Mauro Valeri
La sicurezza non è in lockdown
A Roma il vertice Europol sulle minacce criminali legate alla diffusione del Covid-19
Scuola superiore di Polizia, Roma. È qui che il 15 settembre si è tenuta la seconda riunione del gruppo di lavoro sulle minacce criminali legate alla pandemia. Uno dei primi incontri in presenza dopo un lungo periodo di lockdown; la riunione precedente del gruppo, a giugno, si era svolta infatti in videoconferenza. Arrivano i rappresentanti di vertice delle forze di polizia di Austria, Francia, Spagna, Svizzera e Regno Unito, non prima però di essere stati sottoposti a tampone per la ricerca del virus. Germania, Olanda e Polonia sono invece collegate in videoconferenza. L’Italia ha accolto l’invito di Europol a organizzare la riunione adottando però rigorosi protocolli sanitari per garantire la sicurezza dell’incontro. A presiedere il meeting il direttore esecutivo di Europol, Catherine De Bolle, e il vice direttore generale del Dipartimento della pubblica sicurezza Vittorio Rizzi, che coordina l’omologo gruppo di lavoro costituito a livello nazionale. Ad aprire la conferenza l’intervento del direttore esecutivo di Europol: «La crisi da Covid-19 ci ha costretto a ripensare le modalità di lavoro ed ha evidenziato l’esigenza di disporre di sistemi di videoconferenza cifrati e di servizi di messaggistica istantanea sicuri per tenere riunioni operative on line. Sono importanti però anche gli incontri in presenza. Europol ha inaugurato il Posto di comando virtuale, soluzione sicura per lo scambio di dati operativi in tempo reale con i suoi partner, e tutte le comunicazioni sono ospitate su nostri server. Così come terroristi e criminali utilizzano la tecnologia, anche noi dobbiamo trarne vantaggio». Catherine De Bolle esprime anche preoccupazione per le infiltrazioni criminali nell’utilizzo delle risorse per la ripresa precisando che: «I fondi per la ricostruzione sono già presi di mira dalle organizzazioni criminali e lo saranno ancora di più. Europol sta facendo pressione sulla Commissione europea per avere voce in capitolo sui finanziamenti della ripresa economica. Dovremo essere attenti e monitorare per evitare il rischio di infiltrazione delle mafie». Prende poi la parola il prefetto Vittorio Rizzi che sottolinea: «Non c’è mai stato un lockdown per la sicurezza. Né le forze di polizia dei nostri Paesi né Europol hanno mai smesso di lavorare così come non si è mai fermata la collaborazione di polizia. L’epidemia causata dal Covid-19 non ha interrotto la lotta al crimine, non è riuscita a fermare il nostro lavoro comune. Ci presentiamo come una squadra unita che vuole mandare un messaggio preciso alla criminalità: noi ci siamo». Ed è il vice direttore del Dipartimento di ps ad introdurre il concetto di similitudine tra il virus e le mafie evidenziando come abbiano le stesse capacità di infiltrazione e facendo notare come sbagliasse chi pensava che il coronavirus fosse esclusivamente un problema cinese e italiano. Le mafie infatti sono altrettanto pervasive e nessun Paese può considerarsi immune dal rischio di infiltrazione.
«In Italia – precisa il prefetto Vittorio Rizzi – non abbiamo ancora riscontri concreti sotto il profilo processuale. Bisogna allora ritenere che se infiltrazioni ci sono state non ne abbiamo ancora piena consapevolezza. Il rischio però è quello di scoprirlo troppo tardi, per cui l’unico sistema di prevenzione è quello di intercettare i sintomi». L’aumento dell’insofferenza verso le Istituzioni e la maggiore diffusione di condotte violente è un altro fenomeno in crescita. «Sarebbe miope pensare – precisa il prefetto – che l’aumento di omicidi e altri reati violenti che si registrano in diverse località degli Usa debba essere semplicemente confinato al movimento dei Black lives matter e invece non presenti sintomi da analizzare attentamente perché potrebbe estendersi anche oltre oceano e qualche segnale, anche se con forme e modalità diverse, si sta registrando anche in Europa».
Il direttore della polizia giudiziaria francese, Jérôme Bonet, evidenzia nel suo intervento una problematica davvero particolare, quella della crescita esponenziale del numero dei furti di biciclette che si verifica poiché i criminali non vogliono utilizzare i mezzi di trasporto pubblici per paura del contagio. Altra problematica segnalata è quella del rilascio di più di 14mila detenuti e dell’aumento degli omicidi con armi da fuoco, spesso legati al traffico di stupefacenti.
Il capo della polizia spagnola, Francisco Pardo Piqueras, sottolinea invece l’importanza delle misure di protezione su cui possono contare i poliziotti per evitare il contagio nella loro attività quotidiana anche perché è impossibile garantire la sicurezza se questo si diffonde tra gli operatori di polizia. Linea, questa, condivisa anche dalla presidenza italiana che ha inserito nelle cartelle di lavoro dei delegati una brochure, in lingua inglese, contenente alcuni interventi della Direzione centrale di Sanità del dipartimento di ps che hanno consentito di contenere la diffusione del virus e che hanno fatto si che il tasso degli operatori di polizia che fino ad oggi hanno contratto il virus fosse in linea con quello generale della popolazione. Una problematica attuale e che caratterizzerà il panorama internazionale del prossimo futuro è, secondo il capo della polizia spagnola, quella della gestione dell’ordine pubblico: «Nel momento di forte crisi economica successiva alla pandemia molte persone perderanno il lavoro e vedranno complicarsi la propria situazione personale e ricorreranno alle proteste di piazza. Questo, in una società democratica, è un diritto fondamentale, ma le forze di polizia dovranno anche garantire la sicurezza cittadina, compito non facile e reso ancora più difficile dall’espansione dei movimenti negazionisti o di disobbedienza civile». Considerazioni condivise anche dal capo della Polizia, Franco Gabrielli, che ha incontrato il suo omologo spagnolo, a margine della conferenza, per firmare un accordo bilaterale per rafforzare la lotta alla criminalità e agevolare la cattura dei latitanti. «È fondamentale intercettare difficoltà e sofferenze e il fatto che siano questioni che riguardano non solo l’Italia ma tutta Europa la dice lunga sull’ampiezza del problema. Ma non servono prove di forza. Mai come in questo periodo chi ha responsabilità nella sicurezza deve avere la capacità di empatizzare le difficoltà di fasce molto ampie del Paese. Non servono esercizi muscolari ma dialogo e comprensione».
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Coronavirus & criminalità: osservati speciali
L’attività principale di Europol è quella svolta dai suoi analisti, che hanno monitorato, costantemente, l’impatto della pandemia sulle attività criminali delineando così gli sviluppi dei trend delittuosi. L’attività degli analisti è stata integrata dai dati e dalle informazioni loro trasmessi dagli investigatori dei Paesi membri rendendo così possibile la produzione di report, che sono stati pubblicati sul sito web (www.europol.europa.eu), dai quali emergono le seguenti minacce.
CRIMINALITà INFORMATICA
I cybercriminali sono stati tra i primi ad adattarsi capitalizzando ansie e paure dei cittadini. Sono state lanciate nuove campagne di phishing e ransomware e si prevede che il loro numero continuerà ad aumentare. Il ransomware è considerato da anni una minaccia particolarmente grave da Europol ed è un fenomeno per mezzo del quale i criminali, dopo aver ottenuto l’accesso a un dispositivo, ne criptano i file in esso contenuti rendendone impossibile l’utilizzo al legittimo possessore se non pagando un riscatto. Negli ultimi anni i criminali hanno concentrato i loro attacchi su aziende ed enti poiché è più facile che cedano al ricatto dato l’elevato valore dei dati resi inutilizzabili. Gli ospedali ne sono un esempio, poiché i tempi di inattività dovuti all’inutilizzabilità dei documenti informatici potrebbero portare anche alla perdita di vite umane. Per accedere al dispositivo della vittima i criminali utilizzano tecniche di ingegneria sociale e attacchi di phishing.
PEDOPORNOGRAFIA
L’attività di distribuzione on line di materiale pedopornografico è in aumento. Forze dell’ordine di diversi Paesi hanno segnalato un incremento del numero di tentativi di accesso a siti web contenenti materiale pedopornografico. Anche le segnalazioni dei cittadini, relative a siti contenenti materiale prodotto con lo sfruttamento sessuale dei minori, risultano in aumento in molti Paesi tra i quali la Spagna e la Danimarca, dove tali tentativi sono triplicati. Il monitoraggio dei post nei forum dedicati allo sfruttamento sessuale dei minori rivela che c’è un grande interesse nel commercio di questo turpe materiale e maggiore è il numero di coloro che cercano di stabilire un contatto con i bambini utilizzando i social, agevolati dal maggior tempo che questi trascorrono on line.
MERCATO DELLA DROGA
L’analisi condotta da Europol e dall’agenzia europea per la droga (Oedt) evidenzia l’aumento dei prezzi degli stupefacenti e una riduzione della loro purezza. Mostra inoltre che la criminalità organizzata è rimasta particolarmente attiva nel settore adattando i modelli di trasporto, le rotte del traffico e i metodi di occultamento alla pandemia. L’interruzione della catena di approvvigionamento del traffico di droga incide principalmente a livello di distribuzione, a causa delle misure di distanziamento sociale all’interno dell’Ue. Con il commercio di strada fortemente compromesso dalle restrizioni alla circolazione, i consumatori e i rivenditori si stanno sempre più rivolgendo a metodi alternativi di approvvigionamento, incluso l’uso di mercati darknet, piattaforme di social media e app di comunicazione crittografate, con pagamenti senza contanti e meno interazioni faccia a faccia. Ma mentre la logistica “al dettaglio” è cambiata, lo spostamento di grandi quantità di stupefacenti tra gli Stati membri dell’Ue non è cessato, nonostante i controlli alle frontiere, a causa del continuo trasporto commerciale di merci attraverso l’Europa. Il traffico di stupefacenti per via marittima continua a livelli simili al periodo pre-pandemico e quello di cocaina attraverso container marittimi continua a livelli comparabili al 2019 portando all’aumento, in alcuni Paesi, del numero di sequestri. Il traffico di eroina sembra continuare lungo molte delle rotte note (ad es. la rotta dei Balcani). La pandemia ha aggravato l’interruzione, già in corso, della catena di approvvigionamento di resina di cannabis dal Marocco verso l’Ue. Questo, insieme “all’accumulo” di cannabis da parte dei consumatori, ha portato ad alcune carenze di cannabis e al conseguente aumento dei prezzi. Sono state anche segnalate carenze localizzate di eroina, che potrebbero portare a un passaggio a sostanze alternative (ad es. oppioidi sintetici). Mentre la domanda di cannabis ed eroina rimane sostanzialmente stabile, quella di droghe sintetiche utilizzate in contesti ricreativi è notevolmente diminuita, pur essendo ancora presente, a causa della chiusura di locali notturni, discoteche e della sospensione dei concerti musicali.
PRODOTTI CONTRAFFATTI E TRUFFE
I criminali si sono concentrati in particolare sui beni utilizzati per proteggersi dal contagio tra cui l’equipaggiamento medico (in particolare mascherine per il viso, kit per test Coronavirus, guanti in lattice monouso, ecc.), i disinfettanti e i prodotti farmaceutici (antivirali, farmaci per l’artrite e la malaria, rimedi erboristici, ecc.). Un modus operandi più sofisticato vede i criminali assumere la falsa identità di imprese e offrire alle vittime prodotti legati alla pandemia, per poi sparire nel nulla una volta ricevuto il pagamento. Tra i truffati non solo soggetti privati ma anche autorità sanitarie di Stati membri. Si sospetta che la maggior parte dei prodotti farmaceutici contraffatti e dei principi attivi venduti nell’Ue provenga dalla Cina e dall’India. I contraffattori che distribuiscono nell’Ue prodotti provenienti dall’Asia utilizzano delle complesse catene di distribuzione facendoli transitare per diversi Stati prima di farli giungere a destinazione così da renderne difficilmente tracciabile l’origine. Questi tipi di prodotti sono generalmente trasportati utilizzando container marittimi e pacchi spediti per via aerea e tendono a non superare i 15-20 kg l’uno. Una parte della produzione avviene anche in Europa. Laboratori sono stati scoperti nella Repubblica Ceca, Francia, Grecia, Italia, Polonia e Spagna.
DISINFORMAZIONE E FAKE NEWS
La disinformazione e le false informazioni sul Covid-19 continuano a proliferare in tutto il mondo. Molti Stati membri hanno segnalato situazioni di criticità generate dalla diffusione di campagne di disinformazione che possono essere accompagnate da attacchi informatici e interruzione di servizi essenziali, facendo così diminuire la fiducia dei cittadini nelle istituzioni. Gli utenti diventano più vulnerabili e ricettivi verso le false informazioni proprio per l’eccessiva disponibilità di notizie e la percepita mancanza di fonti affidabili, rafforzando così nozioni e credenze preconcette. Alcune istituzioni raccolgono le notizie false sul Covid-19, per pubblicarle poi sul proprio sito e smentirle. L’Organizzazione mondiale della sanità, ad esempio, elenca una serie di fake news sul Covid-19 sul suo sito web (https://www.who.int), che viene regolarmente aggiornata. La diffusione della disinformazione può provenire da una varietà di attori: organizzazioni criminali e statali (o soggetti sostenuti da Stati) che cercano di sfruttare la situazione di crisi per ottenere vantaggi economici o geopolitici.