Mauro Valeri

Scena del crimine

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Aperta, dalla Corte penale internazionale dell’Aia, l’indagine sui crimini commessi in Ucraina. Al suo fianco Eurojust e le forze di polizia

estero 05-22

«Siamo qui in Ucraina perchè questa è una scena del crimine. Abbiamo motivi ragionevoli per credere che vengano commessi crimini all’interno della giurisdizione della Corte penale. Dobbiamo dissolvere la nebbia della guerra per arrivare alla verità». Queste le parole del giudice britannico Karim Asad Khan, procuratore capo della Corte penale internazionale (Cpi), dopo aver visitato Bucha, cittadina alle porte di Kiev, dove, dopo la liberazione dalle forze di occupazione russe, sono stati trovati, nelle case, nelle strade e nelle fosse comuni, centinaia di civili uccisi. L’annuncio del procuratore dell’apertura dell’indagine risale ai primi giorni di marzo: «Il mio ufficio – prosegue Khan – ha ricevuto segnalazioni sulla situazione in Ucraina da 41 Stati membri della Corte penale internazionale, consentendomi così di avviare immediatamente un’indagine e iniziare la raccolta delle prove. Questa è una chiamata collettiva all’azione senza precedenti da parte degli Stati membri. La squadra investigativa che ho inviato nella regione ha già iniziato le attività di raccolta delle prove. Le indagini penali internazionali richiedono il coinvolgimento di tutti coloro che possono detenere informazioni rilevanti per il nostro lavoro. In particolare, i testimoni, i sopravvissuti e le comunità colpite devono avere il potere di contribuire attivamente alle nostre indagini. Non possono esserci spettatori nel nostro sforzo per stabilire la verità e perseguire i presunti responsabili di crimini internazionali. Posso quindi annunciare che il mio Ufficio ha istituito un portale dedicato (icc-cpi.int/ukraine) attraverso il quale qualsiasi persona in possesso di informazioni rilevanti per la situazione ucraina può contattare i nostri investigatori. Incoraggio tutti coloro che hanno informazioni rilevanti a farsi avanti e contattare il nostro team attraverso questa piattaforma. Sottolineo che, se gli attacchi sono diretti intenzionalmente contro la popolazione civile o contro oggetti civili, siamo di fronte a un reato. Non vi sono giustificazioni legali né scuse per attacchi indiscriminati o sproporzionati nei loro effetti sulla popolazione civile».

Né la Russia né l’Ucraina fanno però parte dei Paesi che hanno ratificato lo Statuto di Roma, l’accordo costitutivo della Cpi. Tuttavia, lo Statuto prevede che un Paese non firmatario possa chiedere l’estensione della giurisdizione della Corte per i crimini commessi sul proprio territorio. Ed è proprio questo il caso dell’Ucraina, che aveva chiesto tale estensione già nel 2014 affinché la Corte gi

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12/05/2022