Federico Scotti*

Siamo una specie di sognatori

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Grazie alle nuove tecnologie le carte geografiche ritrovano il ruolo predominante che hanno ricoperto nel corso della storia

clickbit 11/19

Probabilmente la nostra forza è stata quella di immaginare le cose prima di realizzarle. La capacità di progettare e pianificare le attività ha sviluppato una delle caratteristiche uniche della nostra specie, il linguaggio. Una volta messo un freno all’istinto, tratto distintivo degli animali, abbiamo incominciato a imparare nuove cose attraverso il racconto fatto da chi quelle cose le aveva già sperimentate. 

Avevamo sempre la naturale tendenza a cercare il cibo per sfamarci, a fuggire i predatori e a proteggere i nostri piccoli per garantirci il futuro, ma non dovevamo più dipendere da qualcuno che ci facesse vedere dov’era la fonte d’acqua. Questa informazione poteva essere raccontata. O meglio: disegnata. 

Le prime mappe della storia umana, probabilmente sono nate così, dei segni sulla terra florida dell’Africa agli albori della nostra civiltà. Dei segni abbozzati, primitivi e rudimentali, ma a tutti gli effetti uguali a quelli che usiamo oggi sulle nostre cartine geografiche. Ci hanno insegnato fin dalle elementari che le mappe sono rappresentazioni semplificate dello spazio. Approssimate, perché sono una rappresentazione piana di una superfice sferica; ridotte nelle dimensioni ma in scala rispetto a quello che rappresentano; e simboliche, cioè usano simboli riconosciuti per gli oggetti più rilevanti degli spazi da rappresentare. Qu

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08/11/2019