Mauro Valeri

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Nel cuore del Viminale per scoprire il punto di raccordo nazionale del flusso informativo emergenziale

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Saliamo al secondo piano del ministero, ad attenderci c’è Francesco Virdia, direttore del Centro situazioni del Viminale. L’appuntamento è stato rimandato più volte a causa di emergenze “scoppiate” all’ultimo minuto. Oggi però è il giorno giusto e con un pizzico di fortuna riusciremo anche a scattare qualche foto per illustrare l’articolo. La location è di quelle che mette “soggezione”: porte che si aprono solo con badge dedicati e particolari d’arredamento curati fin nei minimi dettagli. Basta però entrare nel primo ufficio lungo il corridoio, la segreteria e affari generali, per trovare un’aria più familiare. 

La segreteria
Questo Ufficio ha una duplice veste, cura la gestione del personale del Centro, composto da 49 unità, e allo stesso tempo, svolgendo anche attività di “affari generali”, rappresenta il primo punto comunicativo col ministero dell’Interno. È infatti il contatto con la sala operativa della Marina militare, della Capitaneria di porto, dell’Aeronautica militare, dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia e con  la Sala sbarchi della Direzione centrale immigrazione e polizia delle frontiere. Ha, inoltre, un collegamento “punto a punto” con la Sala Italia della Protezione civile. In questo Ufficio, che potremmo definire come punto di approfondimento e analisi, confluiscono un mare di informazioni: dal numero degli arresti di scafisti ai “mattinali” di tutte le questure sul territorio nazionale, con anche i dati delle Specialità, contenenti il numero di arrestati e denunciati suddivisi per provincia, ma anche le sanzioni per la violazione della normativa anti Covid 19, le manifestazioni di rilievo, i casi di aggressione alle forze dell’ordine e il numero di fughe e di casi di positività al virus all’interno dei Centri di accoglienza per i migranti.

L’Unità di crisi
Ci spostiamo nell’ufficio di fronte, la Sala “Unità di crisi”, vero e proprio cuore pulsante che prende vita quando si verificano eventi particolari che sconvolgono l’ordine e la sicurezza pubblica del Paese. Ad attivare l’Unità di crisi è il ministro dell’Interno, in qualità di Autorità nazionale di pubblica sicurezza, che può presiederla direttamente o delegare il compito al capo della Polizia. La sua nascita è frutto della legislazione di contrasto al terrorismo emanata dopo gli attentati dell’11 settembre 2001. Nel particolare, il decreto legge del 6 maggio 2002, poi convertito in legge n. 133 del 2 luglio 2002, prevede all’articolo 6 l’istituzione dell’Unità di crisi del ministero dell’Interno, poi resa effettiva da un successivo decreto del ministro dell’Interno.

L’Unità venne incardinata all’interno del Centro situazioni proprio perchè è una sala operativa attiva 24/24 all’interno del Viminale e può essere convocata in caso di evento grave verificatosi sul territorio nazionale o nel caso di grave minaccia incombente tale da lasciar presagire l’imminente verificarsi di eventi gravi (atti che sconvolgano il vivere sociale e quello civile con riflessi sull’ordine e la sicurezza pubblica, ndr).

Il flusso comunicativo prevede che gli uffici territoriali informino di qualsiasi evento di rilievo il Centro situazioni che, ricevuta la notizia, la trasmette al capo della Polizia che, a sua volta, in presenza di fatti di particolare rilevanza, la riferisce al ministro dell’Interno che decide se convocare l’Unità di crisi. Questa può essere a composizione variabile, a seconda dell’evento verificatosi, e comprendere anche rappresentanti di altri ministeri e aziende private.


Le sale operative
Di fronte a noi due sale operative, la sala A e quella B, dove giungono tutte le notizie dal territorio, centinaia di segnalazioni al giorno dalle questure, dalle prefetture, dai comandi delle altre forze di polizia e dalle Specialità. 

Oggi “fare Sala situazioni” è diverso da 30 anni fa e conoscere una notizia dopo 5 minuti può voler dire essere già fuori tempo massimo. Frequenti anche i contatti con gli “omologhi” dell’Aisi (Agenzia informazioni e sicurezza interna) con i quali fitto è lo scambio di informazioni. 

Due sale operative, dunque. 

Nella sala A è attivo il monitoraggio h24 di tutte le fonti aperte, dai notiziari alle agenzie stampa ai quotidiani on line. Attigua ad essa c’è la stanza destinata al funzionario di turno, vera cerniera tra le notizie che arrivano in sala e il dirigente del Centro situazioni, al quale vengono subito riportate se di rilievo.

La sala B, più piccola ma con le stesse apparecchiature tecnologiche dell’altra, può essere utilizzata per tutti gli stessi scopi, qualora lì si verifichino dei problemi tecnici, creando così una ridondanza, o per operare distanziati come previsto dalle norme attuative in tempo di pandemia. Qui è inoltre possibile, lontani dal trambusto dell’altra, svolgere compiti più particolari di analisi e statistica. 

Antesignani della comunicazione protetta
Tornati nel corridoio ci colpisce un particolare: un vecchio telegrafo scrivente del 1800, accanto al quale c’è anche un telefono dei primi del 900, il “nonno” dei nostri apparecchi moderni, uno dei primissimi funzionanti a “batteria”, che si aziona grazie a una manovella che ricarica una dinamo. Da qui prende il nome il centralino riservato del Governo “ batteria del Viminale”, nato nel 1926. 

Proprio questo centralino consente al capo della Polizia e al ministro dell’Interno di comunicare in materia “protetta” con i prefetti e i questori delle diverse province italiane.

L’intervista al direttore
Il giro degli uffici è finito ma abbiamo ancora un po’ di tempo e ne approfittiamo per chiedere a Francesco Virdia come sia cambiato il lavoro del Centro situazioni in tempo di pandemia e di raccontarci la gestione di un “caso” che lo abbia colpito profondamente.

«NUovi compiti sono stati assegnati al Centro con la diffusione del virus – racconta Francesco Virdia – Qui vengono oggi fatti convogliare tutti i dati sulle sanzioni e sui controlli effettuati dagli operatori delle forze di polizia. È stato predisposto un portale per raccoglierli, collegato con tutte le prefetture che quotidianamente qui riversano i dati provinciali. Non solo il numero delle persone controllate, sanzionate o denunciate (alcune fattispecie sono di natura penale come il non rispetto dell’isolamento quando si è positivi al virus) ma anche il rendiconto delle attività rivolte ai titolari di esercizi e i provvedimenti di chiusura provvisoria di questi ultimi».

«Dirigo il Centro da tre anni – continua Virdia – È un Ufficio che vive di emergenze e di momenti particolari. Ogni sala operativa raccoglie ciò che accade nel territorio di sua competenza, noi qui operiamo a livello nazionale e ciò che arriva qui ha un rilievo particolare e ha raggiunto una soglia di attenzione superiore a quella ordinaria. 

Premesso questo, tra i casi che mi hanno particolarmente colpito posso citare le rivolte nelle carceri dello scorso anno dove forse abbiamo raggiunto il record del numero di messaggi inoltrati al capo della Polizia e un episodio avvenuto a Macerata nel mese di febbraio del 2018 quando un sabato mattina un uomo cominciò ad aprire il fuoco nel centro cittadino contro persone di colore.

Le note dalla questura marchigiana si susseguirono a intervalli di 15 minuti per tutta la mattina. Era diventata un’emergenza nazionale dato che il soggetto non solo aveva ferito sei persone, alcune delle quali in maniera grave, ma continuava a sparare anche durante la sua fuga. Tra un ferimento e l’altro aveva esploso colpi di arma da fuoco anche verso sedi istituzionali, tra le quali quella del Partito democratico. 

Il nostro compito era quello di informare il capo della Polizia e, per suo tramite, il ministro dell’Interno ma anche di allertare tutte le articolazioni dipartimentali come la Direzione centrale anticrimine e quella di prevenzione, profilandosi un caso di reato a sfondo razziale essendo tutte le vittime persone di colore. 

Il soggetto era in fuga e avevamo solo alcuni numeri della targa della sua autovettura. Occorreva inviare un supporto di uomini e mezzi per velocizzare la ricerca anche perché, come già detto, la persona continuava a sparare. L’uomo è stato poi tratto in arresto. Colgo l’occasione per ribadire che, in casi come questo o comunque gravi, il raccordo con il questore deve essere costante e diretto perché è lui l’Autorità provinciale tecnico-operativa di riferimento nella gestione dell’evento. Le notizie da lui fornite permettono di delineare la reale portata dell’evento, per poter orientare, nell’immediatezza, le successive azioni da intraprendere “sul campo”. Non bisogna dimenticare, infatti, che anche se sta operando un’altra forza dell’ordine o una nostra Specialità, tutti questi attori sono tenuti, per legge, a informare tempestivamente il questore su ogni fatto grave che attiene l’ordine e la sicurezza pubblica». Sarà poi cura del questore informare il Centro situazioni che fungerà così da organo di raccordo tra il territorio, i vertici dell’Amministrazione e le direzioni centrali competenti.

Si torna al lavoro
Bussano alla porta della stanza del dirigente: sono il vice direttore, Antonio Consoli, e il funzionario di turno, Enrico Ricci, che chiedono se abbiamo ultimato l’intervista poiché hanno delle comunicazioni molto urgenti per il direttore. Il nostro tempo è finito. Ringraziamo tutti i ragazzi del Centro per la disponibilità e ci congediamo. 

È già tempo di nuove emergenze.

06/05/2021