a cura di Cristina Di lucente
Testimonianza di legalità
Castrovillari (CS). Non è stata “semplicemente” l’inaugurazione dei nuovi locali di un commissariato di polizia nella provincia di Cosenza quella dello scorso 23 luglio, ma il segno tangibile della presenza delle forze dell’ordine come parte integrante della comunità sul territorio. E la partecipazione del capo della Polizia Franco Gabrielli ha rafforzato il significato di questa giornata, iniziata con l’intitolazione della strada che porta alla sede rinnovata, alla memoria di Emanuela Loi. Insieme al sindaco della città calabrese, il Capo, alla presenza del presenza del prefetto di Cosenza Cinzia Guercio, del questore Giovanna Petrocca e del procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri, ha scoperto la targa dedicata alla giovane agente uccisa nell’attentato al giudice Borsellino. È stata poi la volta dell’intitolazione della sala riunioni alla memoria di Matteo Demenego e Pierluigi Rotta, i due poliziotti che hanno perso la vita durante il servizio lo scorso ottobre a Trieste. «Intitolare una strada, una sala riunioni, non è una cerimonia formale ma, per noi, rinnovare un giuramento nei valori in cui crediamo, al servizio del nostro Paese e della comunità che ci sono state affidate» ha spiegato Gabrielli nel corso del suo intervento. Il capo della Polizia si è poi soffermato sull’idea di sicurezza che ha definito un concetto complesso che non può essere attribuito a un solo soggetto istituzionale:«nel tempo abbiamo cominciato a parlare di “sicurezza integrata” e poi “partecipata” – ha proseguito – non chiediamo ai cittadini di essere eroi o di farsi giustizia da soli ma che stiano dalla nostra parte, che vedano dove è opportuno vedere, che denuncino dove è opportuno denunciare».
Nel kit di un perfetto soccorritore
Il rischio di attentati terroristici, conflitti a fuoco e uomini armati in azione è diventato purtroppo, anche negli ambienti urbani a noi più familiari, una minaccia plausibile. Una tecnica di intervento sulle emorragie massive, nei contesti extra-ospedalieri, è l’uso del tourniquet, uno strumento che può essere maneggiato da chiunque si trovi sul luogo di un evento che presenta feriti, che sia un soccorritore di professione o anche occasionale. Questo dispositivo salvavita, che si è dimostrato fondamentale nei contesti militari per fermare le ingenti fuoriuscite di sangue che potrebbero mettere a rischio la vita dei feriti, è invece poco utilizzato nella vita civile, dove tuttavia la morte per emorragia non controllata è la causa del 48% degli arresti cardiaci conseguenti a traumi. La prima scelta di intervento in questi casi è quella della compressione diretta sulla ferita, metodo tuttavia non sempre risolutivo: l’uso di un tourniquet potrebbe fa