Mauro Valeri e Luca Scognamillo
Alleati balcanici
Si è tenuta a Napoli la conferenza sul contrasto alle gravi forme di criminalità nei Balcani occidentali
È stata la città partenopea a ospitare, dal 30 al 31 gennaio, capi delle Polizie e ministri dell’Interno dei Paesi balcanici occidentali e alti rappresentanti delle organizzazioni internazionali di polizia. Ad accoglierli una temperatura mite e un’organizzazione efficiente. «C’è un motivo per il quale è stata scelta questa città – sottolinea il sindaco Luigi De Magistris nel discorso di benvenuto – il suo ruolo geopolitico fondamentale e le tradizionali reti di collegamento con molte città dei Balcani». La conferenza, la cui finalità è stata quella di fare il punto sulle strategie attuate e sui risultati conseguiti nell’ambito del progetto Ipa 2 (Instrument for pre-accession assistance, Strumento di assistenza preadesione all’Ue), teso a rafforzare la cooperazione internazionale nella lotta alla criminalità e ai traffici illeciti nell’area dei Balcani occidentali, è stata moderata dal giornalista de L’Espresso Lirio Abbate. L’evento, anticipato (il giorno precedente) da incontri bilaterali tra la delegazione italiana e quelle di Albania, Bosnia Erzegovina, Kosovo, Macedonia del Nord, Montenegro e Serbia, è stato diviso in 3 sessioni: la prima di carattere politico strategico, che ha visto la partecipazione del viceministro dell’Interno Vito Crimi e dei ministri dell’Interno dei Paesi dei Balcani occidentali, la seconda di carattere tecnico operativo con il capo della Polizia Franco Gabrielli e i suoi omologhi dei Paesi balcanici e la terza con i vertici degli organismi internazionali di polizia. «Mi piace sottolineare – ha evidenziato il prefetto Gabrielli – come il modello di cooperazione dell’Italia sia apprezzato, con un rapporto con i nostri partner da pari, una modalità con la quale credo si possa costruire un percorso caratterizzato dalla fiducia. Su questi temi abbiamo l’umiltà e la consapevolezza di non essere più bravi degli altri per una presunta superiorità, ma perché alcuni fenomeni li abbiamo conosciuti, combattuti e li stiamo combattendo; abbiamo una legislazione che si è formata nel tempo, strutture di polizia che si sono affinate nel contrasto, e quindi, in questo senso, siamo portatori di un sapere e di un’esperienza che vogliamo condividere. Vorrei che i nostri cittadini italiani ed europei comprendessero il messaggio che, favorire la crescita degli standard di sicurezza dei Paesi che rivendicano la possibilità di far parte dell’Unione europea, è una forma di investimento, perché rafforzare la loro sicurezza significa rafforzare ancha la nostra». La parola passa al segretario generale dell’Interpol Jurgen Stock: «L’Interpol è interessata a far crollare le barriere tra le forze di polizia costruendo ponti per collegare tutti i Paesi del mondo. La Regione balcanica fa parte della nostra rete globale e da qui sono state operate più di 300 milioni di interrogazioni ai database di Interpol delle quali un terzo erano mirate ad acquisire dati relativi all’Europa mentre le altre erano relative a Paesi africani e asiatici. Questo ci fa capire quanto sia interconnesso e globale il lavoro degli investigatori per far fronte alle sfide lanciate dalla criminalità. Voglio dire ai cittadini del mondo che la cooperazione internazionale di polizia può avere successo, possiamo smantellare le reti del crimine internazionale, non solo quelle che operano sulle nostre strade ma anche quelle che le controllano».
Il dibattito viene poi esteso agli studenti universitari in platea che hanno l’opportunità di porre alcune domande ai relatori. Al prefetto Gabrielli viene chiesto di spiegare il significato dello slogan della conferenza, Our goal is your security. «Se per goal intendiamo obiettivo – precisa il capo della Polizia – allora significa che l’obiettivo delle forze di polizia dei diversi Paesi è quello di garantire la sicurezza dei cittadini, se invece diamo a goal il significato di traguardo, dobbiamo considerare che il progetto Ipa 2 mira a supportare il processo di adesione di alcuni Paesi all’Unione europea. In questo secondo caso, quindi, lo slogan è rivolto a noi da questi Paesi che ci dicono che il raggiungimento di tale traguardo costituirebbe il rafforzamento della nostra sicurezza».
Alle sue parole seguono quelle del direttore esecutivo di Europol Catherine De Bolle: «Contiamo sull’Italia e sulla sua polizia per aiutarci a convincere il resto dell’Unione europea che la questione del crimine organizzato, della Mafia e della ‘Ndrangheta, sia ancora irrisolta e dobbiamo spiegare qual è il peso di queste organizzazioni nel nostro continente. Abbiamo combattuto contro il terrorismo ma non abbiamo investito abbastanza nella lotta al crimine organizzato. La collaborazione coi Paesi dei Balcani occidentali è importante e con la maggior parte di questi abbiamo ottimi rapporti nella lotta al traffico di armi, di esseri umani e di sostanze stupefacenti. Penso però che possiamo andare oltre. Abbiamo già accordi operativi con la maggior parte di essi, con l’eccezione del Kosovo con il quale stiamo intraprendendo passi in tale direzione. Abbiamo anche ufficiali di collegamento di tutti i Paesi menzionati nel nostro quartier generale a l’Aia. Un altro utile strumento è la Rete per lo scambio di informazioni a livello bilaterale tra i Paesi Ue, gli Stati terzi coi quali abbiamo stipulato un accordo e i Paesi dei Balcani occidentali. Questo strumento collega già più di 1.500 agenzie di pubblica sicurezza. La via da seguire è quindi quella di lavorare insieme, cooperare e sfruttare al meglio gli strumenti disponibili».
Arriva il momento delle premiazioni, destinate ai rappresentanti delle forze dell’ordine italiane e dei Paesi membri dell’Ipa che si sono distinti per l’impegno profuso alla lotta alla criminalità. Ognuno di loro viene premiato con un’opera realizzata dall’artista partenopeo Lello Esposito, consegnata da un personalità di vertice della conferenza. Per la Polizia di Stato viene premiato dal segretario generale dell’Interpol il sovrintendente Nicola Barbato, ferito a Napoli durante un conflitto a fuoco con esponenti della Camorra. Si passa poi alla premiazione dell’agente scelto Matteo Demenego e dell’agente Pierluigi Rotta, i poliziotti rimasti uccisi nella triste vicenda della questura di Trieste. A consegnare il premio ai familiari presenti è Vito Crimi. Per l’agente Rotta ritirano il premio la sorella Giuseppina e il papà, Pasquale, che con la voce rotta dall’emozione dice: «Investite per avere più informazioni tra le Nazioni, se ci fossero più informazioni certe cose non succederebbero». L’applauso che segue dura minuti e le sue parole vengono riprese dal capo della Polizia che aggiunge: «Queste parole sono il grido di un padre che ha perso il figlio. Una delle possibili cause di questo tipo di tragedie è la mancata internazionalizzazione di un provvedimento di cattura, e allora la condivisione delle informazioni e dei provvedimenti non sono parole astratte ma sono vita, sono sangue, sono carne».
Poiché l’evento è dedicato alla sicurezza di tutti i cittadini, in Piazza del Plebiscito, il 31 gennaio, si è esibita la Banda della Polizia di Stato e sono stati allestiti stand nei quali erano presenti i mezzi e venivano esposte le diverse attività del Dipartimento della pubblica sicurezza.
____________________________________________________________________
Un rapporto speciale
Il Kosovo vive una particolare condizione nell’ambito dei rapporti internazionali di polizia non essendo membro di Interpol, Europol, Frontex ed Eurojust. Questa situazione deriva dal mancato riconoscimento dello Stato kosovaro da parte di alcuni Paesi e il rischio è che rappresenti, come sottolineato da ministro dell’Interno Ekrem Mustafa durante l’incontro bilaterale con la nostra delegazione, il «buco nero della sicurezza nei Balcani». L’opera di Ipa 2 si è dimostrata essenziale per questo Paese, permettendogli di poter cooperare più agevolmente coi partner internazionali. Funzionari della polizia kosovara verranno addestrati presso la Scuola internazionale di Caserta nel contrasto alla criminalità organizzata: supporto particolarmente apprezzato quello italiano tanto che il ministro kosovaro ha chiesto che nella loro Accademia di sicurezza venga inviato un rappresentante delle nostre forze dell’ordine per contribuire alla formazione tecnico internazionale dei nuovi addetti alla sicurezza.
Al capo della Polizia, Rashit Qalaj, abbiamo posto alcune domande.
Non essendo membri delle principali organizzazioni internazionali di polizia, come riuscite a sviluppare indagini transnazionali?
Per noi è veramente una situazione difficile ma cerchiamo di sopperire a questa mancanza con accordi bilaterali e di cooperazione internazionale di polizia.
Come giudica il flusso informativo di dati con le forze dell’ordine italiane?
Con l’Italia abbiamo un’ottima collaborazione relativa allo scambio di informazioni. Abbiamo creato all’interno della polizia l’Ufficio di cooperazione internazionale che collabora anche con l’ufficio italiano dell’Interpol; inoltre nell’ambasciata italiana in Kosovo c’è un ufficiale di collegamento col quale la collaborazione è davvero ottima.
In quante indagini avete cooperato con l’Italia?
Finora abbiamo collaborato con le vostre forze di polizia in 43 casi e abbiamo proceduto a una estradizione dal Kosovo verso il vostro Paese.
State negoziando nuovi accordi?
Si, con Europol e poi vorremmo anche formulare intese con Frontex. Chiediamo all’Italia di essere al nostro fianco.
Dopo la breve intervista il capo della polizia kosovara consegna a Gennaro Capoluongo, project leader di Ipa 2, una targa che esprime l’apprezzamento per l’opera svolta.
____________________________________________________________________
Cooperazione operativa
Albania
Fast unit: il progetto Ipa 2 ha, sin dall’inizio, supportato le procedure per l’istituzione di una Fast unit (Fugitive active search team) in Albania. Sulla base dell’analisi effettuata dal Servizio centrale operativo e dal collaterale albanese, sono stati individuati i latitanti albanesi ritenuti maggiormente pericolosi. L’Unità è incardinata all’interno della Direzione della polizia criminale albanese.
Gruppo trilaterale Skanderbeg: finalizzato allo scambio di informazioni, all’individuazione di strategie comuni e al rafforzamento di collaborazioni investigative nel contrasto al terrorismo, attualizzando lo scenario sui foreign fighters nell’Area balcanica ed evidenziando eventuali connessioni con la criminalità organizzata, il gruppo è composto dai direttori dell’antiterrorismo di Kosovo, Albania e Italia.
Sea gate: l’iniziativa scaturisce dalla necessità di fornire una risposta concreta ai sempre più frequenti traffici illeciti che vengono perpetrati nel Mare Adriatico, rafforzando la cooperazione a livello operativo di tutte le forze di polizia impegnate nella lotta ai traffici illeciti creando un’unica centrale operativa capace di assicurare, in tempo reale, lo scambio di informazioni sensibili e coordinare le attività preventive e repressive.
Bosnia Erzegovina
Operazioni di rilievo: tra le operazioni più importanti contro la criminalità organizzata alle quali Ipa 2 ha fornito supporto vi è quella condotta su un articolato gruppo criminale a carattere transnazionale dedito alla fabbricazione illegale e al traffico internazionale di armi e sostanze esplosive dalla Bosnia ed Erzegovina, territorio al cui interno sono presenti milioni di armi eredità degli scontri bellici degli anni Novanta, verso la Slovenia e diversi Paesi dell’Unione europea. Va anche menzionata l’operazione River che ha visto lavorare insieme poliziotti croati, bosniaci ed Europol per smantellare una rete criminale dedita al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e traffico di esseri umani, dall’area balcanica verso i Paesi dell’Ue.
Kosovo
Foreign fighters: il Kosovo è stato colpito in modo profondo dalla radicalizzazione con circa 335 cittadini kosovari (256 uomini, 52 donne, 47 bambini) combattenti attivi nelle zone di conflitto in Medio Oriente e Siria. I numeri però sono calati drasticamente anche grazie al sistema legale vigente in materia di terrorismo che persegue i foreign fighters e che è ora in linea con gli standard dell’Unione europea.
Operazione Siria: messa in atto lo scorso aprile ha permesso di rimpatriare 100 cittadini kosovari presenti nelle zone di conflitto, di cui 4 uomini, 32 donne e 74 bambini. I foreign fighters e i loro familiari, una volta rientrati in territorio kosovaro, vengono accolti presso una struttura apposita dove ricevono assistenza medica e psicologica.
Macedonia del Nord
Centro nazionale di coordinamento per la lotta alla criminalità organizzata: ha lo scopo di riunire tutte le Istituzioni impegnate nella prevenzione e repressione della criminalità organizzata al fine di favorirne il necessario coordinamento, soprattutto attraverso un’immediata condivisione delle informazioni e dei dati, che diversamente (mancando un database comune) avviene su richiesta scritta. Il Centro si trova presso il Dipartimento per la lotta al crimine organizzato del ministero dell’Interno.
Operazioni di rilievo: molte le indagini internazionali realizzate dalla polizia macedone, da Lovec, che si è conclusa con l’arresto di 50 persone e il sequestro di droga, armi e contanti, a quella denominata Colibrì tesa allo smantellamento di una ramificato gruppo criminale internazionale composto da cittadini macedoni, spagnoli e colombiani coinvolti nell’organizzazione dei trasporti di enormi quantità di cocaina dalla Colombia alla Spagna. L’operazione ha portato al sequestro di ben 700 kg di cocaina.
Montenegro
Operazione Stolen boat: il Montenegro ha ottenuto il supporto del progetto Ipa 2 per l’organizzazione di riunioni di coordinamento durante l’attuazione pratica dell’operazione Stolen boat, nelle aree costiere del Montenegro. Il progetto ha contribuito all’innalzamento dell’efficienza dello scambio di dati e di informazioni tra le rispettive unità di polizia a livello internazionale per il controllo di sospetti e l’identificazione di beni oggetto di furto (yacht e imbarcazioni per lo sport e il diporto) nelle acque del Mare Adriatico. Durante le fasi operative seguite sono state controllate 388 navi e sequestrati beni dal valore superiore al milione di euro.
Risoluzione di 4 casi di omicidio: i rappresentanti della Polizia criminale montenegrina, serba e bosniaca si sono incontrati a Zlatibor (Serbia) per approfondire indagini afferenti a casi di omicidio perpetrati da gruppi criminali. Lo scopo del meeting operativo è stato quello di realizzare un più rapido ed efficace scambio di informazioni e creare le basi operative per avviare la ricerca dei criminali. La direzione della polizia montenegrina ha così potuto assicurare alla giustizia i responsabili di 4 omicidi.
Serbia
Banche dati: nell’ambito della strategia adottata da Ipa 2, il ministero dell’Interno italiano, per garantire il corretto utilizzo degli strumenti tecnici esistenti, dei canali di comunicazione e dei flussi di lavoro ha inviato a un incontro, a Belgrado, alcuni ingegneri della Polizia di Stato esperti nella gestione delle reti informatiche di polizia, al fine di valutare l’interoperabilità dei dati con i sistemi Ue, Interpol e Europol e la tecnologia già presente.
Indagine Vukotic: la Fast unit serba ha incontrato le corrispettive tedesche e svizzere e i componenti dell’unità antidroga della polizia greca al fine di condividere importanti informazioni e presentare prove a carico di Jovan Vukotic, latitante internazionale noto per essere uno dei capi del gruppo criminale Skaliari. Il latitante è stato arrestato ed estradato in Serbia per scontare la sua pena.