Chiara Distratis
Medaglie dal freddo
Le Olimpiadi invernali di Pechino 2022 si sono chiuse con una spettacolare cerimonia nel “Nido d’uccello”, lo stadio nazionale di Pechino. Fulcro della manifestazione il passaggio di consegne a Milano-Cortina: il sindaco di Milano, Beppe Sala, e quello di Cortina, Gianpietro Ghedina hanno sventolano insieme la bandiera a cinque cerchi e Malika Ayane ha cantato l’inno di Mameli accompagnata al violino da Giovanni Andrea Zanon. Viene dato quindi l’appuntamento a tra quattro anni per la venticinquesima edizione dei Giochi olimpici invernali in Italia. Questa di Pechino è stata un’edizione che ha visto la spedizione azzurra tra le migliori nazioni, grazie alle 17 medaglie di cui 2 ori, 7 argenti e 8 bronzi. Con questi risultati, l’Italia si è piazzata al tredicesimo posto del medagliere tradizionale (dove l’oro pesa più rispetto alle altre medaglie, ndr) ma è nona nel conteggio all’americana, che tiene conto del numero complessivo di podi. Secondo risultato migliore della storia delle Olimpiadi invernali, dietro solo a Lillehammer 1994, dove gli azzurri si portarono a casa 20 medaglie. Fondamentale per questa impresa il contributo degli atleti delle Fiamme oro che vincendo 1 oro, 1 argento e 2 bronzi, hanno conquistato il risultato migliore tra tutti i gruppi sportivi militari e dei Corpi dello Stato.
Stefania Costantini
Medaglia d’oro nel curling doppio misto
Questa è stata la mia prima Olimpiade ed ero felicissima già all’idea di poter partire, perché fino a qualche mese prima c’era il dubbio che la potessero posticipare. Prima di volare a Pechino mi sono riproposta di godermi ogni istante di questa esperienza e così ho fatto: siamo arrivati il 30 gennaio e fino al 2 non ci siamo allenati, quindi in quei giorni, visto che non potevamo uscire a causa delle restrizioni per il Covid, ci siamo goduti il villaggio olimpico dove comunque c’era una zona svago, la palestra e un piccolo centro commerciale con il parrucchiere e dei negozi. Poi è iniziata la competizione ed è andata molto bene sin dal principio. Nel girone abbiamo vinto tutte le partite abbastanza tranquillamente, giusto con la Svezia è stato un incontro, come diciamo noi roller coaster, come le montagne russe, come ne capitano spesso: qualche mano è stata giocata meglio da noi, qualcuna da loro e abbiamo combattuto fino all’ultimo tiro. Nel nostro sport per una medaglia dobbiamo giocare tanti incontri (a Pechino 11) e quindi è normale che ci siano partite in cui siamo al 100%, ma capitano anche quelle in cui si fa qualche errore, però l’importante è giocare sempre meglio dell’avversario e questo lo abbiamo fatto. Essendo il curling poco conosciuto in Italia non siamo abituati a un grande tifo, aspettavamo le Olimpiadi anche perché sarebbero state l’occasione giusta per avere un pubblico numeroso, sentire il calore delle persone e il tifo ed effettivamente sapere che le competizioni sarebbero state a porte chiuse mi dispiaceva un po’. In realtà, essendo i primi a iniziare, venivano ad assistere ai nostri incontri anche atleti e tecnici di altre discipline, quindi un po’ di sostegno lo abbiamo avuto comunque. Ma soprattutto, man mano che andavamo avanti, ci è arrivato il calore delle persone che tifavano per noi dall’Italia. Ho iniziato a praticare questo sport quando avevo 8 anni, una ragazza che conoscevo mi ha chiesto di provare e così non ho più smesso. Fino a poco tempo fa la mia routine gioraliera iniziava la mattina presto con gli allenarmi a secco, poi il lavoro e la sera con gli altri allenarmi. Invece adesso grazie alle Fiamme oro ho questa nuova opportunità di fare della mia passione il mio lavoro ed è fantastico. Si sono interessati al nostro sport ancora prima di tutto questo. La cosa più bella è che io con questa medaglia gli ho potuto restituire qualcosa, loro mi hanno dato questa grande opportunità e io sono contenta di aver portato questo oro anche per il gruppo sportivo.
Federico Pellegrino
Medaglia d’argento nello sprint tecnica libera dello sci di fondo
Le mie Olimpiadi sono state veramente un bel viaggio che è iniziato da Soči 2014, quando dopo essere arrivato undicesimo nella mia gara mi sono chiesto se dopo otto anni sarei riuscito a essere più competitivo e giocarmi magari una medaglia. Otto anni perché a causa dell’alternanza ai grandi eventi delle tecniche nella sprint a Pyeongchang 2018 è stata la volta della tecnica classica e quindi a Pechino avrei potuto gareggiare nuovamente in tecnica libera, il mio cavallo di battaglia. Nel frattempo sono arrivati anche dei bei risultati, le prime vittorie in Coppa del mondo, il Mondiale nel 2017 e poi l’Olimpiade in Corea con la medaglia d’argento. Dopo quel successo Pechino 2022 da sogno è iniziato a diventare sempre più un obiettivo reale. Negli ultimi quattro anni mi sono allenato tra alti e bassi sempre concentrato in funzione di questo momento. Alla fine della passata stagione abbiamo avuto anche dei problemi a livello di quadro tecnico; ho iniziato una nuova preparazione con un allenatore straniero e quindi con nuove difficoltà e tante incognite, però alla fine sono riuscito a centrare il mio obiettivo, che era di arrivare a Pechino 2022 pronto e preparato per giocarmela con i più forti. Ero competitivo, la pista in quota mi piaceva, la tecnica era la mia tecnica libera e allora mi sono detto… dai, cerchiamo di andare a raccogliere un risultato importante. In Cina c’è stato tanto freddo, vento, l’altitudine, l’assenza del pubblico e qualche controllo in più a causa del Covid; c’è stata sicuramente un po’ di incertezza, grande stress per cercare di far sì che tutto non svanisse magari con una positività prima ancora di partire, ma fortunatamente tutto è andato per il meglio. Il giorno della gara è stato veramente fantastico: non ero sicuro di poter riuscire a prendermi una medaglia, però andando avanti nelle qualificazioni sono cresciute sempre più la fiducia in me stesso, la voglia e la possibilità di riuscire a raggiungere un altro grande risultato. Nella finale ho ceduto il passo solo al mio giovane avversario norvegese Johannes Klaebo, che dal 2018 è letteralmente imbattibile. L’ultimo che ci è riuscito sono stato io, subito dopo le Olimpiadi coreane. Quindi onore a Johannes Klaebo che ha conquistato l’oro, ma anche a me che ho vinto il mio oro arrivando sul secondo gradino del podio. Appena ho tagliato il traguardo ho provato un’emozione incredibile, sono corso da mia moglie, erano presenti anche gli skiman e il fisioterapista che mi hanno accompagnato negli allenamenti all’estero e poi, tramite un maxischermo, c’era in collegamento da casa la mia famiglia. Penso che questo argento sia il risultato più importante della mia carriera per come è stato costruito, all’età in cui l’ho raggiunto perché, se pure trentadue anni non siano tanti per la carriera di un fondista, per le sprint lo sono eccome. Mi auguro che tutta l’Italia, sia gli appassionati di sport ma anche chi non lo è, grazie ai Giochi abbia iniziato a seguire il mio sport e mi auguro che tutta la famiglia delle Fiamme oro sia orgogliosa di me, di quello che faccio in campo, del mio modo di approcciarmi alla vita da atleta dedicandomi al cento per cento con tanta passione, dedizione, perseveranza e professionalità al mio lavoro.
Tommaso Dotti
Medaglia di bronzo nei 5.000 metri staffetta maschile di short track
Questa era la mia terza Olimpiade dopo Sochi 2014 e Pyeongchang 2018 dove però non ero salito sul podio. Questa medaglia è stata il coronamento di una carriera ricca di alti e bassi, ma devo dire che l’attesa ne è valsa la pena. Ancora adesso solo parlandone mi emoziono. Nonostante la pandemia, le Olimpiadi sono state un momento speciale come lo erano state le altre, il clima olimpico si è comunque sentito, ma sicuramente sono state diverse perché eravamo bloccati tra palazzetto del ghiaccio e villaggio, non potevamo uscire, non potevamo fare niente al di fuori delle gare, degli allenamenti e del villaggio. Mi sono fermato a Pechino quasi un mese, è stato un periodo molto bello che è volato e poi la medaglia è stata la ciliegina sulla torta che ha reso l’avventura ancora più indimenticabile. La gara è andata bene, in partenza eravamo cinque squadre: c’era molto caos e nervosismo. Tatticamente non siamo stati impeccabili perché ci siamo ritrovati nelle retrovie, però siamo stati pazienti e determinati ad andare a prenderci la medaglia nell’ultimo cambio. Sono fiero dei miei compagni, della crescita che abbiamo avuto in questi ultimi quattro anni e sono convinto che questa squadra possa fare ancora di più e ancora meglio, perché c’è un gruppo di persone molto forti con tanto talento e quindi possiamo solo migliorare. La stagione finirà con i Mondiali a metà marzo, poi avrò tempo di far riposare le gambe ma soprattutto la testa e di pensare a un altro quadriennio, con l’obiettivo di Milano-Cortina 2026. Sono molto riconoscente alle Fiamme oro che dal 2011 credono in me e mi hanno sempre supportato, anche nei momenti di difficoltà come quando due anni fa ho subito la frattura del perone e del malleolo, non mi hanno mai forzato e mi hanno messo nelle condizioni mentali per dare il meglio di me, sempre.
Nadia Delago
Medaglia di bronzo nella discesa libera femminile dello sci alpino
Il mio obiettivo principale era quello di partecipare alle Olimpiadi con mia sorella Nicol, quindi quando ci hanno convocato ero strafelice e non vedevo l’ora di partire. Noi dello sci alpino abbiamo condiviso il villaggio olimpico con gli atleti del bob, dello skeleton e dello slittino; sono rimasta stupita che ci fosse una sala giochi gigante, due palestre con tantissimi attrezzi, negozi e anche un parrucchiere. Il primo giorno di sci siamo saliti alle piste e durante i quarantacinque minuti che servivano per arrivare alla partenza della nostra discesa ho pensato quanto fosse impressionante che siano riusciti a costruire tutto negli ultimi quattro anni. Devo dire che ho subito trovato un buon feeling con la neve, era un po’ strana, diversa da quella che troviamo in Europa, però mi è piaciuta. Per la prima prova sono partita con il numero uno e sinceramente non ero tanto tranquilla, perché in una pista nuova partire per prima non è facile, però ho comunque cercato di dare il meglio e alla fine non ho fatto una brutta prova. La successiva invece non è andata bene perché ho saltato una porta: ero un po’ dispiaciuta ma alla fine mi sono tranquillizzata pensando che comunque la prima volta le avevo fatte tutte. Il giorno della gara ero molto serena, partivo dietro mia sorella con il pettorale numero undici e già quello mi ha aiutato perché siamo state insieme; poi, prima di scendere, Nicol mi ha abbracciata e mi ha detto di godermi la mia prima discesa olimpica. Sono andata un po’ lunga alla terza porta e mi sono detta “no Nadia, così no”, poi sono finita ancora un po’ lunga anche alla porta che avevo saltato in prova e allora ho pensato “adesso devi stare giù spianata e lavorare bene dossi e salti” e così ho fatto fino al traguardo. Quando sono arrivata ho visto sul tabellone che due italiane erano davanti a tutte, ma non ho capito subito chi fossero perché era scritto in cinese, poi mi sono girata e sull’altro display ho visto la luce verde e “meno quattro decimi”. Onestamente non me lo aspettavo, perché non mi sembrava di aver sciato così bene ma in quel momento ero solo felice di essere lì davanti. Però dovevano scendere ancora atlete molto forti, prima fra tutte Sofia Goggia e quindi ho tremato fino all’ultimo. Il momento in cui mi hanno consegnato la medaglia me lo ricorderò per sempre e il mio primo pensiero è stato per la mia famiglia e per tutte le persone che mi sono state accanto. È stata un’Olimpiade stupenda, molto emozionante e me la sono goduta tutta. Volevo ringraziare tutti quelli che mi hanno aiutata a raggiungere questo traguardo, soprattutto le Fiamme oro che mi supportano ormai da cinque anni: è grazie a loro che ho potuto realizzare tanti dei miei sogni.