Maurizio Costanzo*

Immagini di polizia

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70° Maurizio Costanzo 01

Era il 1949 quando usciva per la prima volta Poliziamoderna, la rivista ufficiale della Polizia di Stato. Oggi sono trascorsi 70 anni da quella nascita ma le pagine del periodico in questo lungo arco di anni testimoniano l’intento costante di avvicinare gli operatori della sicurezza alla mentalità e ai costumi dei cittadini, registrando i mutamenti di un Paese in crescita dopo le distruzioni della guerra.

Così fin dalle primissime edizioni, la rivista, con i suoi puntuali approfondimenti su questioni culturali, di salute e sociali si è proposta come uno strumento utile a interpretare i tumultuosi cambiamenti della società. Anche laddove si è trovata ad affrontate tematiche più “leggere”, vi è stata la capacità di trasformarle in punti di riflessione. 

Dai primi Anni ‘50, la rivista, si è dedicata, fra le altre cose, allo spettacolo teatrale, televisivo e cinematografico, ponendo l’accento sulla funzione formativa delle varie forme di rappresentazione. Tutto ebbe inizio con puntuali recensioni sui principali film in uscita, sia italiani che internazionali, con lo scopo di mettere in evidenza il messaggio che intendevano trasmettere alla collettività.

All’inizio degli Anni ‘60, attraverso lo scenario televisivo ci si accorse delle grandi novità già affermatesi nel Paese e del modo diverso e più vicino al sentimento dei cittadini di intendere l’azione di una sua istituzione fondamentale come la polizia. Il piccolo schermo sta entrando nelle case di tutti gli italiani e cambia il modo di descrivere l’operato della polizia in tv: si passa dal mondo investigativo di Maigret e di Nero Wolfe, basato soprattutto sulle deduzioni logiche, all’azione. 

Nel 1967, approda sullo schermo Il Triangolo Rosso: è l’esordio della polizia nel mondo televisivo con protagonista la Stradale. Un serial poliziesco i cui protagonisti principali sono un tenente e due brigadieri della specialità su “due ruote”. Rispetto agli sceneggiati del passato, si sta meno tempo seduti dietro una scrivania a valutare gli indizi trovati sulla scena del crimine dando maggior rilievo alla velocità con cui si opera. La Stradale farà da “intermediario” in una realtà italiana ancora prevalentemente agricola e che tende a osservare poco i codici della strada. 

Intanto arrivano gli anni pesanti della mafia e il coraggio della polizia entra nelle case di tutti gli italiani grazie a La Piovra, la serie televisiva di maggiore successo degli Anni ‘80. Ricordiamo tutti, l’interpretazione dell’attore Michele Placido, nella parte del commissario Corrado Cattani. Fu proprio in un’intervista rilasciata a Poliziamoderna, nel 1988, che l’attore, dichiarò di essere stato particolarmente affascinato dal personaggio del commissario in quanto, lui stesso da giovane, era stato arruolato nella polizia per svolgere il servizio di leva e di essere stato assegnato ad un reparto specializzato. Probabilmente il fatto di aver indossato realmente, anche se per un breve periodo, la divisa del poliziotto, ha facilitato l’immedesimazione di Placido, proponendo l’immagine di un paladino della giustizia coraggioso ma anche dotato di alto senso del dovere. Rappresenterà il primo esempio di opera televisiva contro la Mafia, che caratterizzò proprio quel perido con la cruenta ascesa dei “corleonesi”, divenendo un forte riferimento simbolico per per la cultura antimafia.

Siamo già negli Anni 2000, e la rivista, in occasione di una speciale Festa della polizia, riesce a intervistare un grande scrittore di gialli, ahimè scomparso da poco tempo: Andrea Camilleri. Ancora una volta, Poliziamoderna, riesce a “rubare” alcune confessioni da parte dello scrittore dalle quali si capisce bene il suo modo di intendere la figura del poliziotto. Sostiene Camilleri, che il suo pensiero è stato totalmente incarnato nel “suo” personaggio del commissario Salvo Montalbano: «un uomo forse a volte scorbutico, severo ma con una grande umanità, senso di lealtà e rispetto delle regole, amore della tradizione e di apertura verso gli altri, che riesce ad incarnare l’idea di Stato retto, onesto, forte e portatore di valori e di sicurezza». 

Accanto al panorama di questo filone di polizieschi con una tipologia umana positiva, da imitare, è andata crescendo un altrettanto copiosa produzione dove si è corso il rischio che adessere osannati fossero i criminali. Poliziamoderna non ha ignorato l’attualità del fenomeno e ha voluto affrontare anche il tema tanto delicato della possibile familiarizzazione e affezione dei personaggi criminali, da parte soprattutto dei giovanissimi. Lo ha fatto, nel tempo, raccogliendo testimonianze non solo di attori, che si sono trovati a impersonare personaggi “cattivi”, ma, anche, con una sistematica analisi e riflessiond di giornalisti e produttori. 

Ebbene, pur consapevoli di questi rischi, si è cercato di non perdere il risvolto realistico di questi film che mettono a nudo gli aspetti crudeli del mondo criminale. Con tale attenzione critica si sono, poi, voluti rovesciare gli stereotipi della presunta dignità del mondo malavitoso dimostrandone falso il valore portante: il malinteso senso dell’onore che fa sentir grandi uccidere per un “regolamento di conti” e, invece, disprezza la vita e banalizza la morte. No, non sono vite felici quelle esibite dai criminali né vite da emulare; i veri eroi sono quelli che lottano quotidianamente contro il crimine, scegliendo la strada più difficile e consapevole dell’onestà e della legalità, una realtà positiva che Polziamoderna ha voluto raccontare durante questi 70 anni.

*giornalista, esperto di comunicazione

24/10/2019