Massimo Montebove
Il nostro capitano
Partono le storie “fuori ordinanza” dove il supporto del Fondo di Assistenza si rivela fondamentale. Le vicende della famiglia Lomaistro e di Ciro, poliziotto speciale
Ciro Lomaistro, vice questore, di anni ne aveva 50. Anche se ne dimostrava molti di meno. Attento alla forma fisica, ben preparato culturalmente e professionalmente, mentalità da sportivo, abituato sempre a lottare per i propri obiettivi – non a caso un passato nelle Fiamme oro come atleta di lotta libera - un grande attaccamento al lavoro e ai colleghi, una dedizione assoluta alla famiglia. Una persona speciale, da tutti i punti di vista, così come speciale è la moglie, Carmela Izzo (qui nella foto a sinistra con Ciro), anche lei poliziotta, ispettore in servizio alla Squadra mobile della questura di Napoli. «Il 28 dicembre 2019 – racconta Carmela – mi trovavo a Bergamo per motivi di servizio. Ricevo una chiamata che mi informa dell’incidente stradale e della morte di mio marito. Di quel momento non ho un ricordo preciso, rammento solo quella voce che mi dava la notizia e i colleghi che stavano in macchina con me e che sono subito ripartiti alla volta di Napoli, viaggiando per 10 ore di seguito senza fermarsi mai». Tutto è cambiato in poche ore per lei e per i suoi figli, tre splendidi ragazzi: Michele Giuseppe di 19 anni, Veronica di 17 e Sarah di 15. Tantissima la solidarietà concreta e immediata delle colleghe e dei colleghi che hanno conosciuto Ciro Lomaistro e che hanno lavorato con lui, apprezzandolo come vice comandante del Reparto mobile di Napoli, ma soprattutto come uomo sempre disponibile e cordiale col personale, diventato funzionario e poi dirigente partendo dalla base, da agente ausiliario di leva. Attraverso l’Ufficio del personale della questura di Napoli, tempestivo è stato anche l’intervento del Fondo di Assistenza per il personale della Polizia di Stato, a partire dalle prime necessità. «Ho avvertito attorno a me tanta vicinanza – continua Carmela - mi sono sentita sostenuta e ho capito davvero di far parte di una grande famiglia, quella della Polizia di Stato. Con Ciro ci siamo conosciuti a Torino, io giovane agente e lui già funzionario. È stato amore a prima vista, io sono romana di origine e l’ho seguito senza problemi in giro per l’Italia e poi siamo arrivati a Napoli. I nostri 3 figli sono stati il coronamento di una vita insieme ed è proprio in loro, che ancora oggi Ciro continua a vivere». Tre ragazzi davvero in gamba, Michele Giuseppe (nella foto in alto a sinistra, da piccolo) è un giovane speciale, che è stato assistito dal Piano Marco Valerio fino al 2019: «È un ragazzo con un deficit cognitivo e un disturbo dello spettro autistico – spiega Carmela - ha patito molto la scomparsa del padre, ma si è dimostrato anche molto forte come le sue sorelle. Ha una memoria straordinaria, ricorda perfettamente qualsiasi dettaglio della nostra famiglia e della nostra casa. Mio marito ne era orgoglioso». Un orgoglio che papà Ciro e mamma Carmela hanno sempre sentito forte anche per le altre due figlie. Veronica, la primogenita (nella foto in basso a destra sul 3° gradino del podio), ha partecipato dopo 10 giorni dalla morte del padre ai campionati nazionali assoluti di lotta femminile. Una gara che ha voluto fare a tutti i costi e che le ha fatto portare a casa una medaglia, dedicata ovviamente al papà. È brava nello studio, ha superato il quarto liceo scientifico e sogna di diventare funzionario di polizia, magari partendo dalle Fiamme oro come il padre. L’altra figlia, Sarah, ha frequentato con profitto il secondo scientifico e gioca a pallavolo. Il suo sogno? Dopo l’incidente del padre vuole diventare medico traumatologo e come la sorella spera di diventare un funzionario di polizia, magari medico. Entrambe, assieme al fratello Michele Giuseppe, hanno usufruito nel 2020 delle borse di studio del Fondo Assistenza destinate agli orfani. «Sarebbe bello vedere delle dottoresse Lomaistro in polizia. Mio marito con la sua mentalità e col suo amore ha dettato il passo nella nostra famiglia, ci ha fatto crescere sul piano umano e professionale, ci ha spinto sempre a dare il massimo. Eravamo una squadra, lo siamo ancora in qualche modo anche se ci manca il nostro capitano. Nessuno potrà ridarcelo, ma far parte della Polizia di Stato è stato ed è un privilegio. Che ha permesso e permette a me e ai miei figli di andare avanti. Con Ciro nel cuore».