Giulia Assogna

La Svolta dell’agrivoltaico

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Un sistema innovativo che concilia resa agricola e produzione di energia ponendo pannelli solari sopra campi e pascoli

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Conciliare agricoltura, produzione di energia e sostenibilità ambientale sembrerebbe un’utopia. Invece è possibile grazie all’agrivoltaico, il sistema che permette di coltivare la terra producendo energia elettrica tramite pannelli fotovoltaici posizionati in alto rispetto al suolo, così da permettere il passaggio delle macchine agricole e la tradizionale lavorazione dei campi. La resa agricola è garantita e l’energia prodotta senza consumo di suolo ed emissioni inquinanti in atmosfera. L’idea nasce dalla necessità di arginare l’emergenza climatica, che impone di rendere le fonti rinnovabili il centro di un sistema energetico che deve puntare alla decarbonizzazione entro il 2040. Nel nostro Paese, l’eolico e il fotovoltaico si avviano a sostituire le fonti fossili nella generazione elettrica, ma si riscontrano ancora difficoltà di complessa risoluzione. Per il fotovoltaico, ad esempio, un fattore limitante nelle installazioni è la disponibilità di superfici. L’utilizzo di pannelli a copertura di edifici o infrastrutture è sicuramente l’opzione primaria, per la maggiore compatibilità paesaggistica e ambientale. Eppure, anche se in termini di estensione delle coperture solarizzabili i numeri potrebbero essere sufficienti a soddisfare la richiesta, queste superfici sono soggette a molti vincoli (finanziari, civilistici, condominiali) che rendono difficile la solarizzazione completa. 

Alla ricerca di nuovi spazi 
Attualmente, il sistema nazionale di generazione elettrica evidenzia un fabbisogno annuo di circa 320 TWh (dati Terna 2019). Le rinnovabili nel loro complesso soddisfano quasi il 40% del fabbisogno elettrico, di cui il fotovoltaico genera poco più dell’8%. La fonte fotovoltaica, da sola, dovrebbe arrivare entro il 2030 a soppiantare almeno il 60% dell’attuale generazione da fonti termiche fossili, arrivando a una produzione di 100 TWh, ottenibile però solo moltiplicando per 5 l’attuale potenza installata. Considerando anche il fabbisogno supplementare legato alla necessità di realizzare accumuli di energia elettrica, corrisponderebbe a una superficie di circa 50mila ettari, cioè 500 milioni di metri quadrati di pannelli da collocare il più

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06/05/2021