Domenico Cerbone

Grazie Polizia

CONDIVIDI

sp01_05_21

Il 169° Anniversario della Fondazione della Polizia di Stato, celebrato con una sobria e raccolta cerimonia presso la Scuola superiore di Polizia, ha vissuto quest’anno uno dei momenti più significativi con il conferimento, da parte del ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, della medaglia d’oro al Merito civile alla bandiera della Polizia di Stato per l’encomiabile azione svolta dai questori sul territorio nazionale in qualità di Autorità provinciali di pubblica sicurezza. Al termine di questo importante riconoscimento, abbiamo colto l’occasione per sottoporre alcune domande al ministro Lamorgese.

Il 169° è coinciso con il 40° della legge 121 che ha ridisegnato l’ordinamento dell’Amministrazione della pubblica sicurezza. Lei è entrata in amministrazione nel 1980: quale testimonianza ci può dare di tale cambiamento? 
Con la legge 121 fu realizzata una riforma di portata straordinaria, la cui lungimiranza è testimoniata dalla sua perdurante attualità. In un momento estremamente delicato per il Paese – stretto tra la morsa del terrorismo e il salto di qualità della criminalità organizzata – la riforma ha saputo anticipare la visione della sicurezza come “bene”, oggi patrimonio condiviso del nostro vivere sociale e ha avvicinato le Forze di polizia ai cittadini disegnando il ruolo e l’immagine di una Amministrazione in grado di accompagnare le evoluzioni della società italiana e di rispondere alla mutata domanda di tutela delle nostre comunità. Ma non è tutto. Ha rappresentato anche un’opportunità di rinnovamento culturale: sono capisaldi di questa storica riforma il passaggio all’ordinamento civile della Polizia di Stato e il conseguente riconoscimento dell’esercizio delle libertà sindacali tra il personale, la parificazione del ruolo delle donne nel Corpo, la formazione permanente degli operatori, il coordinamento delle Forze di polizia. 

A proposito di quest’ultimo punto da lei ricordato, quanto è importante ancora oggi il coordinamento che lei svolge in qualità di Autorità nazionale di pubblica sicurezza?
Il coordinamento rappresenta il baricentro del nostro sistema di sicurezza e, prima di costituire un modello di organizzazione, è pluralismo, democrazia, rispetto delle autonomie, valorizzazione delle competenze ed esaltazione delle specificità. Il coordinamento affonda le sue radici nei principi sanciti nella nostra Carta costituzionale e ha, per sua natura, una capacità di visione e di governo della complessità che lo rende sempre attuale. Come ci ha insegnato il compianto Carlo Mosca, coordinamento significa agire a favore di un interesse superiore, quello della comunità, e, conseguentemente, aderire a una cultura più raffinata in cui l’interesse generale è in grado di fare sintesi della complessità e di governare tensioni centrifughe. La funzione di coordinamento, che ho svolto prima come prefetto di Venezia e di Milano e ora svolgo come Autorità nazionale di pubblica sicurezza, è un impegno costante a coniugare l’ambito di autonomia e responsabilità di ogni singola Forza di polizia – dotata di un proprio ordinamento – con la necessaria coerenza, organicità e unitarietà di indirizzo dell’azione generale di prevenzione e contrasto ai fenomeni che espongono a rischio la sicurezza dello Stato. E poi, consentitemi un’ultima riflessione nata dall’esperienza quotidiana. Il coordinamento non è, il coordinamento si fa: esige impegno, competenza, cultura, etica della responsabilità.

In questo anno di pandemia in che termini è cambiato l’impegno richiesto alle Forze di polizia?
Anche in questa difficile situazione le Forze di polizia hanno confermato il loro ruolo di solido punto di riferimento per il Paese, riaffermando la propria vocazione di prossimità ai territori e alla gente. Chiamati ai controlli per il contenimento del contagio, gli operatori di polizia hanno saputo interpretare un compito inedito con professionalità, dedizione, sacrificio e grande senso dell’equilibrio che ha consentito loro di instaurare un rapporto di collaborazione e fiducia con i cittadini. Le dimensioni dell’attività sono notevoli: dall’11 marzo dello scorso anno al 23 aprile del 2021 sono stati effettuati 51.783.289 controlli, 41.636.341 alle persone e 10.146.948 agli esercizi commerciali. Ma l’impegno delle Forze di polizia non si è fermato qua, perché chiamate anche a prevenire e contrastare l’aggressione della criminalità organizzata a un’economia sofferente e, quindi, più esposta alle infiltrazioni mafiose.

In Italia cresce il disagio economico e sociale a causa della pandemia e dei lockdown prolungati e, contemporaneamente, crescono le dimostrazioni di insofferenza nelle piazze. Cosa ne pensa? 
Nei primi tre mesi dell’anno si sono svolte in Italia oltre 4.500 manifestazioni pubbliche e in questi giorni assistiamo all’aumento degli appuntamenti nelle piazze. Siamo chiamati a garantire il diritto di manifestare ma anche ad arginare comportamenti violenti e disordini come quelli che si sono verificati in alcune recenti occasioni. Colgo, pertanto, l’occasione per ringraziare le Forze di polizia per aver saputo affrontare situazioni anche molto complicate, garantendo la più elevata cornice di sicurezza grazie a una sperimentata capacità di gestione delle manifestazioni pubbliche. L’attività nelle piazze, estremamente delicata, si è svolta senza mai rinunciare alla comprensione di quei sentimenti di incertezza e di sofferenza che stanno interessando vaste fasce di popolazione a causa delle ripercussioni della crisi economica su famiglie e imprese. E questa cultura professionale unita alla comprensione del disagio e delle motivazioni dei manifestanti è, vorrei sottolinearlo con forza, nata proprio grazie allo spirito e alla lungimiranza della legge 121. 

In questo anno difficile il Dipartimento della Pubblica sicurezza si è subito attrezzato per intercettare i tentativi della criminalità organizzata di sfruttare le difficoltà che hanno dovuto affrontare imprese e famiglie. Ce ne vuole parlare? 
Sin dagli inizi della pandemia ho ritenuto di istituire l’Organismo permanente di monitoraggio e analisi sul rischio di infiltrazione nell’economia da parte della criminalità organizzata. Questo organismo interforze sta offrendo un indispensabile contributo per l’adozione di adeguate misure di prevenzione e contrasto dell’infiltrazione mafiosa, fondate su una puntuale e aggiornata conoscenza delle dinamiche criminali. Si tratta di un’esperienza innovativa che ha fatto da modello a un’analoga cabina di regia costituita in seno a Europol. È nato così il Working Group Covid 19 che, oltre che all’Italia, vede la partecipazione di altri nove Paesi per mettere a fattor comune con i partner europei le informazioni sui rischi d’infiltrazione nella Covid economy, intercettando segnali e tendenze volti a generare alert di esposizione dell’economia legale all’aggressione mafiosa. 

Come si stanno muovendo i sodalizi criminali in questo momento e quali misure si possono adottare per prevenire le infiltrazioni nell’economia legale?
Oggi le mafie si muovono lungo più direttrici: forme di “assistenza” a famiglie in condizioni di disagio in modo da ampliare la propria base di consenso sociale; indebita percezione di erogazioni pubbliche; contraffazione e truffe on line riguardanti soprattutto i dispositivi medico-sanitari; intromissione, anche indiretta, nei settori dell’economia legale considerati più vantaggiosi. In particolare, la condizione di vulnerabilità delle attività commerciali, soprattutto di piccole e medie dimensioni, aumenta il rischio di usura e del possibile ingresso della criminalità negli assetti proprietari e gestionali delle imprese, anche ai fini del reimpiego di capitali illeciti. Occorre, quindi, garantire massima fluidità e tempestività nel circuito di erogazione delle misure di sostegno varate. Al tempo stesso, bisogna assicurare i più rigorosi controlli per scongiurare indebite distrazioni di risorse destinate all’economia legale da parte della criminalità. In questa direzione si muovono i protocolli che ho sottoscritto nei mesi scorsi con il ministero dell’Economia e delle Finanze e con la società SACE S.p.a. e l’Agenzia delle Entrate. Un’analoga intesa è in via di definizione con Cassa Depositi e Prestiti, incaricata di gestire un “patrimonio destinato” alle imprese di maggiori dimensioni. 

Un altro fronte sul quale la Polizia di Stato è stata chiamata a misurarsi è il contrasto ai reati informatici che aumentano nonostante il calo generale della delittuosità registrato in questo ultimo anno. 
Con la pandemia, abbiamo assistito a un’esplosione del cybercrime nella quantità degli attacchi e nella dirompenza dei suoi effetti, a fronte di una riduzione di quasi tutti gli altri reati. In particolare, il 2020 ha visto un aumento, rispetto al 2019, del 246% degli attacchi rilevati dal Centro nazionale anticrimine informatico per la protezione delle infrastrutture critiche della polizia postale, con uno speculare aumento di circa l’80% del numero delle persone identificate e sottoposte a indagine. Nel settore del financial cybercrime si è poi registrato un aumento del 55% delle frodi on line rispetto all’anno precedente. Ancor più significativo è il dato concernente i reati contro la persona commessi via Web, e in particolare, di quelli nei confronti dei minori: il Centro nazionale per il contrasto alla pedopornografia on line della polizia postale ha segnato, infatti, un aumento di oltre il 130% del numero dei casi nel 2020 rispetto all’anno precedente ed un incremento pari a un ulteriore 95% nel dato relativo al solo primo trimestre dell’anno in corso. Specularmente, il numero degli indagati vede un incremento del 90% nell’anno 2020, rispetto al 2019. Uno scenario che evidenzia la pericolosità del cybercrime e la crescita esponenziale di tale fenomeno, ma anche i risultati conseguiti grazie alla sempre più attenta azione di prevenzione e contrasto da parte di operatori di polizia specializzati. In un’ottica di più efficace prevenzione, ricordo la recente inaugurazione del Cyber Security Operations Center (C-SOC), una struttura d’avanguardia per l’intervento tempestivo sugli incidenti informatici di natura accidentale, naturale o dolosa – come gli attacchi hacker – alle banche dati delle Forze di polizia.

In questo scenario allarmante il ministero dell’Interno sta procedendo nell’istituzione di una direzione centrale del Dipartimento della pubblica sicurezza dedicata alla sicurezza cibernetica. Di cosa si tratta?
La sua istituzione prende le mosse dall’esigenza di definire un migliore assetto organizzativo rispetto alle nuove crescenti dimensioni della minaccia cyber a livello nazionale e internazionale. E in questo complessivo percorso di riorganizzazione e potenziamento della nostra polizia postale e delle comunicazioni, grande attenzione è rivolta alla tutela in Rete delle persone più fragili e vulnerabili prevedendo l’istituzione di un Centro anticrimine minori on line (Cam.On) che assicurerà una tutela ad ampio spettro, 24 ore al giorno 7 giorni su 7, verso tutti i fenomeni di aggressione on line alla sicurezza dei nostri ragazzi: dal cyberbullismo alla prevenzione delle dipendenze, dalle estorsioni al revenge porn sino ad arrivare, per l’appunto, alla diffusione delle terribili challenge, le sfide della morte che la cronaca recentissima ha portato nuovamente a drammatica ribalta. La filosofia che ispirerà l’istituzione di tale Centro apporterà nuova linfa all’azione di contrasto, come pure alle capacità di analisi criminale dei fenomeni, intercettandone la continua evoluzione attraverso l’impiego congiunto di investigatori e psicologi della Polizia di Stato. Grazie infine alla partnership con il ministero dell’Istruzione, il Centro raccoglierà in tempo reale le segnalazioni provenienti dagli istituti scolastici di ogni ordine e grado, stabilendo con la Scuola una rete di protezione ben ramificata, con l’obiettivo di intervenire precocemente, e se possibile anticipare, gli scenari di minaccia.

Quale misure ha adottato per tradurre in un miglioramento concreto la gratitudine suscitata dall’azione svolta da parte degli operatori di polizia a garanzia del bene comune?
Tengo particolarmente al riconoscimento delle legittime aspettative professionali ed economiche degli appartenenti alla Polizia di Stato, a favore delle quali è costante il mio impegno personale e del Governo. In questa direzione è di prioritario interesse assicurare una adeguata valorizzazione della specificità degli operatori della sicurezza. Ritengo altrettanto essenziale la funzionalità degli apparati di sicurezza, che necessita di opportuni interventi di implementazione delle risorse umane e strumentali. Due aspetti, questi, che vanno tenuti insieme perché la costante “manutenzione” della “macchina” operativa e la sua piena efficienza sono parte integrante di quell’attenzione e del rispetto che vanno riservati al benessere e al welfare del personale. Entrambe le dimensioni concorrono, peraltro, a rendere più sicure e protette le nostre comunità. È anche in quest’ottica che sono stati destinati significativi stanziamenti al tema della sicurezza, soprattutto allo scopo di sostenere le attività di controllo imposte dalla pandemia e dai correlati servizi territoriali. Penso, in particolare, alle risorse per il lavoro straordinario e l’indennità di ordine pubblico, come anche a quelle destinate alla sanificazione dei luoghi di lavoro e alla dotazione dei dispositivi di protezione individuale. Da ultimo, vorrei ricordare lo sforzo straordinario per ridurre il gap tra organico teorico e organico di fatto degli operatori di polizia. In questo senso ho fortemente voluto un piano quinquennale di assunzioni straordinarie – pertanto ulteriori rispetto al fisiologico turn-over – per le Forze di polizia che vedrà entro il 2025 l’assunzione di 6.854 unità nelle qualifiche iniziali. Per rendere effettiva questa misura, nonostante le restrizioni dovute alla pandemia, sono state studiate modalità eccezionali per consentire lo svolgimento dei concorsi e dei corsi di formazione del personale. 

06/05/2021