Susanna Carraro

A misura di bambino

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FRANCIA
Sembra la sala di un giardino d’infanzia: un morbido tappeto a terra per giocare, gli eroi di Walt Disney alle pareti color pastello, una scrivania di vetro poco intrusiva. Un ambiento protetto e accogliente, a misura di bambino, niente viavai di poliziotti, niente telefono, né computer, né blocco per gli appunti: per interrogare una vittima di violenze in tenera età sono molte le precauzioni da osservare, in parte diverse rispetto all’audizione di un adulto. Nel 90% dei casi i bambini vittime di violenze sono protagonisti di fatti accaduti nell’ambiente familiare, ciò significa che conoscono perfettamente l’autore delle violenze, spesso gli vogliono bene. Occorre tranquillità, tempo, attenzione perché il piccolo ritrovi fiducia e sia pronto a confessare segreti tanto pesanti. Al di là di uno specchio unidirezionale si svolge il lavoro investigativo necessario al procedimento: mediante un auricolare, un secondo ufficiale suggerisce eventuali domande, orienta la videocamera per cogliere ogni espressione corporea del bambino, ogni incertezza o moto di nervosismo, per interpretare la dinamica dei fatti. C’è la casa delle bambole, per indicare più facilmente dove tutto è successo, perché a volte un bambino può non trovare le parole; e bambole di pezza “sessuate”, per spiegare l’indicibile e mostrare le parti del corpo eventualmente aggredite. È la
Sala Mélanie, dal nome della prima bambina ascol

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03/12/2019