Marino Bartoletti*

Quello spirito che unisce il poliziotto e l'atleta

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70° Marino Bartoletti 01

In fondo un poliziotto e un atleta fanno le stesse cose. Si preparano (si allenano) con scrupolo e spirito di sacrificio per essere pronti al meglio nel momento della prestazione richiesta. Si battono con lealtà persino contro chi si ostina a non rispettare le regole. Sanno perfettamente che anche se sono dei grandi “solisti” alla fine quella che vince deve essere sempre la “squadra” a cui appartengono. Inseguono certamente una vittoria: con la coscienza, però, che non deve mai essere fine a se stessa, ma lo stimolo per conseguirne ancora un’altra. 

Ed ecco allora che un atleta-poliziotto è come la fusione fra due “identità” (etica e pratica) assolutamente simili. Dove il filo cremisi che nobilita l’uniforme, esplode per intero nei colori della divisa di gara. Per poi trasformarsi spesso in quel meraviglioso azzurro che tutti affratella.

Le Fiamme oro, parlando solo di Olimpiadi (metro non banale per misurare la storia), dall’anno della loro creazione hanno vinto più del 18% delle medaglie complessive conquistate dall’Italia e più del 20% di quelle d’oro. 

Una fusione naturale. Che diventa straordinaria quando si passa dai numeri ai nomi: dalle statistiche ai contenuti. La prima medaglia d’oro olimpica delle Fiamme oro si chiama Livio Berruti – anzi la guardia di ps Livio Berruti – il primo europeo in assoluto (il secondo fu e resta Pietro Mennea) e uno dei primi atleti non di colore a trionfare nei 200 metri piani: terreno di quasi inviolabile conquista dei velocisti afroamericani. Alle Olimpiadi di Roma nel 1960 fra la semifinale e la finale (nelle quali corse eguagliando due volte il record mondiale), mentre i suoi rivali si maceravano nell’attesa, si “preparò” studiando serenamente l’esame di chimica che avrebbe dovuto sostenere a Giochi finiti (e dominati). Sui blocchi di partenza della finale, andò a dare la mano sorridendo a tutti gli avversari, cominciando, probabilmente, a batterli così. Se un poliziotto deve essere serio, preparato, disponibile, vicino “agli altri”, cordiale, eppure conscio del compito che lo aspetta, Livio Berruti era un poliziotto perfetto!

I nomi, si diceva, parlano più dei numeri. Pensate: se Livio Berruti è stato il primo poliziotto a vincere una medaglia d’oro alle Olimpiadi, ricordate come si chiama l’ultimo a essere salito sul gradino più alto dei Giochi? Si chiama Gregorio Paltrinieri, agente scelto e ragazzo fantastico: anche lui interprete impeccabile – con la sua amabilità, col suo sorriso, con la sua sensibilità e naturalmente con la sua determinazione – della duplice anima che porta con tanto orgoglio sotto la sua tuta con la scritta “Fiamme oro”. Parlargli e arricchirsi è la stessa cosa: vederlo all’opera e ammirarlo è la conseguenza naturale di chi sa capire cosa significhi, quando si crede veramente in qualcosa, la leggerezza del sacrifico.

E poi le donne… se c’è un Corpo in Italia, fra quelli che tutelano la nostra sicurezza, in cui la parità dei sessi è stata raggiunta prima coi fatti e poi con le statistiche e le parole, questo è la Polizia di Stato. E proprio è sembrata quasi una “proprietà” della nostra Polizia di Stato, a un certo punto della storia dei Giochi, una delle discipline olimpiche più nobili, quella che più di tutto ha portato lustro all’Italia sul piano dei risultati: la scherma (peraltro già presidiata ai livelli più alti anche dai colleghi maschi). I nomi, fra gli altri, di Valentina Vezzali e di Elisa Di Francisca, oltre che evocativi di messaggi sportivi ineguagliabili, sono anche la sintesi di vite impeccabili, nelle quali hanno trovato posto con la stessa naturalezza talento e femminilità, in una sintesi tutta italiana (e tutta targata Polizia di Stato) di saper essere allo stesso tempo professioniste e mamme. 

Purtroppo fare quattro o cinque nomi significa trascurarne migliaia: parlare di tre soli sport – seppur esemplificativi – significa non rendere il dovuto merito ad altre decine e decine di discipline, tutte patrimonio della storia delle Fiamme oro. 

Quale altra squadra sa correre, nuotare, sciare, combattere, remare, pedalare, all’occorrenza sparare come questa? E se servisse saper andare veloci anche in moto, chiedere… a Loris Capirossi, tre volte campione del mondo, agente di scorta della polizia stradale al Giro d’Italia. Insomma, siamo circondati! Dalla serietà, dalla professionalità, dall’impegno e dalla voglia di vincere. Perché, soprattutto se d’oro, una fiamma è sempre destinata ad alzarsi verso il cielo!

*giornalista  e conduttore televisivo

24/10/2019