Anacleto Flori
La nostra storia
Il Calendario del 2021 è un omaggio alla storica riforma del 1981. Dodici immagini per altrettanti temi che ci hanno accompagnato fino ad oggi
Dopo essere stata raccontata dagli scatti artistici dei maestri della fotografia, dalle colorate tavole dei grandi disegnatori italiani o dal suggestivo bianco e nero delle immagini colte al volo da uno dei più prestigiosi fotoreporter internazionali, con il Calendario 2021 la Polizia di Stato ha scelto di parlare di sé in prima persona, cercando ispirazione all’interno della propria, lunga storia. E alla fine lo sguardo si è fermato su una data precisa, il 1° aprile 1981, giorno in cui veniva definitivamente approvata la legge 121 che riformava profondamente l’ordinamento dell’Amministrazione della pubblica sicurezza. Una riforma epocale per la polizia italiana che proprio in quel momento cessò di esistere come Corpo delle guardie di ps per dare vita, come una sorta di novella Araba fenice, alla Polizia di Stato. Una legge, quella del 1981, a suo tempo discussa e controversa poiché introduceva, tra l’altro, l’addio alle stellette e l’ordinamento civile, ma anche la sindacalizzazione. E lo faceva in una fase cruciale della vita della giovane Repubblica: per il nostro Paese quelli prima e dopo l’approvazione della legge sono infatti gli anni dell’assalto al cuore dello Stato, anni drammatici, bagnati dal sangue di magistrati, politici, giornalisti e soprattutto appartenenti alle forze dell’ordine vittime della follia eversiva e terroristica. Un periodo talmente buio per il quale verrà coniato il termine quanto mai terribile e significativo di “Anni di Piombo”. Ma i frutti del coraggio e della lungimiranza di quanti sostennero con forza quella riforma, sono ancora sotto i nostri occhi, a 40 anni di distanza. Un quarantesimo anniversario importante, fondamentale per la nostra Istituzione, e dunque da ricordare non solo nella data della ricorrenza, ma per un anno intero, mese dopo mese, giorno dopo giorno: ecco allora la scelta di celebrare quella riforma attraverso il Calendario della Polizia di Stato, uno degli strumenti di comunicazione tradizionalmente più amati e attesi dai cittadini. Quello del 2021 racconta, infatti, attraverso 12 immagini ispirate ad altrettante parole chiave (selezionate e commentate con il prezioso contributo del consigliere di Stato, prefetto Carlo Mosca) l’essenza dei cambiamenti che da allora ci caratterizzano ancora oggi. Immagini e parole che, tenute gelosamente nascoste in tutti questi mesi, sono state finalmente svelate al pubblico la mattina del 6 novembre nel corso di un incontro che si è tenuto all’interno del Viminale, tra il capo della Polizia Franco Gabrielli e Gianni Letta, all’epoca della riforma direttore del quotidiano romano Il Tempo e attento osservatore delle questioni istituzionali nazionali. Nel corso dell’evento, trasmesso in diretta streaming sui canali istituzionali della Polizia di Stato (Facebook, Youtube e sito ufficiale) e moderato dalla giornalista Rai, Emma D’Aquino, Gianni Letta ha elogiato la maturità della neonata Polizia di Stato capace di portare avanti democraticamente, ma con grande attenzione alla sicurezza dei cittadini, un processo di profondo rinnovamento interno pur in uno scenario sociale e politico davvero difficile e inquietante come quello dei primi Anni ‘80 (vedi intervista completa a pag. 10). Il prefetto Gabrielli ha invece ricordato come il Calendario del 2021 celebri i 40 anni della legge 121 introdotta nel 1981, una legge che conteneva già una serie di concetti che oggi consideriamo delle vere e proprie conquiste, come la sicurezza partecipata o la parità di genere. Da quest’ultimo punto di vista, «La nostra Amministrazione è decisamente avanti – ha chiosato il capo della Polizia – perché oggi ci sono donne che rivestono ruoli fondamentali come questori e direttori centrali».
Attraverso un collegamento in videoconferenza, il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese ha ricordato l’importanza del Calendario 2021, perché ci spinge a guardare al nuovo anno con la speranza di uscire finalmente dalla difficile situazione che il Paese sta vivendo, ma ha anche sottolineato quanto sia importante la scelta di devolvere il ricavato della vendita del Calendario a progetti di solidarietà: «Una scelta – ha detto il ministro – che rappresenta ancora una volta quel segnale di vicinanza che la Polizia di Stato è in grado di far sentire alla collettività». E a proposito di solidarietà, anche Rosario Fiorello ha voluto partecipare, nel rispetto del distanziamento sociale, alla presentazione attraverso un videomessaggio andato in onda durante la diretta. Un invito, come sempre condito di tanta ironia ma anche di impegno, all’acquisto del nuovo Calendario dal momento che anche quest’anno tutto il ricavato sarà destinato sia al Comitato italiano per l’Unicef che per il 2021 sosterrà il progetto di lotta alle situazioni di disagio minorile causate dall’emergenza Covid-19, sia al finanziamento del Piano Marco Valerio del Fondo di assistenza per il personale della Polizia di Stato, che da anni sostiene le famiglie dei poliziotti con figli affetti da gravi patologie croniche. Poliziotti come l’assistente capo coordinatore Massimo Montebove che, in un toccante video (vedi QR) andato in onda durante la presentazione, ha raccontato come il 7 agosto 2018 la sua vita sia cambiata dall’istante in cui una telefonata lo avvertiva che sua figlia Lavinia era in coma profondo, dopo essere stata investita da un’auto mentre si trovava all’asilo. Un evento drammatico affrontato con tanto coraggio, ma anche con infinito amore da Massimo e dalla sua compagna che, da allora, hanno iniziato la difficile strada dell’assistenza riabilitativa alla piccola Lavinia.
Una strada lungo la quale, però, grazie al Piano Marco Valerio, non saranno mai lasciati soli.
I primi mesi dell’anno si aprono all’insegna di tre temi fondamentali: Gennaio è dedicato al Cambiamento che porta all’addio delle stellette e all’arrivo delle nuove qualifiche professionali. Febbraio invece è il mese dei Sindacati e del riconoscimento del diritto, per tutto il personale della polizia, di associarsi in sindacati. Marzo segna l’istituzione di una nuova qualifica, quella degli Ispettori: anello di congiunzione tra funzioni direttive ed esecutive.
Si prosegue poi con Aprile, mese in cui si celebra l’Identità, vale a dire l’insieme dei valori costituzionali e della memoria dei caduti che ispirano le donne e gli uomini nell’adempimento del servizio. A Maggio con le Donne, la polizia si tinge di rosa, ricordando l’introduzione della parità economica, di funzioni e di progressione in carriera per tutte le poliziotte. Il mese di Giugno ribadisce ancora una volta il valore di “esserci sempre” per una polizia di Prossimità, al servizio del Paese e dei cittadini.
I mesi estivi del calendario si aprono con Luglio dedicato a una delle grandi novità della riforma, l’ Autorità di Pubblica Sicurezza: ministro, prefetto e questore diventano garanti dell’esercizio dei diritti di libertà. L’emblematica foto di Agosto ci parla di Soccorso pubblico e della professionalità dei Reparti Mobili a tutela della collettività. Con settembre torniamo tutti a scuola con la Formazione del personale, per la quale la legge 121 ha introdotto nuovi programmi e innovativi metodi di insegnamento.
L’anno volge al termine, appena il tempo di sfogliare Ottobre, con le professionalità dei Ruoli tecnici, riconosciuti dalla 121 come parte integrante della Polizia di Stato, poi Novembre con il fondamentale ruolo di Cordinamento delle forze di polizia affidato al capo della Polizia - direttore generale della P.S. e, infine, Dicembre in cui si ribadisce la mission delle donne e degli uomini della Polizia di Stato: essere al Servizio per tutelare libertà e diritti civili dei cittadini.
Il ricordo di quegli anni di Gianni Letta
La partecipazione di uno dei grandi maestri del giornalismo italiano, come Gianni Letta, alla presentazione del Calendario dello scorso 6 novembre al Viminale è stata l’occasione per ricordare storicamente il periodo in cui prese il via la riforma della polizia del 1981.
Da direttore di un grande quotidiano e da attento osservatore della vita politica italiana, come ha vissuto e accolto quella storica riforma?
Come direttore de Il Tempo, un quotidiano sempre molto attento alle questioni istituzionali, ho avuto il privilegio di seguire tutto l’iter parlamentare che ha portato all’approvazione della legge 121: un iter durato anni e accompagnato da una discussione lunga, tormentata e anche polemica, soprattutto sul tema della smilitarizzazione e la conseguente sindacalizzazione. Due aspetti che preoccupavano la pubblica opinione, poiché molti temevano che una polizia sindacalizzata senza più stellette e disciplina non fosse in grado di svolgere i propri compiti in modo affidabile. Poi però prevalse la convinzione che anche il nostro Paese, in linea con gli altri Stati europei, dovesse avere una polizia a ordinamento civile, anche perché all’interno dello Stato sarebbero comunque rimasti presenti altri corpi militari. Mi ricordo che allora uno dei maggiori fautori e sostenitori della smilitarizzazione e della riforma della polizia fu Francesco Cossiga, grande studioso proprio degli ordinamenti esteri. Alla fine salutammo con soddisfazione la promulgazione di una legge che sembrò subito molto moderna, ma al tempo stesso equilibrata. Il fatto stesso che in questi 40 anni nessuno l’abbia messa in discussione, o ne abbia chiesto la modifica, testimonia ancora oggi la sua validità e vitalità.
La legge 121 segnò un passaggio fondamentale per la polizia ma anche per la sicurezza del Paese. Ci furono delle difficoltà o contraccolpi iniziali?
Uno dei grandi meriti della polizia è che questa trasformazione è avvenuta in maniera ordinata, senza traumi sebbene la storia nazionale attraversasse allora un periodo difficilissimo, perché tutti gli anni prima e dopo la riforma sono stati quelli più bui della nostra Repubblica. Anni di attentati, di stragi mafiose e soprattutto di terrorismo internazionale e interno: a partire dal 1980, nel giro di pochi mesi vennero uccisi il presidente della Sicilia Piersanti Mattarella, il giudice Guido Galli e il giornalista Walter Tobagi, a giugno ci fu la strage di Ustica e ad agosto, quella della stazione di Bologna e poi, proprio nel 1981, ci fu l’arresto del brigatista Mario Moretti e quello del terrorista nero Valerio Fioranti. Una terribile bufera che ha insanguinato il Paese e che ha richiesto un impegno senza precedenti alla polizia, che pure ha saputo passare da un ordinamento all’altro senza mai abdicare ai suoi compiti istituzionali e anzi migliorando l’efficienza del servizio e continuando a garantire in modo esemplare la sicurezza di tutti grazie alla dedizione, all’impegno e alla disciplina, che pure non è mai venuta meno, di tutti i suoi uomini. Un altro punto caratterizzante della legge fu la piena partecipazione delle donne: la 121 infatti permise il pieno riassorbimento del vecchio Corpo della polizia femminile, che fino a quel momento aveva rivestito un ruolo marginale, garantendo alle poliziotte lo stesso trattamento economico e le stesse possibilità di far carriera.
Smilitarizzazione, sindacalizzazione, coordinamento delle forze di polizia, parità di genere. Qual è stata secondo lei la novità più coraggiosa e feconda di sviluppi?
Sicuramente quella di passare dall’ordinamento militare a quello civile, che era l’aspetto più temuto di tutta la riforma, e che invece ha dato uno spirito nuovo e una maggiore efficienza di servizio alla Polizia di Stato: c’era il timore che dietro la smilitarizzazione e la sindacalizzazione si potesse celare un’appartenza politica, che a partire dal vertice, il ministro dell’Interno, avrebbe potuto a cascata coinvolgere e connotare tutti i livelli della polizia. E questo per fortuna non è mai avvenuto, e spero non avverrà mai.
Con la riforma è cambiato anche il modo di fare comunicazione della Polizia di Stato, in questo ambito che ruolo può ancora svolgere un house organ come Poliziamoderna?
Quando è nata la vostra rivista doveva essere uno strumento di informazione; doveva cioè raccontare agli appartenenti alla polizia la vita e l’attività dell’Amministrazione. Oggi con i social tutte le informazioni, anche quelle sulla vita della polizia, arrivano a ciascuno di noi direttamente e in modo più veloce. Una rivista come Poliziamoderna, però, oltre a fare informazione ha un compito più ampio e importante: alimentare e mantenere saldo, attraverso il dialogo e il confronto tra i vari componenti dell’Istituzione, il fondamentale spirito di Corpo, presupposto essenziale per garantire l’ordinato svolgimento del servizio. Un senso di appartenenza che rende la polizia italiana diversa da quelle degli altri Paesi, perché introduce quei principi che sono sottesi dalla legge 121: l’art 25, infatti, nell’indicare i compiti istituzionali usa verbi come tutela, vigila e presta soccorso, affiancando così alla professionalità un importante elemento di umanità al servizio del cittadino. La vostra rivista può tener vivo questo spirito che è la forza della Polizia di Stato. Ed è davvero un bel merito.