Federico Scotti

Un’app che ci guarda le spalle

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Parliamo dell’applicazione “Immuni” in grado di rilevare se si è venuti a contatto con persone positive al coronavirus. Un ulteriore strumento di contrasto al Covid-19

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a lotta al coronavirus, ma anche a tutte le malattie infettive, passa per lo studio della sua distribuzione in una specifica popolazione. La scienza che si occupa di tale ricerca è l’epidemiologia ed è diventata fondamentale nel comprendere i fattori di rischio di una malattia e per approntare le strategie di contenimento di un’epidemia. Fin dall’antichità l’uomo ha dovuto confrontarsi con le malattie, cercando di combatterne i sintomi e le conseguenze, ma senza approfondire le cause reali. Fino al XVI secolo, per esempio, si pensava che fosse l’aria cattiva, i miasmi, a causare alcune malattie, ma poi qualcuno suggerì l’idea che potessero essere delle piccolissime particelle invisibili all’occhio a determinare il peggioramento dello stato di salute. Queste particelle, con il progredire dei microscopi, furono alla fine identificate nell’Ottocento e piano piano si incominciò anche a studiare come questi “germi” potessero diffondersi da persona a persona. Esemplare è il caso dell’epidemia di colera del 1854 a Londra, dove l’analisi della distribuzione delle fontanelle pubbliche dell’acqua fu associata ai focolai della malattia, che probabilmente fu fortemente limitata dalla semplice rimozione delle maniglie delle fontane: il batterio del colera si era infiltrato nelle falde acquifere della città. Oggi sappiamo dell’importanza dello studio

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07/07/2020