Paola Madonna
Allarme cocaina
REGNO UNITO
Oramai non c‘è più distinzione di reddito tra i consumatori di cocaina nel Regno Unito, la “polvere bianca” ha smesso di essere una prerogativa di professionisti e benestanti. Se ne trovano tracce dappertutto: nei treni, nei bagni degli stadi di calcio, persino in parlamento o nei fasciatoi del Peppa Pig World. “Ora è per tutti e si trova dovunque – racconta Dean, uno spacciatore che orbita in questo mondo dagli anni ’90 – è parte integrante della movida… qualche striscia e qualche birra”. Aggiunge che la domanda non è mai stata così sostenuta: ce n’è ampia disponibilità, massima purezza, il prezzo è stabile e i profitti apprezzabili. La National crime agency (Nca), che guida la lotta alla criminalità organizzata, in effetti ha rilevato che in Inghilterra e Galles il consumo sta aumentando in tutte le fasce di età (ad eccezione degli over 50), senza distinzione di ceto sociale, per un totale di poco meno di un milione di utilizzatori e un business che ha un valore stimato di due miliardi di sterline l’anno. Questo trend in crescita si registra in tutto il Paese, ma il primato va a Bristol, dove è stata trovata la maggiore concentrazione di droga nelle acque di scarico e il consumo risulta quadruplicato. Un boom tristemente confermato anche dall’Osservatorio europeo sulle droghe e le tossicodipendenze che nelle rilevazioni dell’anno scorso ha riscontrato che il 10% degli adulti britannici ha provato la cocaina, contro una media europea del 4,8%, mentre tra i giovani dai 15 ai 34 la percentuale sale al 5,3%, contro