Anna Piras*

Moderna e accogliente

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Al centro del Mediterraneo, Cagliari è una città aperta e multirazziale. Dove il senso civico dei cittadini e il legame con la Polizia ne fanno una piccola metropoli sicura e ospitale

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Mare, l’aereo che sembra atterrare sull’acqua, la pista che appare all’improvviso. Il tempo di un brivido, e sei a Cagliari. Il racconto, da chi arriva in aereo, è sempre uguale. La scoperta della città, quella no: regala emozioni diverse, come diverse sono le sue tante anime. Cagliari appare placida, adagiata sui suoi colli e allungata sul mare, luminosa – a volte quasi accecante – e indiscutibilmente bella. Non una bellezza banale, semmai articolata, complessa, che conquista di volta in volta. Si svela senza fretta, come una ragazza un po’ pudica ma desiderosa di farsi ammirare. Cagliari è mare ma non è una città marinara. È sole ma i suoi abitanti cercano l’ombra. È vento ma quando tira il maestrale si contano i giorni finché si placa. È la città dove la Sella del Diavolo si allunga sul Golfo degli Angeli, quasi a dichiarare da subito le tante contraddizioni che la contraddistinguono e la arricchiscono. 

È una città aperta, che accoglie “lo straniero” (e qui straniero è chiunque non sia della città) e si mette volentieri a disposizione. I cagliaritani sono naturalmente discreti, un po’ conservatori ma senza mai giudicare il prossimo, allegri ma mai invadenti. Non è un caso, forse, che Gigi Riva scelse di non andarsene da qui, resistendo alle lusinghe di squadre assai più blasonate. Rombo di tuono, ancora oggi, regala saluti e sorrisi a chi lo incontra, per strada o al ristorante dove è di casa. Il legame tra Cagliari e quello che è diventato un suo mito è fortissimo, al punto da collocarlo in un pantheon che mischia sacro e profano, che vede insieme Sant’Efisio e Gigi Riva. “Il sardo è chiuso ma quando ti è amico lo è per sempre” è uno dei tanti luoghi comuni sulla Sardegna e le sue città, ma è certo e provato che andarsene da qua non è mai un’operazione a costo zero, e spesso chi è costretto a lasciarla appena può ritorna. Cagliari è così, non è facile da raggiungere ma difficile da abbandonare. È sempre stata poco nota, estranea ai giri classici del turismo (solo da pochi anni vi fanno tappa le navi da crociera), più spesso città di passaggio per i vacanzieri che da qui raggiungono le zone di mare o – a volte – l’interno dell’isola. 

Il nucleo originario della città sorge grazie ai fenici, che sbarcarono sullo stagno di Santa Gilla. Passata l’età romana, si deve arrivare al Medioevo per assistere alla grande danza delle dominazioni: pisani, aragonesi, spagnoli, infine i piemontesi. È sotto i pisani che nasce Castello, l’attuale centro storico che nel gergo cagliaritano identifica l’intera città: Casteddu. Il tributo che pagherà alla Seconda guerra mondiale sarà terribile: i bombardamenti del 1943 causano danni enormi, dai quali Cagliari si riprende con una veloce ma anche problematica attività di ricostruzione.

Cagliari si può considerare una città sicura. I reati, è ovvio, vengono commessi come altrove, ma in città non aleggia una sensazione di insicurezza, non c’è percezi

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09/10/2020