La chiave del crimine

“Combattere il crimine da una scrivania” fino a poco tempo fa poteva solo sembrare una frase di scherno, quasi uno sminuire il lavoro di poliziotti che, invece di pattugliare il territorio a bordo di una volante, lavorano all’interno di un ufficio. 

Ma quando in quell’ufficio si realizza qualcosa di straordinario, capace di attirare l’attenzione del mondo legato alla tutela dell’ordine e della sicurezza, allora le cose cambiano radicalmente.

Predire il futuro è forse il più grande sogno dell’essere umano; chi di noi non vorrebbe sapere cosa accadrà domani, tra un mese o tra un anno in modo tale da poter agire in anticipo sugli eventi? Così, allo stesso modo, quanto potrebbe essere utile sapere dove, quando, come e da chi verrà consumato un crimine di qualsiasi genere esso sia? Nel 1956 uno scrittore americano, Philip Dick, aveva immaginato uno scenario del genere per il futuro nel libro “Minority Report”, in cui i poliziotti della “Precrime”, tramite un software particolare e i “precog”, persone capaci di predire eventi in via di accadimento, riuscivano ad individuare con largo anticipo chi avrebbe commesso un crimine, più o meno grave, e ad arrestarlo prima che questo venisse commesso. Il libro di Philip Dick ha anche avuto la trasposizione cinematografica di Steven Spielberg, nel 2002, con protagonista Tom Cruise.

Potrebbe sembrare, fin qui, il solito racconto di fantascienza, anzi di “fanta-polizia”, con discorsi su un futuro che potrebbe essere possibile tra un certo numero di anni, un qualcosa che farebbe tanto comodo al lavoro degli investigatori, ma che pare talmente complesso e difficile da realizzare e che, quindi, non potrà mai vedere la luce. E invece, non è così.

A Milano, da qualche anno, è attivo un progetto che assomiglia agli scenari evocati proprio da “Minority Report” . Certo i colleghi milanesi non saranno forse belli c