Piero Stefanelli*

Inviati di pace

CONDIVIDI

La politica di sicurezza e difesa comune e le missioni civili dell’Unione europea

noslav 8-9-20

L’Unione europea dedica un grande impegno al tema della sicurezza in tutti quei Paesi terzi, caratterizzati da tensioni sociali e instabilità, che in modo diretto o indiretto intrattengono relazioni con l’Ue (nel suo insieme) o con gli Stati membri. Nella visione sulla sicurezza dell’Unione e dei suoi cittadini, che ormai da anni costituisce una priorità costante nell’agenda politica europea, sussiste dunque un nesso fondamentale tra la sicurezza interna Ue e quella esterna: l’obiettivo è quello di accrescerla attraverso la creazione di una cornice di stabilità nei Paesi terzi. In termini generali, si intende raggiungerlo incidendo sulle capacità delle amministrazioni locali preposte alla sicurezza, sviluppando quadri normativi avanzati, strutture di law enforcement e procedure comuni, che siano il più vicino possibile agli standard europei. Tutto ciò nell’ottica di un’attività di prevenzione delle minacce, anticipata e delocalizzata rispetto al territorio dell’Unione. Per questo l’Ue, attraverso il settore della politica di sicurezza e di difesa comune, ha adottato negli anni una serie di misure politiche che hanno portato alla realizzazione di numerose missioni e operazioni di natura militare e civile.

Quadro di riferimento
L’Ue ha avviato un percorso di riforma e rilancio delle missioni di natura civile, adottando a fine 2018 il Civilian Psdc Compact, con il quale le Istituzioni europee e gli Stati membri si sono impegnati ad accrescere le capacità e la flessibilità dello strumento civile Ue, sia in termini di risorse umane dispiegate che di rapidità di impiego (conclusioni del Consiglio dell’Ue – doc. 14305/18). Il rafforzamento della dimensione civile della Politica di sicurezza e difesa comune (Psdc, in inglese Csdp) mira a contribuire alla risposta complessiva dell’Ue alle sfide sulla sicurezza, che coinvolgono settori importanti delle competenze delle forze di polizia, quali: migrazione irregolare, terrorismo, cybercrime, radicalizzazione, crimine organizzato, gestione dei confini, sicurezza marittima. In attuazione del citato Compact, l’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza e i Servizi della Commissione europea hanno predisposto un piano d’azione congiunto (doc. 8962/19) che individua per ogni impegno le proposte di azioni concrete da intraprendere al fine di supportare gli Stati membri. In questo contesto, è stato chiesto agli Stati membri di formulare i piani nazionali di implementazione (national implementation plan). L’Italia, attraverso il ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale ha finalizzato il proprio piano lo scorso mese di ottobre, grazie anche al contributo dei dicasteri coinvolti. Le missioni civili sono infatti multisettoriali e, a livello nazionale, coinvolgono i seguenti dicasteri: Esteri, Interno, Difesa, Economia e Finanze, Giustizia e Agenzia delle dogane. Il Compact si propone anche di rilanciare il settore delle missioni della Psdc civile, ponendo parzialmente rimedio alla tendenziale riduzione, registrata negli anni scorsi, del contributo degli Stati membri in termini di risorse umane. Ciò si riflette non solo sul piano quantitativo ma anche su quello qualitativo (adattamento dei compiti, tempi di dispiegamento, addestramento specifico). Dunque gli Stati membri hanno assunto una serie di impegni, tra i quali: 

a) l’aumento del personale distaccato; 

b) la revisione dei meccanismi normativi e procedurali interni; 

c) lo sviluppo e il mantenimento delle capacità necessarie; 

d) la revisione e l’adattamento di formazione e addestramento; 

e) la formazione e la messa a disposizione di team specializzati; 

f) la creazione delle condizioni per il dispiegamento rapido; 

g) il rafforzamento della tutela dei diritti umani e delle questioni di genere.

Il programma di rafforzamento della Psdc mira altresì a maggiori collaborazioni e sinergie tra le Agenzie del settore giustizia e affari Interni (Frontex, Europol, Cepol ed Eurojust), gli Stati membri, i Paesi terzi e gli organismi internazionali (Interpol, Onu, Nato, Osce e Unione africana). Per i profili più strettamente attuativi della riforma, il dibattito è orientato sulla definizione di progetti pilota. In ambito CivComCosi (Comitato per gli aspetti civili della gestione delle crisiComitato permanente per la cooperazione operativa in materia di sicurezza interna), è stato diffuso un documento di lavoro con cui è stato presentato un “Mini-concetto” (Mini-concept) sul crimine organizzato, recante un progetto pilota per il Niger. La progettualità consiste in uno strumento di risposta efficace e mirata a specifiche tematiche di criminalità organizzata, rafforzando la cooperazione attraverso 5 principali linee operative: 

1) rafforzamento dello scambio informativo; 

2) rafforzamento della cooperazione sin dalle fasi di pianificazione di una missione; 

3) rafforzamento della cooperazione operativa; 

4) attività addestrative congiunte; 

5) definizione di ruoli e responsabilità. 

Il progetto pilota sul Niger prevede anche la creazione di due strutture di analisi: la Crime analysis support unit (Casu) e la Organized crime coordination platform (Occp).

La realizzazione degli obiettivi proposti dipende da aspetti di natura ordinamentale, giuridica, operativa e pratica. Tuttavia, vi sono forti interessi e convergenze sull’argomento e si prospetta già la replica dei mini-concetti nelle diverse missioni civili attualmente attive, nonché in quelle future. 

Una concreta opportunità
Nel contesto descritto, vi è per gli operatori della Polizia di Stato la possibilità di partecipare alle missioni internazionali dell’Ue, mettendo a disposizione la propria professionalità per vivere un’esperienza personale particolarmente qualificante. In generale, due possono essere le modalità da seguire. La prima prevede il distacco presso una delle missioni attualmente attive, dislocate in Stati del Centro-Nord Africa, Medio Oriente e Balcani. 

La seconda è relativa al futuro impiego delle squadre specializzate (specialized teams), che potranno essere sia nazionali che composte da rappresentanti di più Stati membri; in questo caso è previsto il distacco in situazioni contingenti per periodi brevi e per fini specifici sulla base di mandati semestrali.

Per prepararsi all’impiego in queste missioni è necessaria una formazione specifica in materia di missioni civili offerta da molti Istituti tra gli Stati membri Ue che organizzano corsi tematici di vari livelli (orientamento, base e avanzati) nel quadro del programma formativo dell’European security and defence college (Esdc). 

I corsi sono distribuiti nell’arco dell’anno e una panoramica di essi è reperibile sul sito web dell’Esdc (https://esdc.europa.eu/courses). Alcuni corsi su questa tematica sono stati sviluppati, inoltre, dall’Agenzia europea Cepol e, lo scorso ottobre, è stato pubblicato, dal Centro finlandese per la gestione delle situazioni di crisi (https://www.cmcfinland.fi), il manuale sul “supporto consultivo per contrastare la criminalità organizzata” (handbook on advisory support to tackling organised crime). L’elaborato, primo nel suo genere, oltre a costituire uno strumento di formazione mirata, si pone l’obiettivo di fornire una serie di raccomandazioni pratiche che possono essere implementate nella lotta alla criminalità organizzata, partendo dall’analisi sullo “stato dell’arte” in un dato contesto territoriale. Per consultare i bandi e partecipare alle procedure di selezione occorre registrarsi, attraverso la Direzione centrale per gli affari generali della Polizia di Stato, al portale “Goalkeeper” del Servizio azione esterna dell’Unione europea (come previsto dalla circolare n. 32629 del 30 novembre 2017, disponibile sul portale Doppiavela). ϖ

* vice ispettore del Servizio relazioni internazionali dell’Ufficio per il coordinamento e la pianificazione delle forze di polizia

26/08/2020