Valentina Pistillo

€uropolizia

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Poliziamoderna è entrata alla Zecca per scoprire le tecniche di produzione e conoscere l’incisore della moneta celebrativa da 2 euro

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Moneta, “colei che avverte”, era l’appellativo con cui i Romani si rivolgevano a Giunone poiché, secondo la leggenda, la dea avrebbe incitato le oche del Campidoglio, a lei consacrate, a starnazzare più forte per avvisare dell’arrivo dei Galli. Proprio sul colle romano, dove sorgeva il tempio a lei dedicato, nel 269 a. C., venne costruita la prima zecca. Il linguaggio popolare, in seguito, traspose l’appellativo della dea dapprima alla zecca, poi a ciò che produceva: la moneta. Fin da subito gli antichi romani la utilizzarono come mezzo di scambio economico ma anche come strumento comunicativo, per veicolare messaggi politici attraverso le immagini di senatori e imperatori che venivano incise su di esse. In tempi moderni la moneta continua a far “circolare” i simboli della memoria collettiva e dell’identità culturale del nostro Paese. Ecco perchè l’Ufficio relazioni esterne, cerimoniale e studi storici del Dipartimento della pubblica sicurezza ha proposto che fosse coniata una moneta circolante dal valore di 2 euro celebrativa dell’anniversario a cifra tonda della nostra Istituzione che compie 170 anni. Una novità assoluta per la Polizia di Stato, che coincide anche con un compleanno speciale: i venti anni della moneta unica della Unione europea, l’euro. L’idea è scaturita, come per il francobollo commemorativo, dalla volontà di rappresentare, anche sui 2 euro, il presente e il futuro. La grafica è semplice: campeggia principalmente la scritta Polizia di Stato e sono raffigurati una donna e un uomo in divisa, davanti all’auto di servizio. Poliziamoderna è entrata all’Istituto poligrafico e zecca dello Stato (Ipzs), cuore pulsante e fucina della coniazione, dove ha incontrato Annalisa Masini, l’incisore dei 2 euro “brandizzati” polizia. È una delle specialiste di questa rara e insolita professione, (se ne contano solo 8 in tutta Italia), un gruppo ristrettissimo, declinato quasi tutto al femminile. Per diventare incisore, occorre frequentare la “Scuola dell’arte della medaglia” dell’Ipzs, dove ci si specializza nell’arte del bassorilievo, per l’incisione delle monete e delle medaglie. «Il corso – afferma Annalisa Masini – prepara principalmente alla realizzazione di queste ultime ma getta le basi per sviluppare l’attività d’incisione su moneta che ha rilievi meno accentuati». Ma come nascono i 2 euro? Al Poligrafico, una commissione tecnico-artistica assegna le tematiche agli incisori per l’elaborazione dell’immagine che andrà sulla valuta da coniare. «Si preparano alcuni bozzetti su carta – spiega Masini– che vengono consegnati alla Commissione, presieduta dal ministero Economia e Finanze e da esperti d’arte esterni al Poligrafico, la quale valuta gli abbinamenti tra dritto e rovescio della moneta. Una volta stabilito il bozzetto, esce il decreto del ministero dell’Economia e Finanze, registrato sulla Gazzetta ufficiale e, a quel punto, si può iniziare la realizzazione della moneta. La prima fase consiste nel creare il bassorilievo, cioè dare la terza dimensione a un disegno cartaceo bidimensionale. Attraverso la plastilina, la cera, o altre materie plastiche, si dà vita al rilievo, quello che si vede impresso sulla moneta. Subito dopo aver realizzato questa fase con uno dei materiali di modellazione, il progetto viene passato sotto un laser scanner a luce strutturata che legge i rilievi alti e bassi, così come sono stati creati – aggiunge Masini – Completata la scansione, trasformata in file attraverso Carveco, un programma di grafica per la modellazione in 3D, si inizia a incidere il blocchetto di acciaio: la moneta virtuale, a questo punto, diviene il vero e proprio conio, con le altezze giuste ma soprattutto il diametro prefissato, poiché ogni moneta segue dei canoni stabiliti dalla Comunità europea. Per i 2 euro circolanti occorre rispettare delle caratteristiche tecniche molto rigide: 25,75 millimetri di diametro e il peso che è sempre di 8,50 grammi». La modellazione della moneta commemorativa raggiunge così la sua completezza: le 12 stelle dell’Unione europea a giro, la scritta Polizia di Stato, gli anni dell’Anniversario, la firma con le iniziali dell’incisore, il monogramma RI, Repubblica italiana, una piccola R sulla sinistra, simbolo della Zecca di Roma e l’immagine centrale, quella realizzata a bassorilievo. Annalisa Masini ci parla anche dei metalli usati per il conio: «L’acciaio che si utilizza per incidere è un metallo temperato che può subire vari trattamenti termici: a seconda delle fasi di realizzazione, l’acciaio può essere o indurito o ammorbidito, deve essere idoneo a resistere alle forti sollecitazioni. Quando si va sotto la pressa per coniare, la pressione arriva fino a 800/1000 chilonewton (1 kN equivale a 1000 Newton, unità di misura della forza, ndr). Nel caso dei 2 euro – continua l’incisore – i due tondelli assemblati durante la coniazione sono di metallo diverso: il cerchietto interno, dove c’è la modellazione e la scritta, è di ottone al nichel; mentre la corona esterna, dove vengono impresse le 12 stelle, è di cupronichel (una lega di rame e nichel, ndr)». Molte monete vengono realizzate anche in argento e di solito la lega usata è la 925. «Per il 170° Anniversario della polizia, la tiratura fissata è molto rigida: lo stabilisce il ministero del Tesoro, in base alle regole di circolazione. I 2 euro istituzionali verranno prodotti in 3 milioni di esemplari. 10mila sono realizzati con la tecnica del proof, (cioè “ di prova”, da collezione, ndr), con il fondo a specchio e la modellazione sabbiata. È la qualità migliore di moneta che la zecca possa produrre: il fondo, appunto, viene lucidato a specchio con punte diamantate. La parte che si vede impressa viene sabbiata e resa opaca per creare il contrasto con il fondo lucido. Le proof vengono emesse esclusivamente per appassionati di numismatica poiché rappresentano delle vere e proprie opere d’arte. Altri 20mila sono fior di conio: non presentando alcun segno di circolazione e non avendo imperfezioni conservano tutta la lucentezza della prima coniazione. Solitamente il fior di conio è ben inserito in un supporto, detto coincard, un blister che lo conserva dall’ossidazione; infine, ulteriori 10mila rotolini da 25 monete, avvolti dalla carta sulla quale è stampata la scritta Polizia di Stato, normalmente in uso alle banche, ma in questo caso acquistabili anche dai privati. Ben 2 milioni e 720mila saranno circolanti, sia in Italia, che è il Paese emittente, sia nell’Unione europea. Se saremo fortunati, le potremmo trovare tra le monete di resto quando andiamo a fare la spesa», conclude sorridendo Annalisa Masini.

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Una preziosa collezione
Non solo monete, ma medaglie, conî, punzoni, modelli in cera e macchinari industriali d’epoca. È la pregiatissima esposizione del Museo della Zecca di Roma che, dopo una lunga permanenza presso il ministero dell’Economia e delle Finanze, ha inaugurato, a ottobre 2016, la nuova sede all’interno del complesso industriale del Poligrafico e Zecca dello Stato presso via Salaria 712, a Roma. Un suggestivo spazio espositivo valorizzato dalla presenza dei resti di un mausoleo di epoca romana imperiale. Nella realizzazione del nuovo percorso espositivo sono state sottolineate le caratteristiche di una struttura strettamente legata, fin dalla sua origine, all’attività produttiva della Zecca di Roma della quale serba ancora oggi l’impronta inconfondibile e dalla quale le sue collezioni continuano a essere alimentate. Gabinetto numismatico dello Stato Pontificio prima, museo dello Stato Italiano poi, il Museo della Zecca possiede una collezione di oltre 20mila opere: le monete con una ricca raccolta di emissioni di Stati italiani ed esteri dal Medioevo ai giorni nostri, le medaglie opera degli artisti più celebri di tutti i tempi, i conî e i punzoni della raccolta pontificia, i modelli in cera tra cui spiccano le opere di Benedetto Pistrucci, illustre incisore romano autore della sterlina d’oro e le macchine industriali d’epoca, concreta testimonianza delle trasformazioni tecnologiche avvenute tra 800 e 900 in un settore produttivo particolarmente delicato come quello legato alla moneta e alle carte valori. Il percorso espositivo del Museo della Zecca si configura come un vero e proprio viaggio attraverso la storia d’Italia vista con gli occhi di uno stabilimento produttivo ancora oggi in attività. L’accesso al Museo è a titolo gratuito previa prenotazione obbligatoria. È possibile consultare i giorni di apertura al pubblico ed effettuare la prenotazione online sul sito museozecca.ipzs.it.

11/04/2022