Marco Benvenuti*
Operosa e solidale
Caratterizzata da una vocazione industriale e commerciale e da un tessuto sociale coeso, Novara e il suo territorio possono contare sull’attività di contrasto alla criminalità e sulla tutela dei più deboli
Una coltre di nebbia, un vero e proprio muro, che rende fioca la luce dei lampioni delle vie del centro e nasconde la sagoma imponente della Cupola di San Gaudenzio. È questa, nei mesi invernali, una delle cartoline più caratteristiche di Novara. Ma non appena il muro si alza e svanisce si scopre una città viva, moderna, con un polo universitario e della ricerca che attira molti giovani, e quella Cupola (realizzata dall’architetto Alessandro Antonelli, lo stesso della Mole di Torino) che svetta finalmente visibile a chilometri e chilometri di distanza, come un faro nel mare a quadretti delle risaie che circondano il capoluogo.
Stretta tra i fiumi Ticino e Sesia, Novara è la provincia più orientale del Piemonte, vera e propria cerniera con Milano e la Lombardia. Basta uno sguardo alla cartina e si capisce subito il perché: anche la parte più a nord, quella delle colline, dei laghi Maggiore e Orta e dei rilievi del Vergante, confina con i territori lombardi. Crocevia di autostrade e linee ferroviarie tra le più importanti del Nord Italia, con la vicina Lombardia ha certamente in comune anche la vocazione industriale e commerciale, favorita proprio dalla sua posizione strategica e logistica. Due sono le principali zone industriali della città: la prima a nord-est, tra i quartieri di Sant’Agabio e San Rocco, e la seconda ad ovest, nel confinante comune di San Pietro Mosezzo.
«Non sei di Novara se non ti nascondi nella nebbia», scrive qualche poeta locale. Ma la nebbia è uno status temporaneo. Dalla nebbia si esce subito, come «la Legione dispersa di soldati romani con le loro aquile» di cui scrive lo scrittore Sebastiano Vassalli, (scomparso da qualche anno, abitava a pochi chilometri dalla città), nel romanzo «Terre Selvagge», con riferimenti alla pattuglia a cavallo dispersa dopo la battaglia della Bicocca.
Usciti dalla nebbia si viene subito a contatto con una popolazione accogliente, solidale, capace di fare rete a tutti i livelli. Lo conferma anche Rosanna Lavezzaro, prima donna questore di Novara, arrivata due anni e mezzo fa dalla vicina Vercelli: «C’è un tessuto sociale coeso, interconnesso, in cui la Polizia di Stato è riuscita a stringere ottimi rapporti con le persone rendendo più che mai attuale uno dei motti degli anni passati: “Essere vicini alla gente”». La stessa sede della questura è vicina alla gente. Edificio realizzato come Casa del Littorio in epoca fascista, quindi con una mole massiccia e volumi imponenti, è nel cuore della città a pochi passi dal centro storico, dalla piazza-salotto della movida, dal prestigioso teatro Coccia, dal castello Sforzesco recentemente restaurato e dal parco dei bambini, vero e proprio polmone verde. Non è raro incrociare le Volanti che passano a fianco di mamme con i figli piccoli. Un’immagine di sicurezza, tranquillità. Il controllo del territorio è alto. Anzi, di recente è raddoppiato con un aum