Domenico Cerbone e Valentina Pistillo
Io e Blanca
Dagli studi nautici all’Accademia di arte drammatica. Giuseppe Zeno, attore di talento e dal fascino mediterraneo, è l’ispettore di polizia Michele Liguori nella fortunata serie tv
Quarantacinque anni, napoletano, Giuseppe Zeno ha sempre sostenuto che recitare non è un sogno ma un mestiere. Sposato con la bellissima e brava interprete di “Baarìa”, Margareth Madé, dalla quale ha avuto due figlie, l’attore partenopeo è stato capitano di lungo corso ma alla fine ha scelto di fare l’attore. Il suo primo successo è stato “Incantesimo”, nel 2002.
Da “L’onore e il rispetto” a “Mina Settembre”: sul piccolo schermo hai abbracciato generi e personaggi diversi. Ora sei l’ispettore Liguori: ti sei ispirato ad altri o hai studiato l’ambiente della polizia?
Ero stanco di interpretare ruoli un po’ scontati, anche se i cattivi, come sostenevano Allan Poe e i poeti maledetti, sono personaggi che un po’ tutti invidiano: attraggono perché sembrano onnipotenti. Stavolta mi sono cimentato in un ruolo del tutto positivo, quello dell’ispettore di polizia, dinamico ma riservato. Per la tv, avevo già avuto un approccio con il mondo della polizia, mi ero confrontato con qualche amico che lavora al commissariato Aurelio, a Roma. Ritengo però che, ancor prima del professionista, esista l’uomo, il fattore umano, come l’apertura e la sensibilità nei riguardi di persone che hanno perso un caro o hanno subito un crimine efferato. Liguori ,quindi, è un personaggio che sa ascoltare, sembra rassegnato a certe dinamiche, a volte un po’ spento, ma in realtà non si ferma mai: l’energia di Blanca riaccende in lui l’entusiasmo, ed è sempre in bilico tra il desiderio e il dubbio di collaborare con una donna che ha una disabilità. Per questa fiction, non mi sono ispirato ad altri poliziotti interpretati dai miei colleghi, tra l’altro, con grande maestria, ma ho cercato di fare il mio, mettendo a disposizione tutto un bagaglio di esperienze, unito a una sceneggiatura forte e a dei personaggi determinati. Ho lavorato molto sull’interpretazione, cercando di restituire a Liguori una sorta di “ansia”, tradotta in termini di corsa contro il tempo che, per un investigatore, è fondamentale: un minuto, uno sguardo o il soffermarsi su un dettaglio possono essere determinanti per risolvere un caso. Sarò di nuovo al cinema nei panni di un poliziotto: ho concluso da poco le riprese a Roma di “Muthi”, film girato anche negli Usa, in cui sono il commissario Lavazzi che aiuta un antropologo, Morgan Freeman, nella caccia a un pericoloso ser