Giulia Assogna
Correlazioni pericolose
Il Covid-19 “viaggia”grazie all’inquinamento? Ipotesi ancora da confermare. L’unica certezza è che lo smog rende fragile l’apparato cardiocircolatorio e respiratorio
È un dato di fatto: la diffusione del coronavirus Sars-Cov-2, responsabile della pandemia di Covid-19, sta mettendo a dura prova i sistemi sanitari ed economici del mondo intero e ci ha fatto prendere consapevolezza della nostra fragilità. Per combattere il virus è stato attuato un blocco globale senza precedenti. Il traffico veicolare si è ridotto drasticamente, sono diminuite le emissioni da fabbriche e industrie. Di conseguenza è calato l’inquinamento, seppur in modo eterogeneo sul pianeta. Ora è necessario capire se lo stesso inquinamento abbia giocato un ruolo nella diffusione del virus, come sostengono alcuni. E anche se la sua diminuzione, registrata durante il periodo del blocco, sia sufficiente ad annunciare un miglioramento delle condizioni atmosferiche generali. Dalle informazioni diffuse in materia sono nate numerose polemiche. Certo è che in questo momento, con l’epidemia ancora in corso, trarre conclusioni è davvero prematuro. Nella diffusione dei virus, infatti, sono coinvolti fenomeni complessi, che per essere verificati hanno bisogno di molto tempo e di un gran numero di dati, analisi e prove. Spesso, poi, si tende ad attribuire un carattere di causalità a una semplice correlazione. Non basta però che due fenomeni avvengano contemporaneamente per stabilire che uno sia stato causa o conseguenza dell’altro.
Il caso padano
Lo scorso marzo, a meno di un mese dalla dichiarazione del primo contagio avvenuto in Italia, la Società italiana di medicina ambientale (Sima), in collaborazione con l’Università di Bari e con quella di Bologna, ha reso noto un position paper, cioè uno studio non ancora pubblicato su una rivista scientifica, in cui si afferma che il particolato atmosferico potrebbe aver accelerato la diffusione del virus. Tutto sarebbe avvenuto grazie alla funzione di carrier, ovvero di vettore di trasporto, svolta dalle piccole particelle sospese, che sarebbero in grado di spostare nell’aria contaminanti chimici e biologici. Il concetto prende spunto da altri lavori precedenti, scritti a riguardo delle epidemie di Sars e Morbillo. Secondo lo studio, l’inquinamento potrebbe spiegare il rapido aumento del numero di contagi nell’area della Pianura Padana, una delle più inquinate dell’intero territorio italiano. Per arrivare a queste conclusioni, i ricercatori hanno esaminato i dati delle centraline regionali di rilevamento, pubblicati sui siti delle agenzie regionali per la protezione ambientale (Arpa), registrando il numero di episodi di superamento dei limiti atmosferici consentiti dalla legge. Hanno poi incrociato i risultati con i