Salvatore Biazzo*

La forza di Avellino

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L’impegno sul territorio contro tutte le forme di illegalità grazie al lavoro di intelligence e prevenzione

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È una città non tanto grande che un uomo non possa viverla camminando e, passeggiando, riscoprirla, dalla Cripta romanica con tre colonne bianche, sotto il transetto della cattedrale neoclassica dalle tre porte di bronzo, alla Casina del Principe; dalla Fontana di Bellerofonte, di Cosimo Fanzago che eresse per i Caracciolo il Re di Bronzo e la vecchia Dogana, in attesa di recupero, alla galleria naturale dei platani secolari avviliti dal male bianco, filari che ti scortano da Porta Napoli fino al Corso principale. Avellino non è diversa da altre città, e pur tuttavia ha una peculiarità: il suo sviluppo urbanistico ottocentesco è longitudinale, ripercorre il tracciato mercantile romano tra Napoli e la Capitanata, cioè fino a Foggia, attraverso salite e discese, superando valli di un intenso verde, che è il colore dell’Irpinia di cui è capoluogo. 

Una singolarità è il carcere Borbonico, finanziato da Ferdinando I di Borbone con 60mila ducati; non tanto per il fossato che non esisteva nel progetto originale, quanto per il fatto che il progettista, l’architetto Giuliano De Fazio, per edificare il carcere si ispirò alle teorie di Jeremy Bentham, il cui pensiero spaziava dall’economia alla difesa dei diritti umani, al separatismo tra Chiesa e Stato, fino al concepimento del “sistema a raggiera”, il “Panapticon”, il carcere ideale, nel quale da una torre centrale poche persone potevano sorvegliare la popolazione detenuta nei vari raggi. Dall’alto, per la sua forma radiocentrica, molto somiglia a una stella. Derivazioni architettoniche sono il carcere di Santo Stefano in cui fu recluso Sandro Pertini, il padiglione psichiatrico Conolly del San Niccolò di Siena, e di simile a quello di Avellino ancora il Panopticon colombiano di Ibaguè, un edificio ora universitario a Birmigham, l’Asley Building, e a Cuba, nell’Isola della Gioventù, il Presidio Modelo in cui fu detenuto Fidel Castro. Il complesso borbonico, a metà del Corso dello struscio di fronte alla neogotica Chiesa del Rosario costituisce, tuttavia, un unicum. Oggi è un museo civico. Negli anni del terrorismo, che qui ebbe affiliati vi arrivava spesso con la scorta dei”‘suoi ragazzi” il Generale Nando Dalla Chiesa. Lo conobbi che era colonnello, mentre ero giovane cronista di nera: vi arrivava, ad Avellino, da solo, con la sua Fiat 1100 color crema e celeste, aveva una villa in cupa Capozzi e l’abitazione della prima moglie era in un paese vicino.

Il terremoto dell’80, impropriamente detto dell’Irpinia (e che invece interessò Campania, Basilicata e Puglia, con estensione pari alla superficie del Belgio, e fece tremila morti) è il devide storico, sociale ed urbanistico della città, la quale più che per i monumenti è ricordata per i grandi che nacquero in queste zone, da Pironti a de Sanctis, a Dorso, a Gabriele Pescatore, il grande costruttor

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12/11/2021