a cura di Cristina Di Lucente
La memoria di Capaci
Palermo. Per il secondo anno consecutivo le celebrazioni dell’anniversario della strage di Capaci si sono svolte in forma più intima, permanendo le restrizioni imposte dal Covid. Tuttavia non sono mancati, anche per questo 29° anniversario, appuntamenti significativi e coinvolgenti, a partire dall’Inno nazionale, cantato sul molo del porto da studenti palermitani, che ha aperto la giornata dal 23 maggio, proseguita poi con l’arrivo del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nell’aula bunker del maxiprocesso per riaffermare la sconfitta di Cosa Nostra, e conclusasi con l’emblematico “abbraccio” dei ragazzi alla stele di Capaci. Tuttavia il luogo centrale della ricorrenza è stato la caserma Lungaro dove una lapide ricorda tutti i caduti della Polizia di Stato del 1992, unendo Falcone e Borsellino attraverso gli uomini e le donne che caddero insieme a loro negli attentati del 23 maggio e del 19 luglio. Proprio nel giardino della Lungaro, alla presenza del capo dello Stato, è avvenuta la cerimonia di disvelamento della teca contenente la Quarto Savona 15, i resti della Croma di scorta al giudice Giovanni Falcone, diventata occasione per una riflessione profonda sugli anni trascorsi da quei tragici avvenimenti. Il capo della Polizia, Lamberto Giannini, ha voluto chiamare per nome, uno ad uno i caduti delle due stragi, consegnando poi ai familiari delle vittime, al termine della celebrazione, i nuovi distintivi di qualifica, quasi a ribadire la loro viva presenza nella Polizia di Stato. Tina Montinaro, vedova di Antonio, in qualità di principale promotrice della Quarto Savona 15, ne ha sottolineato il valore formativo per i giovani «come strumento che permette all’immagine del ricordo di farsi memoria, fissando nell’umanità l’idea di quel sacrificio generando, nel presente, cultura e conoscenza». Il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, ha ripercorso proprio tale funzione virtuosa, scorgendo in quel groviglio doloroso di lamiere non un segno di sconfitta, ma il simbolo del riscatto civile che ha accompagnato la nascita di tante associazioni che hanno prosciugato il consenso sociale attorno alla mafia. E proprio su questo largo sentimento ha concluso il Presidente Mattarella: «La mia presenza qui vuole attestare come quel simbolo fortemente coinvolgente appartiene non solo della Polizia di Stato, ma all’intera Repubblica».
Roberto Donini
Il soccorso si “studia”
Roma. «Soccorrere vuol dire pianificare il tipo di intervento che si sta per compiere, perché in alcune situazioni di emergenza, se non sei sufficientemente addestrato il rischio è di trovarsi impreparati». È quello che insegna a chi partecipa ai suoi corsi Nicola Serafino, artificiere presso la polizia di frontiera di Fiumicino (Rm) e istruttore qualificato di soccorso tattico in ambiente ostile, una specifica formazione mutuata dalle situazioni di salvataggio dei feriti nell’ambito militare e adattata a possibili scenari estremi che possono verificarsi nella vita “civile”. Lo scorso mese di aprile la formazione ha riguardato il personale di ps presso Palazzo Chigi che ha dedicato una giornata a questo particolare training: 22 operatori, suddivisi in piccoli gruppi, hanno appreso come utilizzare un tourniquet, la benda israeliana multiuso che può essere utilizzata per bloccare un’emorragia, e si sono esercitati nel soccorso in ambiente ostile che si pratica dietro a un riparo. Studiare determinate procedure in modo da poterle mettere in pratica nel momento in cui dovessero capitare davvero, dando la giusta risposta al momento opportuno, è la soluzione offerta dal soccorso tattico. Serafino adatta alle particolari esigenze degli operatori la creazione di specifici scenari che verosimilmente ne ca