziano che la quantità sequestrata in Europa è ancora aumentata. Le maggiori quantità di cocaina sequestrate sono contrabbandate in Europa nascoste in navi da carico, principalmente in container marittimi. Queste partono dal Sud America, in particolare da Brasile, Colombia ed Ecuador, e sono dirette verso i grandi porti europei, in particolar modo quello di Anversa e di Rotterdam. Un’altra rotta frequentemente utilizzata, sia con il trasporto marittimo che con quello aereo, passa attraverso i Caraibi, il Nord Africa e l’Africa occidentale. I dati sui sequestri rivelano che la cocaina entra in Europa principalmente attraverso i Paesi occidentali e meridionali. Recentemente, tuttavia, sono stati effettuati sequestri di grandi quantitativi di cocaina anche in altre parti d’Europa, probabilmente perché i trafficanti hanno esteso le loro attività ai porti dove le misure di contrasto sono da loro percepite come meno rigorose. La lavorazione della cocaina avviene oggi principalmente in Europa, come dimostrano i grandi sequestri di prodotti chimici, in particolare acetato di etile e adulteranti associati alla produzione di cocaina, che qui hanno avuto luogo.
3. Le reti criminali
Le reti criminali coinvolte nel traffico di cocaina collaborano tra loro per espandere le proprie attività e raggiungere nuovi mercati, ad esempio condividendo ed esternalizzando informazioni e servizi. L’analisi delle comunicazioni criminali crittografate ha dimostrato che i broker svolgono un ruolo chiave all’interno delle reti di traffico di cocaina. Collegano infatti reti criminali con competenze diverse, agendo da intermediari tra gli operatori sul campo, altri broker, fornitori di servizi e criminali di alto livello. È stato registrato un numero crescente di incidenti violenti legati al mercato della cocaina nell’Ue: le reti criminali sono diventate infatti più violente rispetto al passato. La concorrenza tra fornitori si è intensificata, determinando un aumento del numero di scontri violenti, in particolare nei porti marittimi e diretti contro lavoratori e