Federico Scotti*

Il bello del pieghevole

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L’ultima tecnologia degli smartphone promette uno schermo più grande ma occorre ancora valutarne l’acquisto

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e abitudini sono dure a morire. Continuiamo a chiamare “telefonini” oggetti di almeno 15 centimetri che oramai a stento stanno in una tasca dei pantaloni. I più attempati magari si ricordano anche perché: agli albori della telefonia cellulare ci fu la corsa a accorciare e assottigliare i telefoni portatili, ricordiamoci che allora servivano per telefonare, e una delle soluzioni più popolare fu quella di progettare dei prodotti richiudibili, per dimezzarne la lunghezza.

Poi arrivò Internet e i telefonini diventarono dei terminali dove visualizzare le informazioni e così gli schermi incominciarono a ingrandirsi. Erano i tempi di turbolente sperimentazioni per capire cosa potevano diventare i cellulari. Qualcuno provò a portare la televisione nel telefono (con uno schermo girevole di 90 gradi sopra i tasti), incominciarono a comparire i primi dispositivi tutto schermo per sostituire le agende. Visto che si consultavano sulla palma della mano furono chiamati “palmari”. Poi un signore a Cupertino (città degli Stati Uniti), amministratore delegato di una importante società americana produttrice di computer (quelli della mela, per intenderci) decise di rivoluzionare tutto, e così nacquero gli smartphone.

Un unico dispositivo, tutto schermo, con dentro telefono, Internet, applicazioni, mus

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10/03/2020