Cristiano Morabito
Questori al centro
"Per aver assicurato il mantenimento dell’ordine e della sicurezza pubblica facendosi interprete sul territorio dell’alto magistero affidato alle Autorità provinciali di pubblica sicurezza"
Con questa motivazione lo scorso 10 aprile, in occasione delle celebrazioni per il 169° Anniversario della fondazione, celebratosi quest’anno presso la Scuola superiore di Polizia a Roma, il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese ha appuntato la medaglia d’oro sulla bandiera della Polizia di Stato.
Un significativo riconoscimento per sottolineare l’attività fondamentale svolta dai questori delle 106 province italiane, soprattutto in un periodo particolare come quello caratterizzato dall’emergenza pandemica.
Per rappresentare tutti i questori d’Italia, Poliziamoderna ne ha scelti tre tra Nord, Centro e Sud del Paese (Novara, Roma e Agrigento). A loro abbiamo chiesto cosa comporti la responsabilità di essere l’Autorità provinciale di pubblica sicurezza, come abbiano affrontato il periodo difficile che il mondo intero sta attraversando e quali siano i rapporti con tutte le altre forze di polizia che sono chiamati ad amministrare.
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Novara. Parola d’ordine: empatia
«Il mantenimento dell’ordine e della sicurezza pubblica è un compito delicato e lo è ancora di più in un periodo come quello attuale – dice Rosanna Lavezzaro, piemontese doc al timone della questura di Novara – Sono state compiute scelte in pochissimo tempo dettate da esigenze sanitarie in parte sconosciute anche alla scienza. Il rispetto delle regole è diventato presupposto imprescindibile per qualunque convivenza civile; regole straordinarie e che hanno inciso sui diritti fondamentali e inviolabili. Un test difficile per le forze dell’ordine che hanno dovuto muoversi su un terreno scivoloso e inedito, con un discrimine labile tra ciò che era permesso e ciò che invece era vietato. L’ordine pubblico è in gran parte ricerca del miglior equilibrio possibile coniugato al fattore determinante del tempismo, è un mix di equilibrio, sensibilità, prontezza ed empatia. Senza quest’ultima non ci può essere una reale comprensione del problema. È fondamentale informarsi bene su quella che è la realtà del territorio che si è chiamati ad amministrare. Prima di elaborare strategie, è necessaria un’attività che per noi poliziotti ritengo fondamentale: l’ascolto. Bisogna interpretare quali siano i nervi scoperti della comunità, che ha una propria identità e sensibilità che di sicuro sono differenti da quelle di tutte le altre realtà del nostro Paese».
Si trova a dover coordinare anche le altre forze di polizia sul territorio, che hanno ordinamenti e strutture diverse. Che rapporto avete?
È l’autorevolezza che si è in grado di esprimere a fare la differenza e nella questura che dirigo ritengo che il coordinamento sia più che soddisfacente. È un rapporto indubbiamente delicato e che richiede costante attenzione; sono la prima a riconoscere, rispettare e valorizzare il ruolo altrui, rivendico però lo stesso trattamento per quello che è il mio ruolo e su questo non faccio sconti. Oltre ai controlli anti-Covid, le operazioni comuni sono all’ordine del giorno; tra queste ricordo la scorsa estate un’operazione in sinergia con tutte le altre forze di polizia a Trecate, nei confronti di una banda di sudamericani un po’ “refrattari” alle regole della comune convivenza civil