Mauro Valeri
Scuola di legalità
L’importanza dell’istruzione per l’affermazione della legalità, questo il tema del convegno che si è tenuto a Reggio Calabria il 27 gennaio
La lotta alla criminalità organizzata, ma anche a tutta quella serie di comportamenti illegali che minano le basi della società civile, passa anche per l’istruzione che ne rappresenta la stella polare. Il ministro della Giustizia, Marta Cartabia, in occasione dell’apertura dell’anno giudiziario delle Corti d’appello, aveva già evidenziato, a Reggio Calabria,l’essenzialità dell’attività di formazione:
«Insieme alle indispensabili indagini, ai presìdi di sicurezza, alle necessarie risposte di giustizia nei processi, all’accertamento delle responsabilità per i crimini e ai ristori per le vittime, non si interrompa mai, per un radicale ed effettivo contrasto ad ogni forma di criminalità organizzata, quel lento, silenzioso, delicato ma fondamentale lavoro di semina di una cultura diversa che passa attraverso la formazione dei giovani, vero argine alla malattia della corruzione, del sotterfugio e del sopruso». Ed è sempre nel capoluogo reggino che, qualche giorno dopo, in occasione delle celebrazioni per i 30 anni della Direzione investigativa antimafia, si è parlato dell’importanza dell’istruzione per l’affermazione della legalità. Ad aprire il convegno, moderato dal giornalista della Rai Riccardo Giacoia, le note dell’Inno nazionale, cantato da un baritono nei primi del Novecento e riprodotto con un grammofono della stessa epoca, per ricordare che, ora come allora, quello dell’affermazione della legalità è l’obiettivo principale a cui la società deve tendere.
Ha preso la parola il direttore della Dia, Maurizio Vallone, che ha subito precisato di aver voluto tenere a Reggio questa conferenza perchè qui il tema della scuola è molto sentito. Molti ragazzi infatti, terminati gli studi, sono costretti ad andare via per cercare lavoro in altre città italiane o estere, dimostrando poi di essere delle eccellenze assolute. La Calabria è una terra martoriata dalla criminalità, ma è anche una terra straordinaria per le bellezze naturali del territorio e per la qualità delle persone che ne fanno parte: ci sono grandi criminali ma anche delle persone eccezionali che hanno ancora un fortissimo senso dell’Istituzione e dello Stato. È intervenuto poi il professor Santo Marcello Zimbone, rettore dell’Università Mediterranea che ha ospitato il convegno:
«Credo che l’istruzione sia il principale metodo per la formazione della persona e quando parlo di formazione della persona ne parlo con uno spettro molto ampio: questa infatti si concretizza attraverso la costruzione di un patrimonio di conoscenza e, nella creazione di questo, il principale ruolo lo svolge la scuola. L’università rappresenta il passo successivo in quanto offre la possibilità di guardare alla conoscenza da tanti punti di vista, di migliorarla e integrarla. Come sistema universitario, non siamo chiamati soltanto a specializzare delle figure perché possano entrare nel mercato del lavoro, ma siamo chiamati anche a incrementare e fortificare il bagaglio delle conoscenze che è partito durante il percorso scolastico e abituare la persona a essere una brava persona. Con questo termine, o quello di “persona perbene”, credo che si sintetizzi tutto questo. Siamo quindi convinti che la trasmissione e la promozione della conoscenza possano condurre all’affermazione della legalità e alla prevenzione dell’ illegalità».
Il prefetto di Reggio Calabria, Massimo Mariani, nel concordare con la funzione fondamentale svolta dall’istruzione ha ricordato come le organizzazioni mafiose non siano un qualcosa che spunta all’improvviso perché, analizzando la storia del contrasto dello Stato a queste organizzazioni, ci accorgiamo che le prime indagini risalgono al periodo appena successivo all’Unità d’Italia e che il fenomeno era già ben noto e se ne conosceva la pericolosità. Tuttavia, l’azione di contrasto ha vissuto delle fasi altalenanti, caratterizzate dalla massima attenzione e poi dal suo inabissamento. Spesso poi, ha sottolineato il prefetto, si è ricorsi allo strumento della decretazione d’urgenza. Basti pensare al dl. 345 del 1991 che ha istituito la Dia o all’ articolo 416 bis del codice penale, norma fondamentale che rappresenta il pilastro dell’azione della magistratura e delle forze dell’ordine nel contrasto alla criminalità organizzata, che si richiama alla legge Rognoni-La Torre. Quest’ultimo fu ucciso proprio perché firmatario della citata legge, nata in risposta all’omicidio del prefetto di Palermo Carlo Alberto Dalla Chiesa. Troppo spesso, quindi, in passato, lo Stato si è trovato a inseguire le mafie. Lo sforzo profuso in risposta agli eventi di quegli anni tragici è diventato finalmente costante e coordinato. Si sono formate delle professionalità e sono stati creati gli strumenti che ci consentono oggi di avere una legislazione all’altezza della sfida che ci troviamo ad affrontare e senza i quali saremmo pressoché disarmati, conclude Mariani.
È intervenuta poi la vicepresidente della Regione Calabria Giusy Princi che ha sottolineato come si stia lavorando efficacemente per formare la coscienza dei giovani e l’importanza del ruolo della scuola nel coinvolgere “a cascata” coi propri insegnamenti non solo i ragazzi ma anche le famiglie e il territorio, sforzo che vede la Regione impegnata in prima linea affinché le scuole diventino non solo presidio culturale ma anche presidio sociale.
Particolarmente toccante l’appello lanciato dal sindaco facente funzioni di Reggio Calabria, Paolo Brunetti:
«Nella nostra città purtroppo la ‘Ndrangheta si percepisce, si percepisce nelle piccole cose quando un commesso che lavora nel centro città ha una busta paga di 1.000/ 1.500 euro e se gliene danno 600 deve stare zitto perché ha necessità di lavorare. E se quei 600 euro al mese che gli danno non bastano deve stare zitto e se si permette di denunciare non lavorerà più in questa città, dovrà farsi la valigia e partire; si percepisce quando un autista di un autobus o di una macchina parcheggia in tripla fila e non permette a un portatore di handicap di passare sul marciapiede con la sua carrozzella; si percepisce quando noi continuamente andiamo a ripulire alcune zone e sistematicamente vediamo la spazzatura lanciata dalle macchine. Questo cos’è? In piccolo è anche ‘Ndrangheta, un atteggiamento mafioso di prevaricazione, il non rispettare le regole e la persona onesta deve sottostare a questi imbecilli. Ai ragazzi che oggi sono qui dico: si può scegliere, ci sono le condizioni per scegliere se stare da una parte o dall’altra. Non c’è il grigio, in queste cose esiste o il bianco o il nero. Forse in questa città le Istituzioni sono state un po’ troppo assenti negli anni passati. Oggi però c’è una c’è una vicinanza diversa, si percepisce anche la presenza dello Stato e il fatto che voi siate qui lo dimostra».
Si è ricordata poi, con un lungo applauso, la scomparsa del luogotenente dei carabinieri Giorgio Stassi, che prestava servizio presso il Centro operativo reggino della Dia, avvenuta a settembre del 2020. Ai suoi 2 gemelli, Angelo Salvatore e Daniel Angelo, che frequentano il quarto anno dell’Istituto magistrale Gulli di Reggio, è stata consegnata una borsa di studio dal Rotary Club Calabria.
A chiudere il convegno, la presentazione del graphic novel “Il commissario Mascherpa”, nato nel 2017 sulle pagine di Poliziamoderna, le cui tavole sono state poi raccolte ogni anno in un libro. L’iniziativa, nata per realizzare nuove e più agili forme di comunicazione in grado di educare i ragazzi al valore e al rispetto delle regole attraverso la cultura della legalità e avvicinarli a tematiche impegnative come quelle della lotta alla mafia, è stata realizzata con il direttore del museo del fumetto di Cosenza, Luca Scornaienchi e con Daniele Bigliardo, prestigioso disegnatore della Bonelli. Ambientato a Diamante, racconta il lavoro investigativo che la Polizia di Stato svolge quotidianamente nella costa tirrenica calabrese. Dalla rivista al libro il passo è stato breve, anche grazie al sostegno del ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca che ne ha curato la diffusione presso le scuole di tutta Italia. Ad oggi sono stati pubblicati 4 volumi, uno dei quali, Mare nero, è stato poi tradotto in inglese con il titolo di “Murky waters”, con la collaborazione di Europol, e presentato nel 2019 alla Conferenza dei capi della polizia tenuta a L’Aia presso la sede dell’Agenzia europea. In questi anni Mascherpa è diventato testimonial del concorso PretenDiamo Legalità, promosso dalla Polizia di Stato in partnership con il Miur coinvolgendo, nelle quattro edizioni svolte, migliaia di studenti di tutta Italia chiamati a reinterpretare le storie pubblicate secondo la propria fantasia creativa. Ragazzi, quindi, non solo spettatori ma protagonisti poiché i lavori vincitori sono confluiti nei libri della serie del Commissario Mascherpa.
Un appello finale è stato rivolto agli studenti dal moderatore, Riccardo Giacoia: «Ascoltate, fate vostre le cose, leggete, studiate, leggete di tutto non solo libri di testo ma anche quotidiani, fatevi un’opinione che sia una vostra opinione, non quella che vi impongono dall’alto, rifiutate le clientele e le raccomandazioni, andate avanti con le vostre gambe, anche questa è una strada da seguire nella direzione della piena legalità per una società lontana dalle mafie».
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IO SONO NO MAFIA
Una frase diventa coro, una frase diventa immagine. Volti, voci e colori nelle lingue del mondo rappresentano un messaggio universale. “IO SONO NO MAFIA” è uno spot istituzionale che in quaranta secondi trasmette il messaggio della Direzione investigativa antimafia attraverso le giovani generazioni. Un’ideale testimone che le donne e gli uomini della Dia consegnano ai ragazzi e alle generazioni future, quale segno di educazione alla legalità e alla cultura antimafia.
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L’Antimafia itinerante giunge a Reggio
Palazzo Alvaro, sede della Città Metropolitana. È qui, presso la sala Umberto Boccioni, che si è tenuta, dal 25 al 28 gennaio, la mostra “L’Antimafia attraverso foto, immagini e cronaca dei giornali”. L’esposizione, attraverso una mostra fotografica, illustra la storia, i compiti e l’evoluzione della Dia dal 1991 ad oggi. La celebrazione dei 30 anni della Direzione investigativa antimafia è infatti caratterizzata da un percorso di “antimafia itinerante” che, partito da Roma, arriverà a toccare, durante l’anno, le 22 città che accolgono le sedi della Dia, dove si svolgeranno altrettanti convegni su tematiche, sempre diverse, attinenti alla lotta alla criminalità organizzata. Reggio, dal 31 gennaio, ha “passato il testimone” a Catanzaro dove, a Palazzo di Giustizia, è stata inaugurata la nuova mostra. Sulla pagina web direzioneinvestigativaantimafia.interno.gov.it/trentennale, cliccando su “Vai alla mostra” sono visionabili tutti i pannelli fotografici dell’esposizione corredati da numerosi approfondimenti.