a cura di Valentina Pistillo
Una vita al massimo
Manovratore di corde, istruttore di tiro e di scorte e protezione, paracadutista, abilitato ad armi speciali. Raffaele Sepe, oggi investigatore privato e security manager, non è un semplice abbonato: è un lettore “speciale”, come le operazioni ad alto rischio compiute con il Nocs, il Nucleo delle “teste di cuoio” della polizia di cui ha fatto parte per 24 anni, dopo essersi arruolato giovanissimo: «Era il 1978 e avevo appena sostenuto l’esame di maturità. Da ragazzo avevo ben radicati in me i valori della patria, della bandiera e dell’onore e l’attentato all’onorevole Aldo Moro mi scosse molto profondamente: non potevo rimanere inerte nei confronti di eventi così gravi. Credendo fermamente nelle istituzioni, volevo compiere la mia missione: svolgere una professione al servizio dello Stato. La stessa determinazione con cui sono entrato 43 anni fa l’ho ribadita anche quando mi sono congedato nel 2017, salutando i vertici della polizia, come il prefetto Lamberto Giannini, l’attuale Capo, con il quale ho avuto il piacere di lavorare, negli ultimi miei due anni di servizio, quando era alla guida della Direzione centrale della polizia di prevenzione, la Dcpp». Raffaele ha frequentato il 60° Corso guardie di ps, Scuola di Piacenza e ha avuto come prima destinazione l’VIII Reparto mobile di Firenze. Sei anni dopo, ha superato il corso scorte ad Abbasanta (OR), presso il Caip, Centro addestramento e istruzione professionale ed è stato assegnato all’Ispettorato Viminale. Nel 1985, la durissima selezione al Nocs: «Eravamo un centinaio quel giorno a Castro Pretorio – racconta – e per una settimana sostenemmo impegnativi test psicoattitudinali, visite medich