Gianpaolo Trevisi*

La bellezza della cultura

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È ormai da diverso tempo che la situazione politica della Libia si è stabilizzata e i nuovi governanti hanno dimostrato di avere sotto controllo tutto il Paese.

Hanno chiesto, comunque, aiuto alla Comunità Europea su diversi fronti e per la difficile situazione, relativa alle partenze di immigrati dalle loro coste diretti in Italia, hanno chiesto sin da subito di poter organizzare pattuglie miste tra poliziotti italiani e libici e di far arrivare nel loro territorio uomini capaci di formare i loro uomini in divisa nel migliore dei modi. Per questo motivo, più di 80 donne e uomini della Polizia di Stato sono partiti per la Libia già da più di 6 mesi e per almeno altri 6 resteranno su quei territori, perché la collaborazione tra Italia e Libia sta funzionando molto bene e sta dando ottimi risultati su vari fronti. Sono stati, inoltre, inviati mezzi di ogni tipo e altri ne arriveranno e alcuni di essi, semplicemente riverniciati di un altro colore, resteranno in Libia, anche conclusa la missione. Il numero dei “viaggi della morte”, la cui diminuzione era uno dei principali obiettivi della missione, a dir la verità, deve ancora calare e, nonostante i grandi sforzi, sono ancora diverse le imbarcazioni di fortuna, cariche di vita e di illusioni, che partono da spiagge sempre più isolate.

Del resto, nessuno si aspettava miracoli e tutti sanno che ci vorrà molto tempo per fermare completamente gli sbarchi con le relative partenze, perché non si tratta solo di bloccare i migranti sulle coste, per rinchiuderli in campi, ma di andare verso l’interno del Paese; si tratta di capire, di sgominare organizzazioni, insomma, in qualche modo di cambiare il corso della storia.

La cosa più complicata, comunque, per il momento, è quella di formare i poliziotti li-bici nel migliore dei modi; bisogna, certo, insegnare loro nuove tecniche operative, capaci di farli lavorare in modo molto diverso da prima, ma è necessario anche fargli cambiare il modo di pensare.

Per questo motivo, due giorni fa, a bordo di un’ulteriore motovedetta della Polizia, salpata per la Libia dall’Italia, sono stati caricati anche numerosi scatoloni, con dentro decine e decine di riviste di Poliziamoderna; l’idea, infatti, venuta in mente ai responsabili della missione, è quella di far conoscere alla Polizia libica la rivista ufficiale della Polizia italiana, perché seguendo la stessa strada, possa essere pubblicato anche da loro un mensile molto simile, capace di formare i lettori libici in uniforme e di far nascere in loro un nuovo spirito di corpo e nuove consapevolezze.

La potente motovedetta è stata caricata sino al limite massimo, dovendo far arrivare ai colleghi diverso materiale e, per questo motivo, gli scatoloni, con dentro le riviste, sono stati stivati a poppa, ma all’aperto e legati tra loro con delle cime. La motovedetta è salpata, anche se le previsioni non erano delle migliori e anche se si sapeva che il mare sarebbe stato molto mosso. «Queste nostre imbarcazioni non temono nessun tipo di mare e sanno anche volare, con me al comando!».  Così ha detto, sorridendo, il comandante, poco prima di partire, al suo equipaggio e alla Sala operativa e nessuno ha avuto il coraggio di contraddirlo. Ieri, però, arrivate la sera e poi la notte, quando ormai non si vedeva più nessuna costa all’orizzonte, il mare ha iniziato a trasformarsi; più buio circondava la motovedetta e più alte erano le onde, così alte che sembravano palazzi d’acqua, decisi a lasciare le proprie fondamenta.  La motovedetta della Polizia, proprio come preannunciato dal comandante, volava davvero dalla cima di un’onda a un’altra, non toccando neanche il mare.

Ad un certo punto, però, è arrivata un’onda talmente potente che ha rigirato sottosopra per diverse volte la motovedetta, che pareva una trottola impazzita, ma che nonostante questo ha ripreso a volare sulle acque come se niente fosse successo. Gli uomini dell’equipaggio, anche quelli che erano fuori dalla cabina, essendosi legati, sono riusciti a salvarsi, ma gli scatoloni con dentro le riviste sono caduti in acqua e probabilmente, visto il peso, sono andati a fondo in pochi secondi. Negli stessi istanti, dall’altra parte del mare, perché nonostante si faccia fatica a spiegarlo ai più piccoli, anche i mari hanno i confini, c’era un gommone con dentro bambini, donne e uomini più scuri della notte. La notte precedente, con il mare calmo, in mezzo a tutto quel nero, si erano visti i denti bianchi di qualche sorriso stanco, ma tra quelle onde grandi come l’Africa, tutti stavano con le bocche chiuse e se qualcuno le apriva era solo per pregare. Tra tutta quell’acqua, il gommone pareva un guscio di noce e le 100, 150, forse 200 persone a bordo neanche si vedevano; si stringevano forte gli uni agli altri e gli abbracci più forti erano per i bambini che, impauriti, strillavano e più il mare sentiva le loro urla e più si alzava, per poi non abbassarsi più. Il bambino più piccolo, 3, forse 4 mesi, all’improvviso, è scivolato dalle braccia della madre; è caduto in acqua, si è perso e in quel momento il mare ha lanciato verso il cielo la sua onda più grande: il gommone per un istante è andato oltre le nuvole e, poi, sporco di stelle, è tornato sull’acqua, ma rovesciato. Tutti, con o senza salvagente, con o senza fiato, capaci di nuotare o no, si sono ritrovati in mezzo al nulla. Per pochi secondi sono rimasti uniti gli uni agli altri, come in un girotondo, ma le mani bagnate, stanche e impaurite non sono state capaci di stringere più altre mani e tutti si sono dispersi in un rettangolo di mare troppo grande per lasciare speranze.

Dopo circa un’ora, per fortuna, insieme al sole, all’orizzonte, è spuntato un mercan-tile italiano, che ha tratto in salvo molti superstiti; sono stati presi in braccio o sdraiati sulle barelle, perché sembravano stracci inzuppati d’acqua e di lacrime e non avevano la forza neanche di parlare.

Secondo quanto raccontato dall’unico capace di dire qualche parola in italiano, all’appello mancavano tutti i bambini, più di 30 e 3, forse 4 donne.

Lo stesso mercantile e altre navi ed elicotteri e aerei hanno proseguito le ricerche, ma dei piccoli dispersi nessuna traccia. Al termine della mattinata, tutti hanno perso le speranze, perché si trattava di bambini e perché si era così lontano dalle coste che neanche un nuotatore professionista le avrebbe mai potute raggiungere a nuoto. Le ricerche sono continuate, ma solo quelle dei sommozzatori, quelle sotto l’acqua, con la speranza di trovare almeno qualche piccolo corpo, davanti al quale far piangere le loro mamme e i loro papà.

È passata un’altra intera giornata e sino alle prime ore dell’alba di oggi nessun corpo è stato ritrovato e così si è deciso di sospendere definitivamente qualunque tipo di ricerche.

Sono in molti a sperare che qualche onda benevola possa avere pietà davanti alla morte e possa restituire alla Terra ciò che ormai è già del cielo e sono solo un ragazzo e una ragazza, invece, che si accorgono che qualcosa di incredibile sta succedendo davanti a loro. Stavano facendo l’amore sotto la luce del tramonto, ma sospendono baci e sguardi, quando vedono che dal mare stanno arrivando circa 30 bambini e 3, forse 4 donne con un’enorme pancia tonda.

Non si rendono conto subito di come riescano ad avanzare, praticamente appoggiati sull’acqua e solo quando tutti insieme raggiungono la spiaggia, si accorgono che erano sdraiati o seduti sopra pagine di carta. I 30 bambini e le 3, forse 4 donne con un’altra anima dentro la pancia, raccolgono le pagine e, come fossero lenzuola, le piegano per bene e le distendono dove la sabbia è asciutta. Il ragazzo e la ragazza, senza dire una parola, si avvicinano e scoprono che le pagine sono di una copia del primo numero della rivista Poliziamoderna, pubblicata nel 1949. Magia, pensano, forse follia e non sanno che proprio in quello stesso anno molte donne in cinta e decine e decine di bambini italiani raggiunsero le coste degli Stati Uniti, appoggiati sulle pagine di libri e riviste e volumi. Qualcuno racconta, ad esempio, che un bambino di una sola settimana di vita arrivò via mare, davanti alla Statua della libertà, accoccolato, quasi abbracciato dalle pagine del libro “Don Chisciotte della Mancia”.

Ora, come allora e come nel futuro, tra tante chiacchiere, grida, accordi, riunioni, scissioni e decisioni di “Grandi” o presunti tali, sono, sono state e saranno delle semplici pagine, rese più leggere dalla magia delle parole, a far sopravvivere e a far sognare bambine, bambini e vite in miniatura.

 

 

*Direttore della Scuola allievi agenti di polizia di Peschiera del Garda (VR). È autore di diversi racconti su temi di scottante impegno sociale. Il suo ultimo libro si intitola  “L’amore che non è” da cui è stato tratto uno spettacolo teatrale

24/10/2019