Cristiano Morabito
Combattere l’odio
A Roma un convegno dell’Oscad per discutere delle discriminazioni e le forme criminali con le quali si presentano
«Provare odio trasforma l’uomo in qualcosa di disumano, in ciò che in natura non dovrebbe essere. E quando una come me questo odio l’ha visto nelle azioni perpetrate nel modo più terribile che la storia ricordi, pensa solo a come si possa combattere. Perché l’odio è odio in tutte le sue forme e qualunque essere umano di buona volontà dovrebbe combatterlo. L’indifferenza è qualcosa di potente e l’ho sempre valutata più violenta della violenza stessa».
Con queste parole di Liliana Segre, la senatrice a vita scampata all’orrore del campo di concentramento di Auschwitz nel quale fu deportata a soli 13 anni si sono aperti i lavori del convegno “Le vittime dell’odio” lo scorso 21 gennaio a Roma alla Sala polivalente della Presidenza del consiglio dei ministri e organizzato dall’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori (Oscad), la struttura interforze creata 10 anni orsono all’interno della Direzione centrale della polizia criminale, presieduto dal vice capo della Polizia Vittorio Rizzi. Alla presenza del capo della Polizia, Franco Gabrielli, del ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, che nel suo discorso ha rimarcato che «Nel 2020 non è più accettabile arrivare a nascondere il proprio essere per evitare episodi di violenza» e del ministro per le Pari Opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti, moderati dal giornalista di Repubblica Paolo Berizzi, sotto scorta dal 2019 per le sue inchieste sul neofascismo, si sono alternati al tavolo dei relatori vari personaggi che ci hanno raccontato la loro storia.
Un momento di incontro importante in cui affrontare temi di discriminazione religiosa ed etnica, omo-transfobia, hate speech in Rete e disabilità. Un’intera giornata dedicata alle vittime di quei “crimini d’odio” che colpiscono categorie che vanno dalla confessione religiosa all’etnia, dai portatori di handicap al genere sessuale.
Molti gli spunti su cui riflettere, anche alla luce di notizie che creano un certo allarme, come quella che, secondo l’ultimo rapporto Eurispes, la percentuale degli Italiani che nel 2019 pensano che l’Olocausto sia solo una invenzione si attesta a più del 15%. Nel 2004 erano il 2,6%.
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Padre Ibrahim Faltas
(Parroco di Gerusalemme)
«Sono un frate francescano, egiziano, cresciuto tra i musulmani e da 30 anni vivo a Gerusalemme. La nostra missione è lì da 800 anni. Fu proprio San Francesco a recarsi dal “nemico” per chiedere di vivere in pace, consapevole che le tre religioni avrebbero potuto coesistere serenamente. 800 anni difficili (2.000 frati sono morti a causa dell’odio). Anche io ho vissuto l’odio, nel 2002 durante l’assedio della Basilica della Natività: eravamo 30 frati di 17 nazionalità diverse all’interno insieme a 200 militanti palestinesi e fuori c’era l’esercito israeliano. È durata 39 giorni. Nessuno di noi pensava che ne sarebbe uscito vivo, ma così non è stato fortunatamente, anche grazie al dialogo messo in atto da noi francescani. Da questa esperienza è