Susanna Carraro

Cani da Covid

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dalm 7-20

Francia
Quattro supporti metallici, e su ognuno di essi un campione di sudore umano: uno dei quattro è stato prelevato dall’ascella di un malato di Covid-19. Dopo averli fiutati, Oslo, pastore belga malinois, riconosce prontamente quello appartenente alla persona malata. L’esercizio viene ripetuto più volte, con campioni disposti in ordine diverso e quattro diversi cani e il risultato è sempre sorprendente. Da settimane Dominique Grandjean, professore all’Enva (Scuola nazionale veterinaria di Alfort (Val-de-Marne) e capo servizio veterinario della Brigata pompieri di Parigi ha riunito ricercatori veterinari, squadre cinofile e pompieri per condurre un esperimento sull’identificazione del Covid-19: da anni allena i cani all’individuazione precoce di alcune patologie, come il cancro al colon o il Parkinson, con ottimi risultati e quando il coronavirus si è diffuso in Francia, ha voluto provare l’efficacia dei suoi cani. Grandjean spiega che i malati di Covid-19 hanno un odore particolare, che i cani possono captare, e lo conferma un’esperienza simile condotta ad Ajaccio, in Corsica: il risultato è esatto nel 95% dei casi. I cani non individuano il virus, ma ciò che risulta dall’azione del virus. Inoltre, il sudore non è contagioso, nessun rischio nel manipolare questi campioni, quindi nessun passaggio virale ma un marker olfattivo della malattia. Queste capacità olfattive dei cani suscit

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07/07/2020