Fabrizio Ciprani*
No allarmismi
I migranti arrivano in buona salute anche se provati dal viaggio. A dirlo i dati ufficiali che ridimensionano i pericoli spesso diffusi dai mass media
I
l fenomeno migratorio verso l’Italia ha mostrato, negli ultimi anni, una crescita esponenziale: nel 2014 sono stati registrati più di 170mila arrivi di migranti, quattro volte quelli avvenuti nel 2013 e dodici quelli del 2012. Il trend risulta in crescita di circa il 12% nel primo semestre del corrente anno.
Questo incessante flusso migratorio, al di là delle urgenze politiche e sociali, non ultima quella di sicurezza, in rapporto alla possibile, anche se improbabile, importazione di terroristi islamici, si accompagna alla preoccupazione per l’esplosione di epidemie di malattie infettive.
In realtà, in tutti i Paesi occidentali, tali patologie continuano a rappresentare un pericolo concretamente presente, indipendente dal fenomeno migratorio, come indicano le costanti segnalazioni di epidemie di alcune malattie infettive nei nostri Paesi, in condizioni di sviluppo e di benessere di primo ordine. Il rischio di importazione di malattie infettive con gli sbarchi di massa è comunque possibile e, nel tentativo di definirne dimensioni e modalità, l’elemento di partenza è costituito dalla conoscenza della situazione sanitaria della nazione di provenienza, dove esistono condizioni di vita molto diverse da quelle dei Paesi occidentali. Basti pensare alla Siria dove, dopo quattro anni di guerra civile, le condizioni di vita sono alquanto precarie.
Teoria “migrante sano”
La “teoria del migrante sano” parte dall’osservazione che i migranti, che affrontano le incertezze ed i pericoli di un viaggio gravoso, hanno di fatto superato un processo di selezione naturale, che li ha scelti tra i più forti, escludendo quelli che, al contrario, presentano condizioni di svantaggio e malattie di base.
Tale teoria si presta ad una lettura anche in chiave psicologico-motivazionale: coloro che decidono di migrare e di provare a cambiare il loro destino sono i soggetti più ambiziosi e con maggiore iniziativa. Rappresentano sovente persone sulle quali un’intera famiglia ha investito le proprie risorse economiche con la speranza che, una volta in Europa, possano assurgere a riferimento e sostentamento.
I dati ufficiali confermano tale teoria, indicando come la stragrande maggioranza di coloro che giungono in Italia, al di là dei disagi psico-fisici cui sono stati esposti nella traversata, è in buona salute.
Questo “patrimonio di salute” può però perdersi progressivamente con le precarie condizioni in cui l’immigrato si trova poi a vivere: situazioni di povertà ed emarginazione, poca disponibilità di access