Annalisa Bucchieri
Frontiere & timbri
L’estate ci ha rimessi in movimento, nonostante le necessarie limitazioni dettate dalle misure di contenimento della pandemia. Il desiderio di andare a trovare le persone care da cui siamo stati lontani per così tanto tempo, la voglia di una vacanza, il bisogno di viaggiare per lavoro e anche la necessità fisica di spostarsi dopo la lunga stasi del lockdown hanno spinto molti a superare la paura e vincere l’assuefazione al nido casalingo. E, per chi ha potuto permetterselo, l’aereo è stato il mezzo più veloce per farlo.
Così Poliziamoderna ha voluto tastare con mano la situazione di uno degli hub più importanti d’Europa, l’aeroporto romano Leonardo da Vinci, che pur non presentando i numeri e i flussi di viaggiatori consueti, ha registrato un significativo rialzo di attività. Abbiamo documentato il lavoro degli operatori della Polizia di Frontiera di Fiumicino preposti a garantire la sicurezza ordinaria e straordinaria dell’aereoporto e in particolare effettuare le verifiche sui viaggiatori in partenza, arrivo e transito nell’area Schengen, tenendo presente il quadro, in continuo aggiornamento, dei nuovi focolai nel mondo. E visto che un terzo del traffico riguarda voli extra Ue, i controlli sono stati rafforzati. Non che la pandemia abbia fatto abbassare il livello di attenzione al rischio terroristico e al fenomeno di immigrazione irregolare. Mai come in questo periodo “mettere un timbro”, che spesso nell’immaginario collettivo rappresenta una noiosa e meccanica attività da burocrate, distante anni luce dal fascino del poliziotto operativo, corrisponde a una responsabilità di una certa portata. Significa dare a una persona la possibilità di entrare o uscire dal territorio e in questo particolare periodo vuol dire più che mai tutelare la collettività, ricostruendo gli spostamenti dei passeggeri attraverso pagine e pagine di passaporti. Inoltre l’operatore della Polizia di Stato, preposto al controllo dei documenti, deve essere in grado di comprendere rapidamente le ragioni per le quali uno straniero entra in Italia, i mezzi di sussistenza che gli consentiranno il soggiorno e verificare la sua “condizione” di ingresso.
Chi lavora in front office conosce tutte le tipologie di passaporti emessi, le normative europee e internazionali sui flussi migratori legali e illegali, i sistemi informatici ,le banche dati e, ovviamente, padroneggia la lingua inglese. Anche per mettere un timbro bisogna avere una seria competenza che rende tutti noi, con la valigia o senza, più sereni.