Susanna Carraro
Baby gang
Svezia
La Svezia fatica a contrastare la violenza delle bande. Pur rimanendo un paese essenzialmente sicuro, un’ondata di crimini di gruppo preoccupa l’opinione pubblica. La scorsa estate due adolescenti svedesi sono state torturate e stuprate in un cimitero, mentre ammontano a venti i ragazzi uccisi nella prima metà dello scorso anno, in 163 sparatorie. Secondo uno studio realizzato nel 2018, un uomo fra i 15 e i 29 anni rischia dieci volte di più di rimanere vittima di un colpo d’arma da fuoco in Svezia piuttosto che in Germania. Il problema si fa scottante soprattutto nei quartieri a forte densità di popolazione immigrata, in genere piuttosto isolati; qui il tasso di disoccupazione è particolarmente elevato, a causa delle restrittive norme sul lavoro che rendono estremamente difficile trovare un’occupazione per i nuovi arrivati, provenienti soprattutto da Iraq, Somalia, Siria, Bosnia e Turchia. Almeno la metà dei componenti delle bande è nata all’estero e più dei due terzi ha una storia d’immigrazione. Ed ora un nuovo crimine fa notizia in Svezia: le cosiddette ”rapine di umiliazione”, che fanno inorridire la cronaca. Come a Göteborg, dove una banda criminale di giovani ha costretto la vittima a baciare i piedi del capo banda e poi gli ha calpestato il viso fino a farlo svenire, mentre tutto veniva filmato. O a Stoccolma, dove due sedicenni hanno derubato, preso a pugni e a calci la loro