Enzo Fontanarosa*
Da “vergogna nazionale” a capitale culturale
Famosa per i suoi “sassi”, ricca di monumenti e tradizioni capaci di affascinare i viaggiatori di tutto il mondo, Matera ha fatto della sicurezza un bene comune, amato dai suoi cittadini e garantito da un’azione costante della Polizia di Stato
Un intrico di scalinate, gradini, viuzze lungo i fianchi avvolgenti di cavee naturali. Nel banco calcarenitico del tufo, la roccia friabile e facilmente modellabile, c’è tutta un’architettura spontanea del popolo. Sono i Sassi, gli antichi quartieri sinonimo e simbolo stesso di Matera, nella loro distinzione nei rioni Caveoso e Barisano. Per millenni e generazioni si è creato e trasformato questo spazio in storia, questo luogo in città. E i Sassi, nati dallo spontaneismo costruttivo, dalla saggezza dei suoi antichi abitanti, sono la più straordinaria interpretazione urbana della natura, perché c’è una antinomia tra natura e abitazione. L’architettura negativa, lo scavare invece di mettere, non era un dato di povertà ma un dato culturale, un modus vivendi. Matera, dunque, non offre la storia. La contiene. Più che una città da vedere, è da capire. Perdendosi nelle sfumature di un tessuto urbano intricato e complesso. Tra abitazioni e chiese rupestri incastonate, sacro e profano in un contesto che induce alla contemplazione, alla spiritualità.
Eppure, quegli stessi quartieri hanno rappresentato l’esempio della miseria pezzente del Mezzogiorno, tanto che prima Palmiro Togliatti, nel 1948, li definì “infamia nazionale”, e poi Alcide De Gasperi, nel ’50, quale primo presidente del Consiglio in visita, parlò di “vergogna nazionale”. La rinascita partì nel ’52 con la legge speciale che portò allo sfollamento verso aree nuove, progettate dal meglio degli urbanisti e architetti italiani. Nel 1986 il processo di valorizzazione trasse impulso dalla legge 771, che puntò sulla conservazione e recupero architettonico, urbanistico, ambientale ed economico. Finché nel 1993 l’Unesco ha apposto ai Sassi il sigillo di Patrimonio mondiale dell’umanità. Riconosciuta come capitale della civiltà rupestre, ancor prima di esserlo, nel 2019, della Cultura in Europa. Matera, infatti, ha un rapporto antico con la settima arte avendo spesso offerto ambientazione a importanti produzioni cinematografiche, anche recenti, che ne hanno esaltato il fascino dandole notorietà internazionale così da richiamare turisti da tutto il mondo. Flussi continui e numerosi di visitatori, dunque, che solo la pandemia ha ridimensionato ma che, alle mutate condizioni dell’emergenza sanitaria, hanno ripreso a salire anche in fretta. Mentre i viaggiatori si godono il soggiorno o il mero escursionismo per la città, non sfuggono le loro espressioni serene, tranquille mentre si perdono nel dedalo di vie, viuzze e saliscendi dei Sassi, fino a risalire verso il Piano, dove le millenarie abitazioni sfumano nella città così come si è espansa e sviluppata poi.
«Matera è sicuramente, tra le città meridionali con borghi antichi caratteristici, quella che ha la maggiore estensione di un centro storico particolare, con